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#41TFF Recensione – Il Cielo Brucia: la sensibilità del romanticismo moderno

Dopo la partecipazione al Torino Film Festival 2023, arriva nelle sale italiane il secondo capitolo della futura trilogia firmata da Christian Petzold, vincitore dell’Orso d’Argento all’ultima Berlinale.
Il Cielo Brucia di Christian Petzold

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Il Cielo Brucia (Roter Himmel) 
Genere: Drammatico
Anno: 2023
Durata: 102′ 
Regia: Christian Petzold 
Sceneggiatura: Christian Petzold
Cast: Thomas Schubert, Paula Beer, Enno Trebs, Langston Uibel e Matthias Brandt 
Fotografia: Hans Fromm
Montaggio: Bettina Böhler
Paese di produzione: Germania

Uno dei titoli di spicco della 41° edizione del Torino Film Festival è senz’ombra di dubbio “Il Cielo Brucia” o “Roter Himmel” in originale, un film scritto e diretto da Christian Petzold (“La Scelta di Barbara”, 2012, “La Donna dello Scrittore”, 2018 e “Undine – Un Amore per Sempre”, 2020) e secondo capitolo di una trilogia basata sugli elementi naturali, dopo l’acqua ora tocca al fuoco. La pellicola tedesca è stata precedentemente presentata in anteprima allo scorso Festival di Berlino, aggiudicandosi l’Orso d’Argento per la miglior regia, e in diversi altre manifestazioni nazionali ed internazionali fino ad arrivare a quella avente luogo nella città piemontese tra i titoli Fuori Concorso. Di seguito la sinossi e la recensione del film in programma al TFF 2023. 

La trama di “Il Cielo Brucia” di Christian Petzold

Leon e Felix, interpretati rispettivamente da Thomas Schubert e Langston Uibel, sono due ragazzi berlinesi che decidono di stabilirsi nella casa vacanze della famiglia di uno dei due, situata in un bosco ed a pochi passi dal Mar Baltico, per passare l’estate. I due giovani hanno, però, obiettivi diversi: Leon ha intenzione di terminare il suo manoscritto in pace e tranquillità prima di consegnarlo al suo editore, mentre Felix dovrebbe realizzare un personale portfolio per potersi iscrivere ad una scuola d’arte, anche se sembra più interessato a godersi la spiaggia in questa torrida estate condizionata anche da diversi incendi. La situazione comincia a complicarsi fin dal viaggio, la loro macchina, infatti, rimane in panne costringendoli a raggiungere a piedi l’abitazione tra la fitta vegetazione di questa foresta, in più, una volta raggiunta la casa, i ragazzi scoprono che questa è già occupata da altri due inquilini: la disinibita e sfuggente Nadja (Paula Beer), una ragazza che vende gelati sul lungomare, ed il suo compagno occasionale Devid (Enno Trebs), un atletico bagnino. Una volta raggiunta una seppur fragile armonia tra di loro, vengono nuovamente mescolate le carte quando si presenta il famoso editore (Matthias Brandt) di Leon, come se non bastasse, la situazione atmosferica continua a peggiorare mettendo a rischio la loro sicurezza, indirizzando la storia verso un probabile drammatico e triste epilogo. 

Il Cielo Brucia di Christian Petzold

La recensione del vincitore dell’Orso d’Argento presentato al TFF

Il Cielo Brucia” è un dramma dalle molteplici sfaccettature che gioca sulle differenti sensibilità ed emozioni dei suoi personaggi. I rapporti umani che nascono tra di loro sono all’apparenza frutto della convivenza forzata, la quale porta a diversi confronti l’uno con l’altro mettendo a nudo una serie di problematiche ed instaurando dei legami, anche sentimentali. La crescita che affrontato tutti quanti, chi più chi meno, è la vera forza di un film che appare studiato e realizzato nei minimi dettagli: dalla scelta dell’ambientazione, che spazia da luoghi isolati a punti di ritrovo, ai dialoghi, mai troppo invadenti che si limitano all’essenziale lasciando spazio agli sguardi, ricchi spesso di molte più parole, senza tralasciare la componente musicale di una storia che si muove sulle note della delicatissima “In My Mind” del gruppo austriaco Wallners, un brano che parla del potere dell’immaginazione e che apre e chiude la pellicola giocando sulla ripetizione del titolo della canzone, oltre a rispecchiare perfettamente i toni, lo stile e lo stato d’animo del protagonista. Di conseguenza, hanno un ruolo importante i personaggi di questo racconto, tra vecchie e nuove collaborazioni nascono delle interpretazioni eccezionali da parte di un cast ristretto e formato dai già citati Paula Beer, alla sua terza collaborazione con Petzold dopo “Undine” (2020) per il quale si è guadagnata all’epoca l’Orso d’Argento per la miglior attrice, all’esordiente quanto sorprendente Thomas Schubert nei panni Leon, altri due giovani attori come Langston Uibel e Enno Trebs, mentre Matthias Brandt interpreta Helmut l’editore e vanta la sua seconda collaborazione con il cineasta tedesco. 

Il titolo originale, “Roter Himmel”, significa letteralmente “cielo rosso”, una scelta che simboleggia quella tonalità che banalmente colora il cielo nel momento in cui avanzano una serie di grandi incendi, inizialmente lontani, ma che finiscono per avvicinarsi piano piano proprio come i legami che si vengono a creare tra i protagonisti. Inoltre, è interessante la scelta di ambientare il film d’estate, ovvero quel periodo che spesso per molti rappresenta un momento di pausa e di stop dal regolare svolgimento della vita e prima di concludere l’anno corrente e passare al successivo, quel momento dove porsi nuovi obiettivi e per prepararsi ad affrontare le nuove difficoltà ed i problemi legati alla quotidianità. Elementi che non fanno altro che alimentare lo spirito dei personaggi che, ognuno a modo suo, affrontano il susseguirsi degli eventi, a volte intervenendo a gamba tesa, mentre altre volte facendosi scivolare addosso ogni cosa. È qui che, ancora una volta, il regista e sceneggiatore pone l’attenzione prendendosi tutto il tempo di raccontare la sua visione di una storia dalle continue evoluzioni, ma che lascia anche allo spettatore tutto il tempo di ammirare una certa qualità di una messa in scena estremamente delicata che quasi accarezza i volti dei protagonisti e li accompagna lungo un percorso che appare tracciato fin dall’inizio, ma che cambia ripetutamente proprio come la vita di ogni singolo essere umano. 

Il Cielo Brucia di Christian Petzold

La sensibilità del romanticismo moderno 

Christian Petzold realizza il secondo capitolo di una trilogia, anche se ancora incompleta, già oggi straordinaria attraverso una leggerezza senza uguali e portando alla luce ed agli occhi del pubblico quella sensibilità del romanticismo moderno, ricco d fragilità, paranoie, apparenza, attese, ma anche di perseveranza. Oltre a basarsi sugli elementi naturali, questo futuro trittico approfondisce, come sottolineato in precedenza, moltissimi altri temi come, soprattutto, la solitudine e le relazioni umane nelle loro semplicità e complessità. “Il Cielo Brucia” è un’opera poetica che punta dritta al cuore dello spettatore, senza tralasciare nulla e raccontando una serie di emozioni e sentimenti: dalla paura dell’ignoto al risentimento nei confronti del prossimo, passando per l’amore, il desiderio, la lussuria e la gelosia attraverso tensioni e tentazioni che prendono vita all’interno di un grande calderone da cui nasce e prende forma una meravigliosa riflessione, a tratti malinconica, sul mondo giovanile. 

Voto:
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Gabriele Maccauro
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