Cerca
Close this search box.

Recensione – Ryuichi Sakamoto | Opus, di Neo Sora

Recensione - Ryuichi Sakamoto | Opus, di Neo Sora

La morte di Ryuichi Sakamoto rappresenta una delle scomparse recenti più significative e tristi, per il mondo della musica e del cinema, a causa di quell’incommensurabile valore da parte dell’artista. Neo Sora, suo figlio, ha deciso di omaggiare il compositore attraverso un’ultima grande esibizione, senza parole ma con sola musica per 105 minuti, presentata al Festival di Venezia 2023. Di seguito, si indicano la trama e la recensione di Ryuichi Sakamoto | Opus. 

La trama di Opus, il film dedicato a Ryuichi Sakamoto di Neo Sora

Il pianoforte era il completamento della mano di Ryuichi Sakamoto, compositore immortale che ha regalato dei veri e propri capolavori al cinema e alla musica; per questo motivo, è di immane valore il documentario Ryuichi Sakamoto | Opus, presentato nella sezione Fuori Concorso a Venezia80. Di seguito la trama: “Il 28 marzo 2023 è morto il leggendario musicista Ryuichi Sakamoto, dopo aver lottato contro un cancro. Negli ultimi anni, Sakamoto non era più in grado di esibirsi dal vivo. I concerti, per non parlare dei tour, erano troppo faticosi. Ciononostante, alla fine del 2022, Sakamoto ha raccolto le forze per lasciare il mondo con un’ultima performance: un film concerto i cui protagonisti erano solo lui e il pianoforte. Curati da Sakamoto stesso e presentati nell’ordine da lui deciso, i venti pezzi eseguiti nel film narrano la sua vita in musica senza ricorrere alle parole. La scelta copre tutta la sua carriera, dal periodo da popstar con la Yellow Magic Orchestra alle magnifiche colonne sonore dei film di Bertolucci, alla musica del suo ultimo album contemplativo 12. Girato in uno spazio intimo che conosceva bene, circondato dai suoi più fidati collaboratori, Sakamoto mette a nudo la propria anima attraverso la musica, sapendo che sarebbe stata forse l’ultima occasione di presentare la propria arte. La celebrazione della vita di un artista nel senso più puro del termine, Ryuichi Sakamoto | Opus è il canto del cigno dell’amato maestro.”

La recensione di Ryuichi Sakamoto | Opus, di Neo Sora

Ryuichi Sakamoto è uno dei migliori compositori che si siano mai distinti nella storia della musica e del cinema; da sempre, l’elemento che più riesce a connotare l’arte e a darle un senso è l’eternità di opere che hanno fatto la storia e che sono destinate a durare oltre l’artista stesso. Da sempre, infatti, la letteratura, la poesia e la musica (così come il cinema) si interrogano a proposito del valore universale di determinate creazioni, essendo ormai pervenute all’unica grande consapevolezza: non è mai la piccola parentesi esistenziale di un artista a determinare davvero il suo valore, bensì l’eredità che nei secoli può essere trasmessa attraverso un’opera, che si tratti di lavoro letterario, poetico, musicale o cinematografico. Ryuichi Sakamoto | Opus è il canto del cigno di un artista che non può più offrirsi al suo pubblico, a causa della malattia che lo logora, ma che decide di regalare l’ultimo pezzo di sé attraverso un’esibizione intima e straordinaria, realizzata al pianoforte e diretta da suo figlio Neo Sora. 

 

I 105 minuti di Opus rappresentano l’ultimo grande passo compiuto, al termine di una carriera meravigliosa, da parte del compositore, che non a caso sceglie la disposizione, l’intensità e il tipo di esibizione da realizzare. Un non fiction che non ha bisogno di parole e che, per mezzo del solo bianco e nero che accompagna con intimità l’esibizione dell’artista, rievoca – brano dopo brano – la carriera di Ryuichi Sakamoto. La mano di Neo Sora è indulgente nel rappresentare l’intero concerto dell’artista e nel cogliere ogni movimento del suo corpo e delle sue mani: il Sakamoto che regala il suo ultimo atto è un uomo stanco ma, allo stesso tempo, un artista imperituro, ancora in grado di rimproverare se stesso per un errore e sempre capace di emozionarsi per quell’opera che sta trasmettendo ai posteri. Le diverse camere fisse, posizionate in più angoli, si soffermano ora sullo sguardo, ora sul movimento dell’artista: è un’opera non soltanto uditiva, come si potrebbe credere, ma totalmente immersiva, che riesce a permeare nell’artista e a vivere la sua stessa esibizione. Naturalmente, si tratta di un valore che – per quanto musicalmente e artisticamente altissimo – trova il suo limite nella concezione di una cinematografia che compie un passo indietro: quello di Neo Sora è lo sguardo di un figlio e di uno spettatore, a cui spetta l’arduo compito di captare l’ultimo accento di una carriera straordinaria, attraverso l’equilibrio che soltanto questo genere di opera può regalare. 

 

Film come Ryuichi Sakamoto | Opus hanno però un valore altro, che esula dalla cinematografia e che non si risolve necessariamente in essa. Il cinema ha, da sempre, l’obiettivo di raccontare e costruire il reale, offrendo allo spettatore una parentesi di quell’ampia storia che sfugge dallo sguardo della macchina da presa e di rendere possibile l’eternità, di cui si parlava precedentemente. Sakamoto è un uomo, oltre che un artista, che nella sua storia si è totalmente dedicato all’arte e al cinema, collaborando – tra gli altri – con un maestro come Bertolucci. In tal senso, la pausa cadenzata che compie di tanto in tanto e che si effettua, quasi con catarsi, nel suo atto ennesimo non rappresenta nient’altro che questo: con la sua ultima esibizione di sempre, Merry Christmas Mr. Lawrence, Neo Sora e Sakamoto regalano l’eternità. Grazie, maestro. 

Voto:
3.5/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO