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Recensione – Piscina Infinita, il film di Brandon Cronenberg con Alexander Skarsgard e Mia Goth

Brandon Cronenberg torna alla regia con Piscina Infinita, ma avrà atteso le aspettative di tutti gli appassionati?
Piscina Infinita, il nuovo film di Brandon Cronenberg

Dopo essere stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival e successivamente alla 73esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, è da pochi giorni disponibile in Italia su Amazon Prime Video – saltando dunque una distribuzione in sala e passando direttamente allo streaming – Piscina Infinita (Infinity Pool), il nuovo film di Brandon Cronenberg. Di seguito, ecco dunque trama e recensione di uno dei film più interessanti dell’anno.

La trama di Piscina Infinita, il nuovo film di Brandon Cronenberg

Prima di passare alla recensione ed all’analisi di Piscina Infinita, è bene spendere due parole sulla trama, anche per contestualizzare al meglio ciò che verrà detto in seguito. Il nuovo film di Brandon Cronenberg segue la storia dello scrittore James Foster e di sua moglie Em, in vacanza nella fittizia Li Toqla. I due sono in crisi e questa vacanza dovrebbe servire per dare nuova linfa vitale alla coppia, ma tutto prende una piega inaspettata quando Gabi, giovane ammiratrice del lavoro di James, li invita a passare una serata insieme a lei ed a suo marito Alban. Il giorno seguente, i quattro decidono di andare in campagna, nonostante fossero stati avvertiti più volte che per i turisti sarebbe meglio non uscire dal resort. Dopo una giornata passata insieme però, sulla via del ritorno, James investe inavvertitamente un ragazzo, uccidendolo. Gabi insiste che non venga chiamata la polizia, ma il mattino seguente degli agenti bussano alla porta di James e lo arrestano. In carcere, egli viene informato che, secondo le leggi del posto, vi è la condanna a morte per mano del primogenito della vittima.

 

Sorprendentemente però, il paese ha un sistema giudiziario tale per cui, pagando una tassa estremamente dispendiosa, lo stesso governo è disposto a clonare il condannato, in modo tale da poterlo rimpiazzare e con l’unico obbligo di dover assistere all’esecuzione del proprio clone. Em è sconvolta dall’accaduto e vuole tornare immediatamente a casa, ma James dice di aver perso il passaporto, motivo per cui estende il suo pernottamento di una settimana. Successivamente, James incontra di nuovo Gabi ed Alban: i due lo portano a conoscere un gruppo di ricchi stranieri, tutti colpevoli di orrendi crimini ma che adesso, avendo scoperto questo particolare sistema giudiziario, si divertono a commettere crimini e, fondamentalmente, a pagare per assistere all’uccisione dei propri cloni. Da qui in poi, James seguirà il gruppo in diverse azioni ma, con il passare del tempo, la situazione si farà sempre più difficile e pesante per lui, con un continuo climax che porterà ad una conclusione che però per molti potrà essere inaspettata.

Mia Goth in Piscina Infinita di Brandon Cronenberg

La recensione di Piscina Infinita: lasciate in pace David Cronenberg

Di sicuro ci avrà pensato subito, Brandon Cronenberg, quando ha deciso di fare il regista. D’altronde, porta sulle spalle un cognome pesante, quello ereditato da suo padre David – uno dei più grandi geni che il cinema abbia mai conosciuto – e con cui il paragone è inevitabile che venga fatto dalla critica internazionale, soprattutto viste le tematiche ed il senso estetico che Brandon ha sviluppato negli anni. A proposito di critica internazionale però, va detto che questo collegamento tra padre e figlio è anche segno di una mancanza di approfondimento e conoscenza delle opere stesse e definire Brandon la brutta copia di David, portando ciò come punto di forza della propria critica, appare abbastanza sterile e sbagliato, visto che le opere di Brandon – che sono, ad oggi, tutte difettose ed imperfette – peccano di tutto tranne che di scimmiottamento del padre. Brandon è figlio di Cronenberg anche da un punto di vista artistico – esattamente come ad oggi, con le dovute differenze stilistiche, lo è una regista come Julia Ducournau – ed è dunque inevitabile che ci siano dei rimandi o che alcune tematiche e punti salienti del proprio pensiero cinematografico e non, derivino proprio da quello di David Cronenberg, ma Brandon Cronenberg è un regista che, con i suoi tre film all’attivo, sta tentando di seguire la propria strada e la propria visione e sa benissimo che il modo più sbagliato per farlo, sarebbe quello di imitare o copiare il padre.

