SCHEDA DEL FILM
Titolo del film: How To Have Sex
Genere: Drammatico
Anno: 2023
Durata: 91 minuti
Regia: Molly Manning Walker
Sceneggiatura: Molly Manning Walker
Cast: Mia McKenna-Bruce, Lara Peake, Samuel Bottomley, Daisy Jelley, Eilidh Loan, Shaun Thomas, Enva Lewis, Laura Ambler
Fotografia: Nicolas Canniccioni
Montaggio: Fin Oates
Paese di produzione: Gran Bretagna
How To Have Sex è il film d’esordio di Molly Manning Walker, nonché il vincitore di Un Certain Regard a Cannes 2023. Presentato in anteprima al Festival di Toronto e anche alla Festa del Cinema di Roma, specificamente come film d’apertura della sezione Alice nella città, verrà distribuito in streaming sulla piattaforma di MUBI. Segue la recensione di How Have To Sex.
La trama di How To Have Sex, diretto da Molly Manning Walker
Di seguito, ecco la trama ufficiale di How To Have Sex, film scritto e diretto dall’esordiente Molly Manning Walker:
“Il film racconta la storia di tre amiche inglesi, alle prese con le prime esperienze sessuali, durante un rito di passaggio a Creta, mentre affrontano la pressione dei loro coetanei nella loro decisione di perdere o no la loro verginità. Ogni anno moltissimi giovani si riversano su Malia, città costiera cretese, per trascorrere le vacanze tra motel, sole, mare e serate in discoteca. Subito dopo la fine degli esami, le amiche sedicenni Taz (Mia McKenna-Bruce), Skye (Lara Peake) ed Em (Enva Lewis) giungono sull’isola con una sola missione: divertirsi e avere rapporti sessuali. La prima sera una di loro perde la verginità e si risveglia il giorno dopo con ancora i postumi della sera prima. Nella seconda serata cretese le tre fanno amicizia con Badger (Shaun Thomas) e i suoi amici Paddy (Samuel Bottomley) e Paige (Laura Ambler) all’insegna di un’altra notte folle e confusionaria. Mentre le sere diventano notti brave, iniziano ad arrivare i risultati degli esami, che portano le ragazze a capire che presto le loro strade si divideranno.”
La recensione di How to Have Sex: Molly Manning Walker tra Harmony Korine, il romanzo di formazione e il movimento Me Too
Dopo una carriera da direttrice della fotografia, la giovane Molly Manning Walker decide di mettersi dietro la macchina da presa e debuttare con un lungometraggio. Il film in questione è How to have Sex, un’opera che vede nel suo stesso titolo una dichiarazione d’intenti e che, presentata in anteprima alla 76esima edizione del Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, si è aggiudicata il premio più ambito. How to have Sex è un film estremamente semplice, con una trama che potrebbe addirittura sembrare banale ad una prima occhiata e che, di certo, non è particolarmente originale, visto che di film di questo tipo se ne sono sempre visti moltissimi. A fare la differenza sono dunque le intenzioni della sua autrice che, andando in una direzione completamente opposta rispetto allo Spring Breakers di Harmony Korine, lascia il segno e si attesta come uno dei film più importanti da quando è nato il famoso movimento Me Too.
Sì perché How to have Sex non è altro che un coming of age, una sorta di romanzo di formazione che parte come opera scanzonata e che segue le vacanze estive di tre amiche in Grecia per poi mutare, cambiare pelle e rivelarsi per ciò che è veramente, ovvero una profonda riflessione su cosa significa essere donna e, soprattutto, esserlo oggi. In molti si sono concentrati sulla questione relativa alla sessualità di queste ragazze e, in primis, di Tara – interpretata meravigliosamente da Mia McKenna Bruce – e del suo rapporto con Paddy (Samuel Bottomley), se i loro rapporti fossero consensuali o se si trattasse di stupro. Temi delicati e che è sacrosanto toccare ma che, allo stesso tempo, non devono deviare da un’analisi totale dell’opera, perché solo così potrà poi essere possibile comprendere la visione d’insieme della regista.
Tara è infatti partita insieme alle sue due amiche del cuore, Em e Skye, proprio per divertirsi, bere, fare festa e fare sesso. Il più possibile, il più spesso possibile. Se all’inizio del film si può avere la sensazione che si tratti di un film corale dove tutti i personaggi hanno un ruolo di rilievo, col passare dei minuti si noterà come Tara è invece la protagonista assoluta dell’opera. Nonostante sia l’anima della festa ed una ragazza scatenata, Tara è infatti vergine e vive la cosa in modo negativo, sia perché arrivano inevitabilmente i paragoni con le sue amiche, sia per una questione personale perché sì, a quell’età essere vergini può portare a pensare che si sia sfigate, di non piacere a nessuno. Perdere la verginità assume dunque un ruolo di assoluto rilievo per Tara ma quando ciò avverrà, si renderà conto di cosa la circonda davvero. Non solo uomini che abusano della propria forza dunque, ma anche donne che vanno dritte per la propria strada senza guardare in faccia nessuno, divenendo dunque un’altra faccia della stessa medaglia.
Questo discorso non vuole giustificare in alcun modo ciò che fa Paddy, che va anzi condannato nel modo più assoluto, ma vuole discorrere ciò di cui parla la stessa Molly Manning Walker, ovvero di rapporti umani e delle relazioni interpersonali che si creano quando si è giovani. Dalla seconda metà del film si ha infatti la sensazione che Tara sia completamente sola, abbandonata ed in balìa degli eventi. Molly Manning Walker non vuole condannare gli uomini – e questo è evidente dal personaggio di Badger che, nonostante la sua personalità, appare quasi puro nella sua ingenuità – e nemmeno le donne, che sembrano costantemente in competizione – e questo è invece chiaro grazie al personaggio di Skye che, nonostante Tara sia a disagio, non ci pensa due volte a metterla in difficoltà per avere un tornaconto personale – ma raccontare uno slice of life, ovvero uno spaccato di vita estremamente reale. Il film è in grado di far ridere, riflettere, ma soprattutto dà quasi da subito allo spettatore la sensazione che Tara, finita questa vacanza, non avrà più quel rapporto di amicizia con loro, che si perderanno di vista e che questi giorni in Grecia non rappresenteranno altro che una parentesi della loro vita, un unicum a cui ripensare ma che mai più tornerà. Il finale non va direttamente in questa direzione ed è infatti il più grande difetto del film, perché quel tocco di cattiveria e malinconia avrebbe solamente giovato ad un film che comunque, a maggior ragione in quanto opera prima, merita l’attenzione del pubblico e soprattutto di un pubblico giovanile che certamente si ritroverà in moltissime delle cose che avvengono in questo How to have Sex.