Articolo pubblicato il 6 Agosto 2023 da Bruno Santini
Il 31 luglio 2023 per il Multisala Odeon The Space di Milano è stato l’ultimo giorno di attività: da quello seguente sul sito ufficiale della compagnia compare un freddo comunicato in cui si informano i consumatori della chiusura definitiva della filiale milanese. La riqualificazione del complesso è già pianificata, infatti, il progetto prevede l’edificazione di un centro commerciale, con negozi, ristoranti etc. Il reparto cinematografico però non dovrebbe sparire del tutto, l’ipotesi pare essere che al piano interrato vengano collocate cinque sale, la metà di quelle a disposizione fino ad oggi. Una notizia clamorosa che genera automaticamente diverse domande di circostanza, come ad esempio il chiedersi come sia possibile che dopo novantaquattro anni non si sia evitato di concludere in questo modo, se davvero questa sia stata l’unica soluzione possibile o se qualcuno che forse avrebbe potuto intervenire abbia lasciato correre indifferentemente. In molti potrebbero essere portati a pensare che non sia possibile come motivazione della cessazione, il cattivo affare, in primo luogo per la collocazione d’élite, teorica garanzia di affluenza quotidiana.
È naturale che qualsiasi discorso di questa natura non possa partire da una premessa doverosa e necessaria: l’attività degli esercenti cinematografici sta affrontando una lunga e difficoltosa resistenza da quel fatidico 25 febbraio 2020, giorno in cui le sale in Lombardia chiusero per la prima volta a causa dell’emergenza sanitaria; ed una volta tornata la normalità, neanche il tempo di riprendersi totalmente, come se non bastasse, le crisi internazionali, con la conseguente invasione della Federazione Russa ai danni dell’Ucraina, hanno portato ad un incremento pazzesco dei prezzi sulle materie prime e sulle fonti energetiche, gravando ancora di più sulle spese di gestione. Senza far rumore o senza far scalpore, molte sale nel corso di questo quasi quinquennale periodo hanno abbassato definitivamente le saracinesche, ma è chiaro che nel caso in questione la perplessità e lo sgomento la facciano da padrone ed è naturale domandarsi se la tutela non viene esercitata qui quando lo sarà?
Perchè Il The Space Odeon di Milano ha chiuso?
Concentrandoci sulle potenziali cause, è importante la testimonianza social lasciata da Leonardo Rinella, collaboratore di Michele Innocenti per il canale YouTube “Inno al cinema”, in cui fornisce dettagliatamente, entro un arco temporale non troppo recente, una serie di mancanze infrastrutturali sparse tra una sala e l’altra, è sottolineata una costante precarietà del servizio, problemi tecnici ed una discutibile gestione del personale. Numerosi commenti confermano, anzi aggiungono ulteriori dettagli, la quindi nota situazione critica di funzionamento generale, forse questo episodio può veramente portare all’attenzione i veri problemi che affliggono il mercato cinematografico italiano, forse è la volta buona in cui si risponda adeguatamente al perché il pubblico preferisca di gran lunga altre forme d’intrattenimento, partecipando solamente agli eventi mainstream hollywoodiani.
Da troppo tempo si blatera con argomentazioni utili principalmente ad arringare la folla del web, lanciando dibattiti sull’annosa e non si sa quanto effettiva, lotta tra le sale e le piattaforme streaming, quest’ultime (una su tutte) accusate di uccidere l’esperienza su grande schermo. Alcune importanti catene di distribuzione e gruppi di esercenti hanno fatto fronte comune per ostacolare le distribuzioni limitate al cinema dei lungometraggi originali Netflix, clima esacerbato poi dallo scoppio della pandemia da COVID-19. Gli interventi economici dello Stato hanno avuto l’effetto di un tamponamento provvisorio più che di una soluzione capace di raggiungere la radice del problema, nella convinzione errata che l’italiano medio si convinca esclusivamente lavorando sulla riduzione del prezzo del biglietto, ma tutte le volte che le iniziative si esauriscono, la fidelizzazione rimane un lontano miraggio.

Cosa devono fare le sale cinematografiche per invogliare la gente?
La concorrenza da vincere per le sale cinematografiche è quella contro gli impianti audiovisivi casalinghi: per tutti ormai è accessibile l’organizzazione di una vera e propria “stanza-cinema fai da te”, grazie al commercio di ottimi strumenti per il video e il sonoro, con televisori in grado di restituire un’immagine sofisticata. La partita si gioca sull’esperienza, non conta né il genere di appartenenza delle pellicole né la stagione in cui vengono distribuite, poiché anche nel “Bel paese” non sono mancati i grandi incassi durante l’estate, quello che serve è garantire l’unicità del vivere la sala e ciò può essere realizzato solamente con interventi seri e radicali sulle infrastrutture: gli strumenti audio e video devono essere all’avanguardia; le poltrone devono essere comode e sostituite almeno ogni dieci anni; gli esercizi commerciali devono essere meglio localizzati in tutto il territorio nazionale, visto che vige tutt’ora una forte disparità, nonostante il numero degli schermi sia pressoché identico ad altri paesi europei.
Le strade che si presentano davanti sono due: continuare a fare salotto con dibattiti fragorosi ma sterili mentre le istituzioni continuano ad agire in maniera provvisoria oppure invertire la rotta e valorizzare un aspetto culturale che può ancora dire tanto, non soltanto in campo economico. Ma per concretizzare le buone intenzioni occorre ampliare il proprio raggio e uscire da una situazione stagnante causata da un’ignobile sottovalutazione della settima arte e del suo mondo.
Fonti consultate per l’articolo: ANSA, MilanoToday.