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Recensione – Circus Maximus, il film con Travis Scott diretto da Refn, Noé e Korine

Recensione - Circus Maximus, il film con Travis Scott diretto da Refn, Noé e Korine

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Circus Maximus
Genere: Musicale
Anno: 2023
Durata: 75 minuti
Regia: Nicolas Winding Refn, Gaspar Noé, Harmony Korine
Sceneggiatura: Travis Scott
Cast: Travis Scott, Rick Rubin, James Blake, Sheck Wes, Yung Lean, Teezo Touchdown
Fotografia: Benoît Debie, Magnus Jønck, Arseni Khachaturan, Tim Lorentzén, Lukasz Zal
Montaggio: Nicolas Winding Refn, Gaspar Noé, Harmony Korine
Colonna Sonora: Travis Scott
Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Diffuso gratuitamente su Youtube, Circus Maximus è un nuovo film prodotto e scritto da Travis Scott, che si avvale della collaborazione con diversi registi di grande valore, tra cui Nicolas Winding Refn, Gaspar Noé e Harmony Korine; rilasciato a seguito del concerto del trapper al Circo Massimo di Roma, scelto in sostituzione del concerto alle Piramidi, il film rappresenta un’opera promozionale di Utopia, nuovo album di Travis Scott. Di seguito, la trama e la recensione di Circus Maximus.

La trama di Circus Maximus, il film promozionale con Travis Scott

Difficile riuscire a offrire una trama di Circus Maximus, il nuovo film promozionale con Travis Scott scritto e prodotto da parte dell’artista statunitense che, a seguito della tragedia nell’ambito dell’Astroworld Tour, ha deciso di ritrovare se stesso sia dal punto di vista umano che musicale attraverso un viaggio tra diversi paesi, opportunamente documentati. 

La recensione di Circus Maximus: Travis Scott in un’apologia confusa di se stesso

Nell’eterno dibattito relativo al confine tra uomo e artista, esistono esempi che tendono ad assottigliare quella che dovrebbe essere una legittima distanza tra ciò che una persona è nel suo privato e ciò che l’artista espone nel pubblico, rapportandosi al suo gruppo e producendo arte. Alcuni eventi, come quelli che vedono Travis Scott protagonista della tragedia avvenuta durante l’Astroworld Tour, riguardano tanto l’uomo quanto l’essere impegnato nella realizzazione dell’opera d’arte, specie se in un contesto – come quello di un concerto – in cui il confine è tanto labile da essere, per certi versi, inesistente. Chi scrive non ha intenzione di essere né giudice, né boia della persona Travis Scott, così come Circus Maximus non è l’elemento che deve essere alla base della valutazione dell’artista musicale, il cui ingresso nel mondo del cinema è testimoniato anche dall’ormai prossimo Aggro Dr1ft di Harmony Korine, presente nella selezione ufficiale del Festival del Cinema di Venezia 2023

 

 

Piuttosto, nell’offrire una recensione di Circus Maximus, è bene concentrarsi sul senso di quella tragedia, sull’importanza anche storica e sociale che ha comportato per l’uomo e per l’artista, che a distanza di cinque anni dall’ultimo album ha deciso di ripiombare nel mercato discografico con Utopia. Che cos’è, allora, Circus Maximus? Innanzitutto una grandissima, e riuscita, operazione commerciale, con cui Travis Scott parla di se stesso evitando discorsi semplici, spiccati messaggi pubblicitari, videoclip classici o campagne marketing standard, concentrandosi piuttosto su quello che sembra essere un enorme flusso di coscienza che coinvolge anche autori particolarmente amati nel contesto cinematografico contemporaneo, come Nicolas Winding Refn, Gaspar Noé e Harmony Korine. In secondo luogo, Circus Maximus è un’enorme apologia che Travis Scott rivolge a se stesso, coinvolgendo anche lo spettatore in quel tentativo di estrema difesa della persona, dell’artista, dell’uomo e del musicista che cambiano. 

 

 

 

Il viaggio del trapper in Islanda, Nigeria, Danimarca, Francia e Italia diventa così sia fisico che spirituale, nel tentativo di offrire un qualcosa che giustifichi la grande epopea del cambiamento: per certi versi tra numerose righe mai tracciate, Travis Scott vorrebbe comunicare al prossimo che è fiero di distaccarsi definitivamente da quella nomea di musicista commerciale, che lavora per e con le etichette, che produce musica da marchio. Il nuovo Travis Scott è impegnato in un processo di indagine di se stesso, mostrando contatti con la filosofia occidentale della ri-scoperta (Utopia è il nome dell’isola ideale di Thomas Moore, nell’opera omonima): una nuova wave di quella trap contemporanea che giunge verso una seconda (o terza?) fase di maggiore – e forse soltanto superficiale – maturazione, compiendo però l’errore di pensare che il conferimento di un tono aulico passi solo ed esclusivamente attraverso l’utilizzo di un’estetica rarefatta o di una retorica spiccata. Circus Maximus è allora un progetto cinematograficamente e produttivamente interessantissimo, che si avvale dei registi giusti e di un team di lavoro estremamente abile, che introduce lo spettatore nell’indagine esistenziale di Travis Scott per mezzo della scelta di ritagliare un occhio attraverso la macchina da presa, ma che resta vuoto nei suoi contenuti, non soltanto perché si tratta di una sequela di videoclip avvicinati dal fil rouge della quèste di Travis Scott, ma anche e soprattutto perché l’arte così intesa resta estremamente effimera e vuota, restituendo quasi l’idea di un becero onanismo a cui si affianca poco altro.  

Voto:
2.5/5
Christian D'Avanzo
2.5/5
Gabriele Maccauro
2/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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