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Il curioso caso di Benjamin Button: la recensione del film diretto da David Fincher

Ecco la recensione di Il curioso caso di Benjamin Button

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Il curioso caso di Benjamin Button
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale
Anno: 2008
Durata: 166 minuti
Regia: David Fincher
Sceneggiatura: Eric Roth
Cast: Brad Pitt, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Elle Fanning, Jason Flemyng, Julia Ormond, Taraji P. Henson, Josh Stewart, Peter Donald Badalamenti II, Chandler Canterbury, Joshua DesRoches, Joel Bissonnette, Donna DuPlantier, Deneen Tyler, David Ross Paterson, Robert Towers, Shiloh Jolie-Pitt, Eve Brent
Fotografia: Claudio Miranda
Montaggio: Kirk Baxter, Angus Wall
Colonna Sonora: Alexandre Desplat
Paese di produzione: USA

Il curioso caso di Benjamin Button è un film del 2008 diretto da David Fincher, scritto da Eric Roth e distribuito dalla Warner Bros. in Italia. Una combinazione tra generi, ovvero il dramma, il fantasy e il sentimentale, hanno reso questo lungometraggio avvincente a tal punto da conquistare ben tredici nomination agli Oscar del 2009, vincendo tre premi per la migliore scenografia, i migliori effetti visivi e il miglior trucco e acconciatura. Di seguito la trama e la recensione di Il curioso caso di Benjamin Button, film di David Fincher. 

La trama di Il curioso caso di Benjamin Button, diretto da David Fincher

Ecco la trama di Il curioso caso di Benjamin Button, film del 2008 diretto da David Fincher:

 

“Nella New Orleans del 1918, la signora Button dà alla luce un bambino, morendo poco dopo per complicazioni legate al parto. Thomas Button (Jason Flemyng) è turbato dal constatare che suo figlio è nato con una rara sindrome, che lo fa assomigliare ad un ottantenne. Sconvolto, l’uomo medita di uccidere il neonato ma, non avendone il coraggio, lo abbandona davanti una casa di riposo. Qui, il bambino è trovato da Queenie (Taraji P. Henson) e Tizzy Weders (Mahershala Ali) che, nonostante siano disorientati dal suo aspetto, decidono di adottarlo. Il piccolo Benjamin, così chiamato dai nuovi genitori, trascorre la sua infanzia intrappolato nel corpo di un anziano signore. Il suo aspetto lo fa assomigliare alle persone che popolano la casa di riposo, ma tutti si rendono conto che c’è qualcosa di diverso in lui. Nel 1930, Benjamin fa la conoscenza della nipote della signora Fuller, Daisy (Elle Fanning), che si mostra subito molto curiosa nei confronti del bizzarro uomo. Trascorrono gli anni e Benjamin inizia a ringiovanire, prendendo le sembianze di un settantenne. Desideroso di vivere nuove avventure, Benjamin fa la conoscenza del capitano Mike Clark (Jared Harris), e accetta di lavorare come mozzo sul suo rimorchiatore.

 

Nel frattempo, Thomas si è pentito del suo gesto e vuole rintracciare suo figlio per chiedergli perdono e lasciargli la sua fortuna. Mentre gli anziani della casa di riposo muoiono, Benjamin riacquista le sue forze e instaura un profondo rapporto con Daisy. Trascorrono gli anni e Benjamin assomiglia sempre più a un forte uomo di mezz’età. Stanco della sua vita monotona, l’uomo salpa con Mike verso nuove avventure, tenendosi sempre in contatto con Daisy (Cate Blanchett), che nel frattempo è diventata una ballerina molto apprezzata. La scoperta del mondo coinciderà con la scoperta di nuovi e inaspettati sentimenti, come quelli che legheranno l’uomo all’aristocratica Elizabeth Abbott (Tilda Swinton). Al di là della distanza e dell’incessante scorrere del tempo, Benjamin (Brad Pitt) si sentirà sempre connesso a Daisy, il suo primo amore.”

Ecco la recensione di Il curioso caso di Benjamin Button

La recensione di Il curioso caso di Benjamin Button: un racconto fiabesco che spicca per l’intimo senso d’avventura

Basato su un racconto di circa venti pagine di Scott Fitzgerald, Il curioso caso di Benjamin Button prende spunto per tramutarsi in un qualcosa di più, dilatando la sua personalissima storia in 166 minuti di film. Se da un lato il noto scrittore effettua una drastica preso verso la sensibilità della spettatore, spiazzandone la percezione e spezzandone il fiato con una struttura scorrevole che procede a ritroso, dall’altro Fincher introduce lo straordinario evento – un bambino nato vecchio – in un contesto ordinario – una pensione – dove la messinscena tende a normalizzare quanto osservato. Da questo punto di vista, i movimenti lenti della macchina da presa e gli stilemi classici come il campo e controcampo nonché la simmetria ricercata nei luoghi e nelle inquadrature, aiutano il racconto a normalizzare qualcosa che di fatto non è normale, ma al di fuori di ogni logica umana. Benjamin Button cresce al contrario, ovvero da vecchio ringiovanisce sempre di più con gli anni, e ciò implica un’atmosfera in un primo momento dilatata e drammatica, mentre successivamente prende il sopravvento la componente mélo con l’introduzione e lo sviluppo dell’amore impossibile. Mentre le persone che si sono prese cura di Benjamin perdono progressivamente la vita – il tempo è tiranno -, il protagonista si mette in forze poiché possiede un corpo rinvigorito dall’età invertita, e la sua forza diventa sia morale che fisica.

