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Recensione: Galline in fuga – L’alba dei nugget, il sequel Netflix diretto da Sam Fell

A decenni di distanza dal grande successo del primo film, Galline in fuga torna con un sequel che prende il nome di L’Alba dei Nugget: ma quale sarà stato il risultato?
La recensione di Galline in fuga - L'alba dei nugget, con le voci di Zachary Levi e Thandiwe Newton

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Galline in fuga – L’alba dei nugget
Genere: avventura
Anno: 2023
Durata: 100 minuti
Regia: Sam Fell
Sceneggiatura: Karey Kirkpatrick, John O’Farrell, Rachel Tunnard
Cast: Thandiwe Newton, Zachary Levi, Bella Ramsey, Miranda Richardson, David Bradley, Imelda Staunton, Nick Mohammed, Daniel Mays, Jane Horrocks, Romesh Ranganathan, Lynn Ferguson, Josie Sedgwick-Davies
Fotografia: Charles Copping
Montaggio: Stephen Perkins
Colonna Sonora: Harry Gregson-Williams
Paese di produzione: Regno Unito, Francia, Stati Uniti

Presentato in anteprima alla sessantasettesima edizione del BFI London Film Festival, distribuito limitatamente nelle sale cinematografiche britanniche l’8 dicembre 2023 mentre nel resto del mondo sulla piattaforma digitale Netflix il 15 dicembre dello stesso anno. Qui sotto la trama ufficiale del film con protagoniste le voci di: Zachary Levi, Thandiwe Newton e Imelda Staunton.

La trama di Galline in fuga – L’alba dei nugget, diretto da Sam Fell

Di seguito la trama ufficiale di Galline in fuga – L’alba dei nugget, diretto da Sam Fell:

Scappati con tanta fatica dalla terribile fattoria dei Tweedy, Gaia e Rocky hanno trovato il loro paradiso in mezzo alla natura, lontano da tutti, soprattutto dai pericolosi esseri umani. Dopo la nascita della figlia Molly, la felicità sembra essere completa, fino a quando non tornano sulla terra ferma, insieme a tutti i polli, per impedire che la figlia venga trasformata in un nugget. Per Gaia e la sua gang la tanto agognata libertà potrebbe essere a rischio, ma questa volta non si fermeranno davanti a nulla!”

 

La recensione di Galline in fuga - L'alba dei nugget, diretto da Sam Fell

 

 

La recensione di Galline in fuga – L’alba dei nugget, con Zachary Levi e Bella Ramsey

Tempo fa, Gaia (Ginger nella versione originale) guidava da leader una fuga per la sopravvivenza e per la libertà, a cui le stava a cuore il destino di tutte le sue compagne, senza tirarsi indietro dinanzi al pericolo e alle difficoltà. L’avvento della maternità cambia radicalmente lo stile di vita e il modo di pensare, ribaltando le priorità, accrescendo un istinto quasi egoistico nei confronti di una creatura che ogni genitore sente sua, perché parte di sé, portandolo a provare una serie di sentimenti e di stati d’animo fino ad allora quasi sconosciuti, responsabili a loro volta di un cambio netto del punto di vista, guardando così il mondo in maniera differente. Inconsapevolmente, l’istinto protettivo prevale su ogni cosa e col proseguire della crescita dei figli, la protezione si confonde con la privazione della conoscenza e della libertà stessa, convincendosi nell’illusione che l’elusione dei problemi legati alla realtà di tutti i giorni possa funzionare allo scopo di salvaguardare l’integrità fisica e morale del soggetto in questione. La proibizione però solletica la curiosità e l’anima ribelle di Molly, un’adolescente ansiosa di uscire dalla “gabbia” dorata e sicura in cui ha vissuto fino a quel momento, uno spirito disobbediente alla Pinocchio, che si dirige verso una sottospecie di “paese dei balocchi”, tanto attraente quanto mortale, in compagnia del suo Lucignolo, impersonificato dal personaggio stravagante di Frizzle, una giovane scappata da chissà dove, che trasmette subito un forte ascendente su Molly, come lo esercitano tutte le prime cotte adolescenziali.

 

 

Alla Aardman Productions vanno rivolti i più sinceri complimenti per aver realizzato un film d’animazione di grande qualità visiva ed estetica, valorizzando la tecnica dello stop-motion, ancora oggi fin troppo vittima di un pregiudizio dandy, capace di garantire fluidità, dinamismo ed espressività. Degna di nota è anche la scelta di esaltare la vivacità dei colori, molto accesi e luminosi, dando contributo alla briosità e alla leggerezza generale della tonalità del lungometraggio, senza che questo significhi banalità o superficialità. La parte più debole è riscontrabile nelle battute finali, con una ridondanza nel concludere lo scontro finale inutilmente fracassone, aggiungendo qualche inquadratura di troppo, senza però mai abbassare l’asticella della qualità registica. Mentre invece, fino a quel momento, il ritmo si è sempre ben distinto per essere stato cadenzato coi giusti tempi, senza perdere troppo tempo nel presentare i contesti iniziali, nonostante il dovuto recap, ormai tipico dei sequel realizzati a grande distanza cronologica.

 

 

 

 

Le tematiche di Galline in fuga – L’alba dei nugget, il sequel Original Netflix

Oltre a costruire il legame tra madre e figlia, si pone l’accento sul ruolo al quale il padre, ma soprattutto il maschio in generale, deve adeguarsi, senza che questo nuovo ruolo gli impedisca di dare il suo contributo o lo privi della sua importanza. La caratterizzazione di Rocky Bulboa segue la traccia solcata da molti altri prodotti audiovisivi, soprattutto quelli rivolti alle famiglie, dove il personaggio fatica ad adeguarsi al nuovo stile di vita, che comporta alla rinuncia della cura dell’immagine personale. Solo il pericolo imminente della perdita riesce a scuotere dalla nostalgia di un passato che non può tornare, facendogli comprendere la bellezza delle nuove opportunità e del mettersi da parte rinunciando al protagonismo assoluto. Le due location principali racchiudono dentro di esse simbolismi e metafore alquanto importanti per la società contemporanea: l’allevamento idilliaco per i polli, venduto come se fosse il paradiso in terra, potrebbe rappresentare la realtà virtuale dei social media e del web in generale, un mondo alla The Truman Show completamente finto, dove la manipolazione delle masse risulta più efficace e più mascherabile, facendo così la felicità dei giganti multinazionali. L’isola in cui si è rifugiata la comunità di galline protagonista rappresenta la condizione di autoesclusione imposta, nella certezza di sfuggire ai dolori e ai problemi della vita. Una pace apparente, in grado solamente di rinviare l’inevitabile poiché in un modo o nell’altro gli ostacoli si continuano a ripresentare. Tanto vale affrontare le avversità a viso aperto, consapevoli dei rischi, uscendo dalla propria confort zone, preoccupandosi anche del benessere altrui.

Voto:
4/5
Andrea Boggione
3/5
Bruno Santini
3.5/5
3,0
Rated 3,0 out of 5
3,0 su 5 stelle (basato su 1 recensione)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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