Cerca
Close this search box.

Recensione – Waking Life: Linklater torna alla sua filosofia

Waking Life di Richard Linklater

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film:
Waking Life
Genere: Animazione 
Anno: 2001
Durata: 101′
Regia: Richard Linklater 
Sceneggiatura: Richard Linklater
Cast: Wiley Wiggins, Eamonn Healy, Timothy “Speed” Levitch, Adam Goldberg, Ethan Hawke, Julie Delpy, Otto Hofmann, Steven Soderbergh e Richard Linklater 
Fotografia: Richard Linklater e Tommy Pallotta
Montaggio: Sandra Adair 
Colonna Sonora: Glover Gill 
Paese di produzione: Stati Uniti d’America 

Nel 2001 Richard Linklater, dopo un paio di titoli meno interessanti e sorprendenti, torna sul grande schermo con un nuovo film “Waking Life”, realizzato mediante la tecnica dell’animazione. L’autore statunitense torna a mettere in scena la sua poetica, quella che lo ha reso, con il passare degli anni, una delle icone del cinema indipendente americano. Una grande boccata d’aria fresca per i più appassionati, gli spettatori, infatti, possono tornare a riabbracciare quelle tematiche e quelle caratteristiche tipiche del regista di Houston, Texas. Un gradito ritorno alla sperimentazione, questa volta attraverso una tecnica diversa da quelle utilizzate fino ad ora. Il film è stato all’epoca presentato in anteprima al Sundance Film Festival, manifestazione cara all’autore, ottenendo grandi apprezzamenti sia dal pubblico sia dal mondo della critica. Di seguito la trama ed una breve recensione del settimo film di Linklater. 

La trama di Waking Life, il settimo film di Linklater

Il film si divide in un gran numero di sequenze che esplorano diverse questioni filosofiche: dal mondo dei sogni alla realtà, passando per il significato della vita, fino ad arrivare a delle riflessioni sul libero arbitrio e l’esistenzialismo. Tra le varie storie che il regista propone ci sono quella di un ragazzo senza nome (Wiley Wiggins) che nonostante viva quotidianamente una vita di routine finisce per imbattersi in una crisi esistenziale, osservando inizialmente quasi inerme per poi partecipare più attivamente alle riflessioni e monologhi di altri personaggi. Tanti e diversi protagonisti che spaziano da semplici amici ad artisti e sognatori, trattando anche un gran numero di argomenti, dai più scolastici a quelli più legati alla vita di tutti i giorni. Come se non bastasse, spesso il focus della narrazione si sposta verso altri luoghi ed ambientazioni, mostrando allo spettatore situazioni che vedono protagonisti alcuni gruppi di persone, altri individui più isolati, ma anche una tenera coppia (un gradito cameo di due personaggi già visti nel sensazionale “Prima dell’Alba” 1995, Ethan Hawke e Julie Delpy riprendono, infatti, i ruoli di Jesse e Céline). Ma dove si nasconde il confine tra le esperienze più oniriche e legate ad un mondo di sogni rispetto alla realtà? Il protagonista pare vivere all’interno di un sogno perpetuo e duraturo, intervallato solo da alcuni occasionali risvegli non propriamente veritieri. 

Waking Life di Richard Linklater

La recensione di Waking Life di Richard Linklater

Nato probabilmente da un’idea che risale a ben prima dell’interessamento al mondo della settima arte da parte di Richard Linklater, “Waking Life” è un film realizzato in rotoscope o rotoscopio, una tecnica d’animazione che permette al disegnatore di ricalcare delle scene o sequenze girate in precedenza realizzando una versione animata di una pellicola live action. Quindi l’intera opera è stata registrata in digitale dove, successivamente, una squadra di animatori ha poi lavorato sui vari fotogrammi. Un progetto decisamente sperimentale che, oltre a riportare in scena due personaggi amatissimi dal pubblico in un breve cameo, contiene al suo interno più di qualche parallelismo con il film manifesto dell’autore texano “Slacker” (1991). La scelta di lavorare con un cast numeroso, che vanta diversi nomi tra cui il già citato Wiley Wiggins, Eamonn Healy, Timothy Levitch, Adam Goldberg, Otto Hofmann, l’amico Steven Soderbergh e lo stesso Linklater, ma anche di assumere un gran numero di disegnatori, ha permesso al regista di spaziare nella sua poetica, riflettendo su diverse questioni, anche molto diverse tra loro. Tornano, dopo “Newton Boys” (1998), quelle stesse tematiche che hanno reso unico il regista americano, dallo sguardo sulla società contemporanea alla quotidianità, dalla politica all’esplorazione del mondo dei sogni. 

 

Il film, lungo la sua narrazione frammentaria, affronta tante situazioni da diversi punti di vista: il protagonista segue il suo percorso e finisce per imbattersi in tanti altri personaggi stravaganti. Lo stesso finale appare emblematico e molto onirico, la levitazione del suo corpo verso un destino lontano nasconde in sé più significati. Una storia che riprende la poetica dell’autore e che stupisce non solo per la varie discussioni filosofiche e quell’incredibile capacità di scrittura creativa, ma soprattutto cattura l’attenzione del pubblico grazie a questa sorprendete ed interessante tecnica d’animazione, poco sconosciuta e dall’ottimo potenziale. Un metodo d’animazione che Linklater utilizzerà ancora in futuro in altre pellicole sensazionali, una tecnica che permette di dare vita ad un racconto unico che rispecchia alla perfezione l’intento di questa operazione sperimentale. Una scelta estetica che finisce per restituire un discreto fascino all’opera cinematografica. Anche qui non mancano tante citazioni, sia dal punto di vista narrativo sia da quello più tecnico, dall’ispirazione ai lavori di Ralph Bakshi ed il suo “American Pop” (1981) al titolo del film che fa riferimento alla massima del filosofo inglese George Santayana: “L’esser sani di mente non è che pazzia tesa al buon uso; la vita da svegli (in originale Waking Life) è un sogno sotto controllo”. 

Waking Life di Richard Linklater

Linklater torna alla sua filosofia

Insomma, “Waking Life” è una sorta di ritorno alle origini, non un passo indietro, ma una nuova esplorazione della poetica di un autore che ha davvero tanto da raccontare e che a volte, lungo la sua carriera, si è perso in più di qualche divagazione. Linklater torna alla sua filosofia e lo fa attraverso una storia originale e bizzarra, quelle caratteristiche che spesso e volentieri hanno reso straordinarie le sue storie ed i suoi racconti. Una ragnatela dalla quale pare difficile districarsi, ma che alla fine mostra una via da seguire, un percorso non per forza selezionato dal regista stesso, ma dallo spettatore che si trova di fronte ad una vera e propria avventura cinematografica e personale. Si parte da un semplice giovane per poi arrivare ad una riflessione sulla vita e sul suo significato, un sogno a tratti lucido che si alterna ad un mix di scambi di battute e dialoghi dal più superfluo al più complesso e riflessivo. Anche questa volta Richard Linklater riesce nell’impresa di realizzare un’opera surreale dal finale decisamente malinconico, ma speranzoso. Peccato, però, che come molte altri film dell’autore abbia deluso al botteghino, nonostante diversi riconoscimenti tra la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ed il New York Film Critics Circle. 

Voto:
4/5
Riccardo Marchese
4/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO