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Recensione – Fratello, Dove Sei?: l’Odissea secondo i Fratelli Coen

Fratello, Dove Sei? di Joel ed Ethan Coen

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Fratello, dove sei? (O Brother, Where Art Thou?)
Genere: Commedia
Anno: 2000
Durata: 103′
Regia: Joel ed Ethan Coen 
Sceneggiatura: Joel ed Ethan Coen
Cast: George Clooney, John Turturro, Tim Blake Nelson, John Goodman e Holly Hunter
Fotografia: Roger Deakins 
Montaggio: Joel ed Ethan Coen, Tricia Cooke
Colonna Sonora: Carter Burwell e T Bone Burnett 
Paese di produzione: Stati Uniti d’America, Regno Unito, Francia

Dopo due titoli del calibro di “Fargo” (1996) e “Il Grande Lebowski” (1998), Joel ed Ethan Coen, oramai raggiunto un discreto successo soprattutto di critica, scrivono e dirigono una commedia grottesca e satirica liberamente ispirata alla famosa Odissea di Omero. “Fratello, Dove Sei?” (“O Brother, Where Art Thou?”) è un film del 2000, presentato in anteprima alla 53° edizione del Festival di Cannes, un’avventura on the road ambientata durante l’era del proibizionismo in un America segnata dal crollo di Wall Street del ’29 che scatenò la cosiddetta “Grande depressione”. 

La trama dell’ottavo film dei Fratelli Coen

Mississippi, USA. Tre galeotti, Ulysses Everett McGill, Pete Hogwallop e Delmar O’Donnell, interpretati rispettivamente da George Clooney, John Turturro e Tim Blake Nelson, riescono ad evadere da un carcere dove erano costretti a svolgere i classici lavori forzati. Sotto la guida dello stoico Ulysses, i tre oramai ex carcerati decidono di fare squadra ed intraprendono un viaggio attraverso il Paese alla ricerca della refurtiva di una vecchia rapina. Il malloppo è nascosto nei pressi di un fiume dove, però, si stanno svolgendo dei lavori per costruire una possente diga. Al trio, quindi, restano solo pochi giorni, quattro per l’esattezza, per recuperare la grande somma di denaro nascosta, prima che gli operai finiscano il lavoro e che il fiume diventi un lago. Durante questa incredibile e surreale avventura attraverso l’America degli anni ’30, i tre criminali finiscono per incontrare ed imbattersi in una moltitudine e variopinta sequela di personaggi dalle spiccate e differenti personalità. 

Fratello, Dove Sei? di Joel ed Ethan Coen

La recensione di “Fratello, Dove Sei?” (2000) 

Proprio come per il precedente “Mister Hula Hoop” (1994), i Fratelli Coen traggono nuovamente ispirazione dalle opere del cineasta Preston Sturges, uno degli autori che ha più influenzato la coppia di registi. Questa volta il titolo del loro film, “Fratello, Dove Sei?”, è un chiaro e diretto riferimento ad un elemento presente nella storia de “I Dimenticati” (“Sullivan’s Travels”, 1941), infatti, il protagonista riveste i panni di un regista che desidera realizzare un lungometraggio sulla “Grande depressione” intitolato proprio come l’omonima opera di Joel ed Ethan Coen, descrivendolo e presentandolo come: “…un commento storico sulla condizione moderna, sull’arido realismo e sui problemi che l’uomo medio deve affrontare… con l’aggiunta di un po’ di sesso”. Insomma, quelle caratteristiche ed elementi che, in fine dei conti, caratterizzano e si possono trovare anche nell’opera dei due fratelli. Diversi sono i rimandi e le uguaglianze tra le due pellicole: in primo luogo il tono del racconto è il medesimo ed, inoltre, si possono riscontrare similitudini in alcune sequenze, da quelle del mondo carcerario a quelle dei cori delle chiesa, senza tralasciare lo splendido omaggio dei Coen al lavoro del cineasta statunitense attraverso la scena con un gruppo di carcerati che assistono ad una proiezione cinematografica. L’unica grande differenza si può riscontrare nel percorso che intraprendono i due protagonisti: se il regista del film di Sturges è diretto verso l’ignoto con l’obiettivo di comprendere la sofferenza dell’uomo comune e distaccarsi dall’ambiente hollywoodiano, l’intrepido galeotto Ulysses segue, invece, un percorso inverso e tenta di tornare a casa, nonostante un’innumerevole serie di imprevisti, proprio come l’omonimo eroico guerriero e stratega greco. 

