Articolo pubblicato il 28 Dicembre 2023 da Gabriele Maccauro
Nuovo appuntamento con l’approfondimento sulle piattaforme streaming, una rubrica che ha l’obiettivo di consigliare, non recensire, 5 film a prescindere dal loro genere, dalla loro durata o dall’anno di uscita con un nuovo articolo ogni settimana, ciascuno inerente una diversa piattaforma. Questa settimana è il turno di Netflix. Di seguito, ecco i 5 titoli di agosto 2023.
Il Calamaro e la Balena – Noah Baumbach (2005)
Presentato in anteprima al Sundance Film Festival – dove ha vinto i premi per sceneggiatura e film drammatico – e candidato successivamente a 6 Independent Spirit Awards, 3 Golden Globes ed un premio Oscar ai 78esimi Academy Awards, Il Calamaro e la Balena è il quarto lungometraggio diretto da Noah Baumbach e quello che ha definitivamente lanciato la sua carriera.
Con un budget di 1,5 milioni di dollari, il film prodotto da Wes Anderson ha incassato poco più di 8 milioni in tutto il mondo, ma è stato un successo Indie che ha fatto finire il regista di New York sulla bocca di tutti, soprattutto per quanto riguarda la qualità delle proprie sceneggiature. Il Calamaro e la Balena non fa eccezione e si distingue certamente per la sua scrittura, ma risulta ancora acerbo ed una sorta di prova per arrivare all’opera che 14 anni dopo, nel 2019, lo consacrerà definitivamente, ovvero Storia di un Matrimonio. Nonostante questo, merita di certo una visione, soprattutto per chi ha scoperto Baumbach per i suoi ultimi lavori come Rumore Bianco e desidera approfondirne la filmografia.

Alì – Michael Mann (2001)
Nel 2001 arriva il settimo lungometraggio di Michael Mann, qui alla sua prima collaborazione con Jaime Foxx – con cui lavorerà tre anni dopo al capolavoro Collateral – e con Will Smith, che era sì già celebre per Willy: il Principe di Bel-Air o per film come Bad Boys o Men in Black, ma che qui diede dimostrazione di come potesse reggere anche un ruolo di spessore, nonché drammatico.
Alì è certamente uno dei film meno citati di Michael Mann – di cui vengono certamente ricordati di più Heat, Collateral o Nemico Pubblico – ed è stato anche un enorme flop, visto che ha incassato circa 88 milioni di dollari a fronte di un budget di oltre 100 milioni, ma resta un film enorme e che un qualsiasi regista sognerebbe di dirigere. Michael Mann non è però un regista qualsiasi, ma uno dei maestri più grandi che il cinema abbia mai avuto, tanto grande quanto poco ricordato e che qui decide di raccontare la storia di quello che probabilmente, insieme a Michael Jordan, è il più grande sportivo di sempre e che, da sportivo, è diventato icona: Muhammad Alì. Un film consigliato dunque non solo agli appassionati di sport e, nello specifico, di boxe – tralasciando Toro Scatenato di Martin Scorsese, di combattimenti di pugilato girati così bene se ne ricordano pochissimi – ma a tutti coloro che amano il cinema. Da recuperare e riscoprire.

American History X – Tony Kaye (1998)
American History X è, insieme a Trainspotting di Danny Boyle e Fight Club di David Fincher, il film simbolo degli anni ’90. Un film amato tanto dal pubblico quanto dalla critica ma che, nel 1998, non venne recepito come al giorno d’oggi. Oltre ad una questione di botteghino – il film incassò 23 milioni di dollari su un budget di 20 – il film scritto da David McKenna ha avuto una produzione travagliata. Tony Kaye, regista al debutto assoluto in un lungometraggio, ha infatti dovuto combattere con i produttori e con lo stesso Edward Norton (protagonista della pellicola), perché volevano apportare delle modifiche che Kaye rifiutava nel modo più assoluto e che ne hanno infatti posticipato l’uscita di un anno.
Tony Kaye finì per disconoscere l’opera, dato che quella uscita nelle sale non sentiva fosse la sua versione del film – che subì modifiche, con scene tagliate ed un finale completamente cambiato – andando ad intaccare il proprio futuro da regista. Una versione che inoltre, ad oggi, resta inedita. Una storia travagliata per un film che tratta la tematica del razzismo come, da un certo punto di vista, non era mai stato fatto prima e, forse, non viene fatto ancora oggi. Si tratta però di un film potentissimo ed impossibile da non vedere, dunque la visione è caldamente consigliata.

Paprika – Satoshi Kon (2006)
Tratto dall’omonimo romanzo di Yasutaka Tsutsui e presentato in anteprima mondiale alla 63esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Paprika è uno dei quattro lungometraggi diretti da Satoshi Kon, il geniale regista giapponese prematuramente scomparso nel 2010. La sua eredità artistica è però di quelle importanti, incredibili, con cui Kon è sempre riuscito a mettere in scena i propri pensieri e sogni. Paprika non è forse il suo miglior film, ma resta un’opera a dir poco clamorosa, un vero e proprio sogno cui Christopher Nolan si è fortemente ispirato per il suo Inception del 2010. Autore inoltre fondamentale per ricordare a tutti la forza dell’animazione, oltre che delle idee e di come, se una cosa la si può immaginare, allora la si può mettere in scena. Un film impossibile da non vedere e che, si spera, possa servire per recuperare tutte le altre opere del regista di Sapporo.
Leggi anche: La recensione di Paprika, il capolavoro di Satoshi Kon

Compagni di Scuola – Carlo Verdone (1988)
Candidato a tre David di Donatello – vincendo quello per la miglior attrice non protagonista con Athina Cenci – Compagni di Scuola è l’ottavo lungometraggio diretto da Carlo Verdone e forse il primo con un taglio drammatico così presente e netto. Non che le sue commedie, soprattutto della prima fase di carriera non funzionino, anzi, ma Compagni di Scuola resta una vetta che probabilmente il regista romano non ha mai più toccato ed il miglior film da lui realizzato.
Verdone è infatti bravissimo a muoversi tra commedia – si ride tanto ed alcune battute sono entrate nella storia – e dramma, con alcuni attori mai più così bravi – in primis Christian De Sica, ma anche Nancy Brilli, Angelo Bernabucci, Massimo Ghini, Eleonora Giorgi – e con lo stesso Carlo Verdone che fa da legante tra tutti questi personaggi, per un film corale quasi Altmaniano che non annoia mai e che, a quasi 40 anni dalla sua uscita, è ancora freschissimo e soprattutto ricordato dalla critica e da un pubblico anche di giovani.
Insomma, Carlo Verdone ha certamente fatto qualche passo indietro negli ultimi anni, ma resta un regista ed attore importante per il cinema italiano, dunque recuperare i suoi film più noti e riusciti sembra quasi un obbligo. Compagni di Scuola ha sì un senso drammatico molto forte, ma è talmente riuscito come film che vederlo va bene in qualsiasi momento ed ora è possibile farlo grazie alla sua presenza nel catalogo di Netflix.
