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Recensione – Insider – Dietro la Verità: il film d’inchiesta di Michael Mann

Con Al Pacino e Russell Crowe, Insider è uno dei migliori film di Michael Mann, ma per quale motivo?
Il film di Michael Mann del 1999, Insider

La retrospettiva sul cinema di Michael Mann continua col suo sesto lungometraggio, Insider – Dietro la Verità, diretto nel 1999 e con protagonisti Al Pacino e Russell Crowe. Un film d’inchiesta ma anche un thriller, per uno dei migliori film del regista di Chicago. Di seguito, ecco trama e recensione di Insider – Dietro la Verità.

La trama di Insider – Dietro la Verità, il sesto lungometraggio di Michael Mann

Insider – Dietro la Verità è certamente uno dei migliori film di Michael Mann, candidato a 7 premi Oscar ai 72esimi Academy Awards nonostante lo scarso successo al botteghino – 60 milioni di dollari incassati a fronte di 68 milioni di budget – e che nasce a partire da un articolo di Marie Brenner sulla figura di Jeffrey Wigand. La storia si concentra infatti sulla figura di Wigand (Russell Crowe), biochimico che finisce per smascherare un grande segreto dell’industria del tabacco, ovvero il fatto che la nicotina venga chimicamente alterata per renderne la dipendenza più semplice.

 

Lowell Bergman (Al Pacino) è invece il produttore di 60 Minutes – show della CBS seguito ed apprezzato in tutti gli Stati Uniti – e vuole aiutarlo, nonostante trovi ostacoli ovunque e finisca, come lo stesso Wigand, a mettere in gioco tutto pur di arrivare e far sapere a tutti la verità. Una storia vera, un film d’inchiesta ma anche un thriller che terrà ogni spettatore incollato alla poltrona.

Il film del 1999 di Michael Mann, Insider

La recensione di Insider: il prezzo della verità secondo Michael Mann

Qual è il prezzo della verità? Cosa si è disposti a mettere in gioco pur di far trionfare il bene? La storia del biochimico Jeffrey Wigand – così come quella di Lowell Bergman, produttore dello show della CBS 60 Minutes – gira un po’ intorno a questo: uomini che, pur di seguire un proprio ideale di giustizia, sono disposti a rischiare tutto, dall’incolumità (tante sono le minacce di morte e chiamate anonime che Wigand riceve) alla propria famiglia, che finisce per disgregarsi e cadere a pezzi. Wigand ha scoperto come l’industria del tabacco alteri chimicamente la nicotina per far sì che le persone possano diventarne più facilmente dipendenti e per far sì che tutti lo sappiamo, è disposto a tutto. Michael Mann, come sempre nella sua carriera, si ritrova dunque a parlare di uomini, di una vita segnata dal corso degli eventi, di cicatrici.

 

Insider – Dietro la Verità è un film d’inchiesta, un tipo di cinema che in Italia non ha mai davvero funzionato, ma che negli Stati Uniti ha grande tradizione e che, da Tutti gli Uomini del Presidente di Alan J. Pakula fino al recente Il Caso Spotlight di Tom McCarthy, ha sempre visto la produzione di questo genere di film, con risultato più o meno di livello. Il sesto lungometraggio di Michael Mann non si limita infatti al compitino da Oscar – nonostante riceva 7 candidature ai 72esimi Academy Awards – ma lo supera, trascende fino a far diventare quello che diretto da chiunque altro sarebbe stato un classico film d’inchiesta, un thriller con tutti gli stilemi del suo cinema. A proposito di uomini, ciò lo si capisce bene proprio dal modo in cui il regista di Chicago riprende i suoi protagonisti, con costanti primi piani oppure, ancor più, con riprese alle loro spalle, come se ci fosse una minaccia incombente, sempre più vicina, che in questo caso è sì l’industria del tabacco, ma anche tutto un certo sistema americano che Mann non perde mai occasione di criticare nelle sue pellicole.

 

A proposito di protagonisti, oltre ad un grande Al Pacino – lo è sempre, ma quando a dirigerlo c’è un regista che ha il polso della situazione e non lo porta a strafare, è eccezionale – va sottolineata la prova di un Russell Crowe ancora in grado di regalare performance stratosferiche – è chiaramente dalla parte della ragione, eppure ha una faccia con cui difficilmente si riesce ad empatizzare al 100% – e soprattutto ancora non travolto dal successo di Il Gladiatore di Ridley Scott o dall’Oscar vinto con A Beautiful Mind di Ron Howard che ne hanno segnato la carriera, fino a diventare quasi macchietta di se stesso.

 

Siamo dunque di fronte a l’ennesimo grande film di un regista unico, 158 minuti che volano via in un attimo e tengono incollato lo spettatore alla poltrona, tenendolo inoltre col fiato sospeso nonostante si tratti di una storia vera. Dopo 4 anni dal capolavoro Heat e dopo aver già diretto opere eccezionali come Strade Violente, Manhunter o L’ultimo dei Mohicani, Michael Mann chiude il secolo con uno dei migliori film del genere mai fatti, che ha sì avuto un grande insuccesso di botteghino – 68 milioni di dollari di budget e solo 60 incassati – e che, a dirla tutta, non viene neanche così tanto citato, ma che resta un tassello fondamentale nella storia del cinema e dell’arte, un’opera dunque imprescendibile e dopo la quale, nonostante tutto, Mann non cederà di un passo, continuerà per la propria strada ed a mettersi in gioco film dopo film, senza mai calare a livello qualitativo.

Voto:
4.5/5
Christian D'Avanzo
5/5
Matteo Pelli
5/5
Giovanni Urgnani
5/5
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