Distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 22 marzo 2024, col titolo originale Ghostbusters – Frozen Empire, mentre in quelle italiane l’11 aprile dello stesso anno. Ma qual è il risultato di Ghostbusters – Minaccia glaciale? Di seguito la trama ufficiale e la recensione del film diretto da Gil Kenan.
La trama di Ghostbusters – Minaccia glaciale, di Gil Kenan
Di seguito la trama ufficiale di Ghostbusters – Minaccia glaciale, diretto da Gil Kenan:
“La famiglia Spengler torna dove tutto è iniziato, l’iconica caserma dei pompieri di New York, e si unisce agli Acchiappafantasmi originali che hanno sviluppato un laboratorio di ricerca top-secret per portare la lotta ai fantasmi a un livello superiore. Quando la scoperta di un antico artefatto scatenerà una forza malvagia, i vecchi e nuovi Ghostbusters dovranno unire le forze per proteggere la loro casa e salvare il mondo da una seconda era glaciale.”
La recensione di Ghostbusters – Minaccia glaciale, con Paul Rudd e Bill Murray
Il rilancio cinematografico del brand degli Acchiappafantasmi rientra in quei numerosi tentativi di riportare in auge successi del passato da parte dell’industria hollywoodiana, cercando un compromesso tra sequel e remake/reboot, in modo da soddisfare un nuovo e giovane pubblico di riferimento, senza però dimenticare gli appassionati di lunga data. Mai come in questo caso si evince un totale servilismo nei confronti dell’opera capostipite, realizzata da Ivan Reitman nel 1984; esattamente come il suo predecessore, ma si può benissimo includere anche il lungometraggio di Paul Feige del 2016, ad ogni angolo deve necessariamente spuntare fuori un riferimento o un easter egg.
L’intenzione di far provare nostalgia tramite i vari fan services è una soffocante prigione, un’enorme campana di vetro che toglie l’aria, come se l’unica ragion d’esistere di queste pellicole fosse leccare i piedi a quello che è stato prima, non limitandosi solamente a riportare luoghi e personaggi di un tempo, ma copiare quasi pedissequamente il canovaccio narrativo. La struttura, infatti, ripercorre una strada già intrapresa, conosciuta ormai a memoria: il gruppo in azione contestato e perseguito dalle istituzioni (con tanto del solito e sempre aggirabile sequestro dei gadget), con la popolazione sempre dalla memoria corta, per poi tornare alla fine ad essere osannati dopo aver sconfitto la minaccia di turno.
Quest’ultima fin troppo apocalittica per la portata generale, non proporzionata al tipo di avventura proposta, poiché risulta quantomeno assurdo il non coinvolgimento mondiale rispetto alla vicenda, ma soprattutto non si percepisce il contesto del governo federale statunitense, come se non esistesse né la Casa Bianca, né di conseguenza il suo inquilino; senza contare la velocità con cui tutto torna alla perfetta normalità senza la minima conseguenza dell’accaduto.
Dalla sua parte, il film dimostra di impegnarsi nel far fruire un’esperienza d’intrattenimento: la regia tecnica di Gil Kenan si dimostra adeguata, soprattutto nelle sequenze più dinamiche e briose: ad esempio gli inseguimenti per le strade di New York City e la cattura dei fantasmi stessi; anche gli effetti visivi si dimostrano coerenti e ben realizzati dal punto di vista del rendering, molto colorato e cartoonesco, come è giusto che sia a dimostrazione del potenziale in canna esistente, sulla carta in grado di portare a termine il suo dovere nel migliore dei modi, ma rimasto incompiuto per il modo in cui è stato concepito. Pure il fronte dei personaggi risulta molto debole: in primis va sottolineata la quantità eccessiva delle unità messe in scena, troppe figure inserite per contrastare una specie di horror vacui col risultato di impedire una completa caratterizzazione dei protagonisti principali.
Per quanto riguarda le “nuove entrate”, si riscontrano criticità, ma su motivi differenti: il personaggio di Melody (Emily Alyn Lind) avrebbe potuto essere più incisiva, ma il suo background è solamente spiegato in maniera didascalica ed il suo percorso evolutivo è alquanto telefonato; mentre invece Nadeem (Kumail Nanjiani) sarebbe stato completamente da tagliare, un riempitivo fine a se stesso, se non per aggiungere situazioni umoristiche, come se mancassero tali situazioni, per giunta non efficaci. Il quarto canonico capitolo della saga è un potenziale sprecato dalla sua stessa anima passatista e nostalgica, ingombrante e schiacciante, un modo sbagliato non solo di fare cinema commerciale, ma anche di approcciare la vita.