 

Infatti, il viaggio emotivo di Benjamin è un racconto fiabesco che spicca per l’intimo senso d’avventura, travolgendo lo spettatore a tal punto da generare un senso di dipendenza dagli eventi, così normali quanto incredibili, vissuti dal personaggio interpretato da Brad Pitt. Ecco come il regista riesce ad ottenere un contrasto curiosissimo tra l’espansione della storia e la fluidità delle immagini, preservando l’attenzione di chi guarda ciò che accade. D’altronde, un elemento che contraddistingue Benjamin è la sua mancata definizione psicologica, la quale probabilmente avrebbe intrappolato rigidamente il protagonista, caratterizzato invece dal sentimento di libertà e dalla ricerca più profonda del senso (ciò si può elevare a metafora degli USA nati vecchi, perché figli dell’Europa, e poi ringiovaniti). Brad Pitt si dimostra un attore di assoluto valore poiché riesce espressivamente a trovare quell’equilibrio posto proprio al centro, tra il controllo e il pathos, nonostante la CGI e il trucco ad appesantirgli il volto. Interessante anche questa specie di ossimoro che viene a crearsi: Button è spaesato dalla realtà essendo a disagio per la sua inspiegabile condizione, però ha comunque una consapevolezza e una saggezza tali da raccontare le diverse situazioni in voice over, risultando a tutti gli effetti un narratore onnisciente. Le parole e i ricordi restano impressi sui e nei personaggi, i cui tormenti interiori si modellano e rimodellano con lo scorrere della narrazione, così come le passioni e gli incontri sfuggenti. Il tempo dà il ritmo al racconto d’altronde, con accelerate improvvise e frenate ripide a seguito dell’eros e del lirismo.

Ecco la recensione di Il curioso caso di Benjamin Button

L’importanza del tempo in Il curioso caso di Benjamin Button

C’è uno studio complesso dietro l’architettura di Il curioso caso di Benjamin Button, e a dispetto di un narratore onnisciente ci sono in realtà molteplici punti di vista a impreziosire la storia suddividendola in più strati. Al centro di tutto c’è lo scorrere del tempo per e del protagonista, ragion per cui il passato e il presente sembrano camminare individualmente per poi incontrarsi circa a metà film; dall’attimo in cui accade tale fatalità, si procede in maniera più lineare verso un finale epico e tragico. La morte e la vita, come passato e presente, marciano parallelamente durante i 166 minuti del lungometraggio, segnando prima la perdita e la sofferenza di Benjamin, e poi la sua graduale trasformazione morale e fisica tramite gli oggetti in costante ritorno (ad esempio, le cartoline scritte a Daisy; i tramonti), simbolo del ricordo e della maturazione conseguita. Quest’ultimo aspetto riguarda anche più da vicino i personaggi di Cate Blanchett e Tilda Swinton, emotivamente altalenanti (trauma e felicità) e perciò autentici nel loro individuale percorso. Tra l’altro è fantastico osservare come il tempo, ancora una volta meccanismo fondante della storia, avvolga in sé Benjamin e Daisy, i quali a loro volta rispecchiano il passato e il presente che marciano parallelamente per poi ritrovarsi soltanto a metà film.

 

L’amore crepuscolare che cosparge il finale di tragicità ed epicità, come precedentemente preannunciato, culmina in una percettiva dissolvenza al nero che segna definitivamente il regresso/progresso di Benjamin Button, teneramente preso tra le braccia dalla sua amata Daisy. Proprio il senso intimistico è ancor più marcato dai colori espressi dalla fotografia, a metà tra gli squarci di luce naturali e gli artifizi sublimi per la dicotomia straordinario-ordinario. La retorica viene asciugata passo dopo passo, e Fincher in tal senso dimostra ormai una certa maturità, senza però rinunciare a quel virtuosismo cinematografico molto postmoderno, così come è postmoderna la volontà dell’autore di immergere direttamente lo spettatore nel racconto rivolgendosi a lui stesso. Il curioso caso di Benjamin Button è un film straordinario nel suo essere ordinario, ed è allo stesso tempo malinconico, cupo, intimo e appassionante. Gioca poi con le differenti percezioni, con la sensibilità di chi guarda e di chi è in scena, con i punti di vista modellati più e più volte dall’impetuoso scorrere del tempo. Fincher si lascia andare in una semplice avventura nella quale non si smette mai di ascoltare e imparare dalla vita stessa, nonché dagli altri, e la libertà narrativa dovuta al suo strabiliante protagonista – d’altronde lo sceneggiatore è lo stesso di Forrest Gump – attrae lo sguardo. 

Voto:
4/5
Andrea Boggione
2.5/5
Gabriele Maccauro
2/5
Alessio Minorenti
3/5
Matteo Pelli
4/5
Paola Perri
2.5/5
Vittorio Pigini
3.5/5
Bruno Santini
3/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
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Voto del redattore:
Data di rilascio:
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Cast:
Genere:

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