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Recensione – Odio il Natale 2, la serie teen natalizia con Pilar Fogliati su Netflix

Pilar Fogliati è di nuovo protagonista di una serie teen natalizia su Netflix, nella seconda stagione di Odio il Natale 2: ma quale sarà stato il risultato?
Recensione - Odio il Natale 2, la serie teen natalizia con Pilar Fogliati su Netflix

SCHEDA DELLA SERIE

Titolo del film: Odio il Natale 2
Genere: Commedia
Anno: 2023
Durata: 29-33 minuti (6 puntate)
Regia: Laura Chiossone
Sceneggiatura: Elena Bucaccio
Cast: Pilar Fogliati, Beatrice Arnera, Glen Bleckhall, Nicolas Maupas, Pierpaolo Spollon, Fortunato Cerlino
Fotografia:
Montaggio:
Colonna Sonora: – 
Paese di produzione: Italia

Distribuita sulla piattaforma di streaming Netflix a partire dal 7 dicembre 2023, in tutti i paesi in cui è attualmente presente il servizio, Odio il Natale 2 è una serie TV diretta da Laura Chiossone e scritta da Elena Bucaccio, che riporta a Chioggia Pilar Fogliati nel ruolo della protagonista, affiancata da Beatrice Arnera, Glen Bleckhall, Nicolas Maupas e dalle new entry Pierpaolo Spollon, Chiara Bono e Fortunato Cerlino. Ma quale sarà stato il risultato? Di seguito, viene riportata la trama e la recensione di Odio il Natale 2.

La trama di Odio il Natale 2, la serie Netflix con Pilar Fogliati

Prima di proseguire con la recensione di Odio il Natale 2, la serie Netflix con Pilar Fogliati nei panni della protagonista, si indica innanzitutto la sua trama. Di seguito, viene riportata la sinossi della serie teen: 

Chi avrà suonato alla porta di Gianna la Vigilia di Natale? È finalmente arrivato il momento di scoprirlo. Da quella fatidica sera è passato un anno, e ritroviamo la nostra Gianna che, a sorpresa, non è più single. Per la prima volta, il Natale che si avvicina sembra sorriderle, perché si sa, il Natale ama le coppie, no? Ma sarà proprio quest’ultimo, ancora una volta, a scombinare le carte, facendole commettere un errore imperdonabile che romperà la sua relazione. Proprio nel momento in cui tutto sembrava al proprio posto, ripartirà invece un nuovo countdown: Gianna, infatti, sa di aver bisogno della magia del Natale per riconquistare il suo ex, e, per questo, vuole farlo entro la cena della Vigilia che, a casa Belotti, è la cena che sistema ogni cosa. Una cena che, quest’anno, deve organizzare lei e che, come vedremo, porta con sé più di un imprevisto. Con l’aiuto delle sue amiche, Margherita e Titti e un bizzarro nuovo vicino di casa con la figlia adolescente, Gianna capirà che l’amore è come la Slitta di Babbo Natale: quando c’è, è impossibile non riconoscerlo

La recensione di Odio il Natale 2: una teen comedy che sguazza nel cliché adolescenziale

Il ritorno a Chioggia del cast di Odio il Natale, a cui si aggiungono alcuni volti che si ereditano direttamente dalla tradizione recente della serialità italiana – da Pierpaolo Spollon divenuto celebre in DOC a Fortunato Cerlino per cui il successo giunge direttamente dalla serie di Gomorra -, incontra quelle medesime negatività di una prima stagione che, con un cast al femminile e una concezione di ironia piuttosto spicciola, non riusciva a spiccare del tutto il volo, parafrasando anche il commento più gettonato da parte della critica. Arrivati al secondo giro di boa, però, quello che poteva essere un ritardo nella presentazione di alcuni temi diventa un’amara sentenza, rispetto ad una serie che, in poco più di 3 ore totali suddivise in 6 puntate da circa 30 minuti, ha pochissimo da dire, affidando ad una banalità adolescenziale i suoi unici argomenti. 

Il pretesto di creare un parallelo con la commedia natalizia alla Love Actually, servendosi del volto ilare di Pilar Fogliati che sfonda costantemente la quarta parete, diventa stancante immediatamente, mentre tutte le altre situazioni reiterate nel tentare di costruire una caratterizzazione dei personaggi finiscono per essere pretestuose in ogni singola concezione: l’idea è quella di separare, da un’ideale linea di confine, i caratteri buoni da quelli meno buoni, talvolta ibridando i tratti di personalità attraverso, per citarne una, donne che amano concedersi alla vita sfrenata ma che, in fondo, sono appassionate del coro di Natale. Al di là di tutto, ciò che sorprende di prodotti di questo genere è il semplicismo con cui vengono presentate delle situazioni senza la minima cura stilistica e concettuale, tanto da soffermarsi nel rendere più o meno verosimile l’incontro di persone in questo o quel set, sulla base di un qualsiasi espediente che finisce per generare rapporti che sono quasi incestuosi (nel senso lato del termine) tra i personaggi. Se è vero che la sospensione dell’incredulità è un presupposto della narrazione per grande e piccolo schermo, lo sforzo che si richiede allo spettatore nell’osservare dinamiche che sono costantemente reiterate ai limiti del fantasioso è certamente elevatissimo: c’è da aggiungere, naturalmente, che accanto a questo presupposto si osserva una trattazione, che sguazza nell’adolescenziale, di amore, sesso e rapporti tra persone. 

Come se non bastasse, Odio il Natale 2 compie anche l’errore di essere fin troppo pedagogica nei suoi intenti e di voler diffondere un qualche tipo di morale al suo spettatore, che passi attraverso il tema della morte e dell’elaborazione del lutto o, addirittura, della bellezza di un rapporto di coppia che merita di essere recuperato o per mezzo dell’accettazione di un sacro vincolo come quello del matrimonio, da difendere a tutti i costi: la vita vera, che prodotti di questo genere dovrebbero avere l’umiltà di provare a cogliere anche soltanto minimamente, ponendosi attraverso una certa etichetta, è un intriso di complessità e sfumature che non possono essere replicate in modo così posticcio e ridicolo, soprattutto se ci si rivolge ad una platea ampia che ha anche bisogno di imparare da ciò che osserva. L’idea di fondo, dunque, sembra essere semplicemente quella di disporre personaggi in un ideale cerchio, aspettandosi che ognuno di loro dica la sua e proseguendo – anche in maniera stentata, ad esempio con un cameo di Lodo Guenzi – fino alla risoluzione finale, che non poteva che essere più prevedibile: nel mentre si incontrano tanta banalità, scelte di ripresa dozzinali, trattazioni stereotipate e qualche canzone pop del momento, che probabilmente farà muovere la testa a ritmo a qualche spettatore che si dirà soddisfatto. 

Voto:
1.5/5
Gabriele Maccauro
1/5
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Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
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