 

Il lavoro dei Coen per questo film parte indubbiamente dalla caratterizzazione e la scrittura dei diversi personaggi: il già citato Ulysses si proclama fin da subito come leader del trio, un uomo dall’ottima parlantina, forse l’unico del gruppo con un pizzico di buon senso, che sfrutta a suo vantaggio l’intelligenza e la furbizia nel tentativo di realizzare il proprio scopo, Pete, invece, è un manigoldo in piena regola dall’aria campagnola, mentre Del è quello un po’ più tonto e finisce per non farsi problemi nel seguire gli altri due galeotti nello stravagante ed insidioso viaggio tra gli Stati Uniti. Come al solito, Joel ed Ethan riescono a comporre un cast ricco di grandi nomi, senza dimenticare attori e attrici con cui lavorano da diverso tempo: oltre ai tre protagonisti interpretati da Clooney, desideroso di lavorare con i due fratelli ed accettando l’ingaggio senza conoscere la sceneggiatura del film, Turturro, alla quarta collaborazione con i Coen, e Nelson, un caratterista che risulta perfetto per il ruolo, sono presenti nel film anche John Goodman, Holly Hunter, Charles Durning, Michael Badalucco e Stephen Root. Un gruppo di attori che incarnano alla perfezione le caratteristiche dei loro rispettivi personaggi e della particolare storia, questa sorta di satira politica moderna che trae ispirazione dal famoso poema di Omero. Non mancano, infatti, le note figure mitologiche dell’Odissea, dalle classiche sirene al conosciuto ciclope, ed una serie di altri rimandi come ovviamente anche il nome del protagonista. 

 

Uno degli aspetti più rilevanti e di maggior impatto dell’intera pellicola è senz’altro la componente musicale, una caratteristica spesso molto cara ai due fratelli nativi del Minnesota. Oltre al solito Carter Burwell, lo storico compositore dei Fratelli Coen, in fase di pre-produzione si è aggiunto il musicista T Bone Burnett. La colonna sonora, infatti, è stata completata ancor prima dell’inizio delle riprese, passando da semplice musica di sottofondo a parte integrante del film, mescolando brani tradizionali statunitensi, musica religiosa e gospel. I brani selezionati tentano di riportare alla luce lo stile tipico del vecchio sud degli Stati Uniti attraverso una serie di contrasti, sia nella forma sia nelle sonorità. Inoltre, durante la storia i tre protagonisti finiscono per formare anche un trio musicale, i Soggy Bottom Boys, un gruppo impersonato nella pellicola dai tre attori che cantano in playback, ma le vere voci appartengono ai Nashville Bluegrass Band che, visto l’enorme successo del singolo “Man of Constant Sorrow”, si aggiudicarono addirittura un Grammy Award nel 2002. Insomma, un lavoro sopraffino e curato dagli stessi Coen che, come al solito, non si sono limitati al semplice lavoro di scrittura, regia e montaggio, ma con l’aiuto di Roger Deakins, il loro direttore della fotografia alla sua quinta collaborazione con i due autori, decidono di optare per l’utilizzo di un sistema di correzione del colore, così da realizzare delle inquadrature che finiscono per comporre delle immagini che assumono una colorazione simil seppia. L’obiettivo era ricreare un’atmosfera che riuscisse a bilanciare i vari colori così da trasformare, quanto possibile, ogni singolo frame in una sorta dipinto realizzato a mano. Aiuta, in questo specifico caso, la scelta di effettuare le riprese proprio durante una stagione in cui la vegetazione dello stato del Mississippi è caratterizzata da una prevalenza di colori accessi. Una lavorazione innovativa sotto ogni punto di vista, trattandosi del primo film completamente modificato e corretto nella color correction in post-produzione.

Fratello, Dove Sei? di Joel ed Ethan Coen

L’Odissea secondo i Fratelli Coen

Fratello, Dove Sei?” è l’ennesimo tassello di una filmografia eccelsa, nonostante sia considerato ancora oggi uno dei titoli minori dei Coen, probabilmente memore di essere uscito dopo due capolavori come i precedente citati “Fargo” e “Il Grande Lebowski”, due film che hanno riscritto la storia del cinema. Nonostante una tiepida accoglienza, la pellicola del 2000 resta una profonda e divertente satira politica che dimostra l’incredibile verve e talento di un duo senza eguali. La scelta di fondere narrazione e musica ripercorrendo, seppur solo in parte, le gesta e l’avventura di Ulisse attraverso una storia catapultata in un contesto completamente diverso in un passato che non pare poi così lontano e diverso dal presente, risulta folle quanto geniale. Sulle note della frizzante e caratteristica colonna sonora si sviluppa un racconto che tratta tematiche come il razzismo e le disuguaglianze di un Paese, ancora oggi, profondamente diviso da culture ed ideologie differenti. “Fratello, Dove Sei?” è uno di quei film che mostra maggiormente l’inimitabile estro creativo di due maestri, anche se all’epoca al loro ottavo progetto. Tra omaggi, influenze di vario genere, musica folk, performance sorprendenti ed una messa in scena così curata prende vita una storia grottesca, ma allo stesso tempo terribilmente contemporanea, l’ennesimo manifesto della poetica di due autori incredibili come i Coen. 

Voto:
4/5
Emanuela Di Pinto
4.5/5
Gabriele Maccauro
4.5/5
Matteo Pelli
4.5/5
Vittorio Pigini
4/5
Giovanni Urgnani
4.5/5
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