Articolo pubblicato il 16 Novembre 2023 da Christian D'Avanzo
Nei libri di Storia scolastici, o in qualsiasi contesto simile, quando si affronta l’argomento delle proteste afroamericane negli Stati Uniti, durante il secondo dopoguerra, le figure di riferimento sono principalmente due: Malcolm X e Martin Luther King, passati alla storia anche per il loro modo contrapposto di affrontare la situazione, nonché per il modo tragico con cui sono tragicamente scomparsi. Ma la cronaca dei tempi racconta di un altro esponente, altrettanto importante, mai rimasto impresso nella memoria collettiva, comunque fondamentale nella sua attività in prima linea nella lotta per i diritti civili. Il soggetto in questione è Bayard Rustin, protagonista del lungometraggio Original Netflix, distribuito globalmente sulla piattaforma digitale a partire dal 17 novembre 2023, con protagonista Colman Domingo, accompagnato da Chris Rock, Jeffrey Wright e CCH Pounder, diretto da George C. Wolfe. Ma chi era Bayard Rustin? Si ripercorre di seguito la vera storia del protagonista del film Netflix.

La vita di Bayard Rustin e la sua attività per i diritti civili
Nato a West Chester il 17 marzo 1912, fin dalla giovane età dimostra attitudine per la vita politica e attenzione verso la causa dell’uguaglianza sociale, iscrivendosi, poco più che ventenne, al Partito Comunista Americano. Determinante per la sua forma mentis fu la crescita in casa coi nonni, di fede quacchera, una ramificazione del cristianesimo, che tra i vari principi sposa quello del pacifismo e dell’antimilitarismo, infatti; durante la Seconda Guerra Mondiale, Rustin rifiuta la chiamata alle armi, gesto costatogli un periodo di reclusione. Il suo approccio non violento cresce ancora di più dopo il suo viaggio in India, durato sei settimane dopo la fine del conflitto, in cui, oltre a denunciare il colonialismo britannico, prende ispirazione dall’attività indipendentista del Mahatma Gandhi, finendo per distaccarsi dalla filosofia di Malcolm X e delle Black Panthers, cercando invece di costruire una linea di cooperazione con la società americana caucasica. Un altro “campo di battaglia” per Rustin è quello in favore della comunità LGBTQ+, di cui egli stesso fa parte, creandogli non pochi problemi, sia con le autorità, tant’è che nel 1953 viene arrestato, poiché in alcuni Stati dell’Unione l’omosessualità è un reato penale, sia con lo stesso movimento afroamericano.
Nonostante ciò, riesce a partecipare attivamente alla Marcia su Washington per il lavoro e la libertà, svoltasi il 28 agosto 1963, al fianco di Martin Luther King, evento in cui viene pronunciata l’iconica frase «I have a dream», a cui poi seguirà, l’anno successivo, l’approvazione dei Civil Rights Act, che pose fine, formalmente, alla segregazione razziale nel territorio americano. Nella parte finale della sua vita, si dedica a migliorare le condizioni di lavoro degli operai afroamericani, portando avanti la necessità di fondare un sistema sindacale, fino a coprire, nel 1972, la carica di segretario del Partito Socialista Americano; per poi attivarsi in prima persona per la causa dei profughi cambogiani e vietnamiti durante la spedizione militare statunitense. Muore all’età di settantacinque anni il 24 agosto 1987, senza mai stancarsi di lottare per il bene dei più deboli e dei più dimenticati, lavorando fino all’ultimo respiro per rendere il mondo un posto migliore.