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Recensione – Il Maestro Giardiniere, il nuovo film di Paul Schrader

Con “Il Maestro Giardiniere”, Paul Schrader torna alla regia e chiude la propria trilogia. Ma il film avrà atteso le aspettative?
Una scena di Il Maestro Giardiniere, diretto da Paul Schrader

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Il Maestro Giardiniere
Genere: Drammatico, Thriller
Anno: 2022
Durata: 111′
Regia: Paul Schrader
Sceneggiatura: Paul Schrader
Cast: Joel Edgerton, Sigourney Weaver, Quintessa Swindell, Esai Morales, Rick Cosnett
Fotografia: Alexander Dynan
Montaggio: Benjamin Rodriguez Jr.
Colonna Sonora: Dev Hynes
Paese di produzione: USA, Australia

La recensione di Il Maestro Giardiniere, il nuovo film scritto e diretto da Paul Schrader (American Gigolò, Mishima). Presentato in anteprima alla 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film è stato distribuito in Italia a partire dal 14 dicembre 2023. A seguire, trama e recensione di Il Maestro Giardiniere.

La trama di Il Maestro Giardiniere, film diretto da Paul Schrader

Prima di passare all’analisi ed alla recensione del film, due parole sulla trama dell’ultima fatica di Paul Schrader. Il Maestro Giardiniere racconta la storia di Narvel Roth, orticoltore che si occupa dei terreni della tenuta di Gracewood Gardens e che lavora per Norma Haverhill (Sigourney Weaver). La ricca vedova gli chiederà di prendere come propria apprendista sua nipote Maya (Quintessa Swindell) ma di lì a poco la sua mite e tranquilla vita cambierà di colpo, riportando a galla un oscuro passato.

Una scena di Il Maestro Giardiniere, il nuovo film scritto e diretto da Paul Schrader

La recensione di Il Maestro Giardiniere: il percorso di redenzione di Paul Schrader

Da sempre il cinema di Paul Schrader ha a che fare con l’ossessione, la vendetta, la natura violenta dell’uomo. Presentato fuori concorso a Venezia79, Il Maestro Giardiniere non fa eccezione. Narvel Roth è l’ex membro di una organizzazione neonazista da cui ha però deciso di prendere le distanze, divenendo successivamente l’orticoltore dei Gracewood Gardens di Norma Haverhill. Ha deciso di cambiare vita ma porta ancora sul corpo i segni di un passato ingombrante. È dunque possibile una redenzione? Questa è la domanda che si pone Schrader che forse, con questi suoi ultimi lavori – conclude così una trilogia iniziata nel 2017 con First Reformed e proseguita con Il Collezionista di Carte del 2021 – arriva finalmente ad una conclusione.

 

Che Paul Schrader abbia sempre combattuto contro i propri demoni è cosa ormai risaputa, sin da quando firmò la sceneggiatura di quello che è forse il più grande capolavoro di Martin ScorseseTaxi Driver – ma gli anni passano ed è forse proprio questo che gli ha permesso di riscoprirsi e rimettersi in gioco dopo anni bui. D’altronde, quando non ci si riesce a distaccare completamente dal proprio passato, l’unica cosa che si può fare è prendere atto dello stato delle cose e tentare di essere persone migliori nel presente e, soprattutto, nel futuro. Per se stessi e per chi ci circonda. C’è tanto dello Schrader uomo nei tre protagonisti della sua trilogia: il lato clericale del reverendo Ernst Toller di Ethan Hawke, la guerra in Iraq, la violenza e le dipendenze viste attraverso gli occhi del William Tillich di Oscar Isaac ma ora, con il Narvel Roth di Joel Edgerton, sembra sia arrivato ad una chiusa del proprio pensiero – cinematografico e non – perché è vero che il passato non ci abbandona, ma un Paul Schrader attaccato alla vita come quello di Il Maestro Giardiniere non l’avevamo mai visto.

 

Il suo è un cinema allegorico e quale modo migliore di raccontare la natura umana se non attraverso il giardinaggio. Esso necessita di pazienza, tempo, cure, ma il gioco vale la candela se porta poi alla fioritura, rappresentata qui come una seconda chance, ovvero quella che Narvel va a crearsi insieme a Maya. Perché se è vero che la natura umana è così brutale, allo stesso tempo non la si può schematizzare ed il futuro è tutto da scrivere. Dimenticare il passato è impossibile, ma Paul Schrader sembra finalmente riuscito a tirare le fila di quella che Pasolini avrebbe definito una vita violenta e di aver fatto pace con se stesso. Nonostante il film non sia probabilmente ai livelli degli altri due titoli della trilogia – ma anche di suoi classici come American Gigolò o Mishima – merita la visione proprio perché siamo di fronte, paradossalmente, allo Schrader più sincero ed a nudo che si sia mai visto. Tanto basta.

Voto:
3.5/5
Christian D'Avanzo
4/5
Alessio Minorenti
4/5
4,0
Rated 4,0 out of 5
4,0 su 5 stelle (basato su 1 recensione)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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