 

Se Antiviral era stato un buonissimo esordio e Possessor un meraviglioso film che già sottolineava come Brandon avesse una propria poetica, Piscina Infinita segue questo filone, nonostante possa rappresentare un passo indietro rispetto al film del 2020 con Andrea Riseborough protagonista. Nonostante questo però, Piscina Infinita sembra vivere delle proprie imperfezioni, facendo leva su uno stile ancora acerbo – siamo comunque al terzo film, non stiamo parlando di un regista affermato con decenni di carriera alle spalle – ma ben delineato, che fa del montaggio e della messa in scena i suoi punti di forza, con scene oniriche e surreali che, se nel caso di Possessor potevano avere luogo in un mondo distopico, qui prendono invece vita nel mondo vero, in una realtà che conosciamo bene, dando l’impressione che si tratti di un qualcosa di concreto, che possa davvero esistere. 

 

Piscina Infinita – che ha dalla sua le ottime interpretazioni di Alexander Skarsgard e Mia Goth – è un film che parla di divisione di classe attraverso il contrasto tra ciò che si trova all’interno del resort e ciò che ne è invece al di fuori e che approfondisce la questione attraverso questo gruppo di ricchi annoiati che ogni anno vanno in vacanza a Li Toqla per poter dare libero sfogo ai propri istinti primordiali, animaleschi, sapendo di poter comprare tutto con i soldi, anche una libertà che passa però dall’uccidere se stessi. Un concetto paradossale e che Brandon Cronenberg critica da un punto di vista politico, di classe, ma non totalmente dal punto di vista psicologico. Sembra assurdo e paradossale, sembra eticamente sbagliato, ma la riflessione di Cronenberg non si fonda sulla domanda se sia giusto o sbagliato uccidere delle persone o commettere dei crimini, ma sulla psiche umana, su ciò che sta alla base di tutto: James Foster è uno scrittore insoddisfatto dalla propria vita e dalla propria relazione con Em, che lo ama ma che, allo stesso tempo, non manca di sottolineargli come sia lei quella ricca, su come sia grazie al padre se lui ha pubblicato il suo unico libro e su come egli sia, fondamentalmente, un mantenuto. Eppure James vuole davvero essere uno scrittore e questo lo ferisce, come nella scena emblematica in cui Gabi ammette di non aver mai letto il suo libro e di essersi solamente spacciata per una sua ammiratrice. Nonostante l’incidente iniziale, James nasconde il proprio passaporto fingendo di averlo perso e decide di restare. Decide di rimanere con un gruppo di persone che sembrano apprezzarlo e capirlo, piuttosto che con lei. Chiaramente, James si renderà conto solo in seguito di che persone siano davvero questi ricchi annoiati cui sembra fare capo Gabi, ma all’inizio si diverte con loro a veder morire i propri cloni, tanto che si crea in più situazioni un dubbio etico non da poco – basti pensare alla scena dell’orgia ed a ciò che Gabi dirà in seguito oppure alla scena in cui James prende a calci e pungi una figura incappucciata, che si scoprirà essere un suo stesso clone – come anche il dubbio su chi siano effettivamente i personaggi che lo spettatore sta vedendo, se gli originali o dei cloni, richiamando in un certo senso The Prestige di Christopher Nolan.

 

Si tratta di una riflessione che, ancor prima di giudicare, riflette sulla vera essenza di queste persone, con delle scene di danza e con quella dell’orgia che, nel loro essere oniriche, ricordano in un certo senso Devilman di Go Nagai. Anime perse, senza controllo in un mondo alla deriva – per certi versi, viene addirittura da pensare alla figura di Jeffrey Epstein – e che, con quel finale in cui James, al posto di prendere l’aereo per tornare a casa, torna invece nel resort e si siede su una sdraio in spiaggia e sotto la pioggia, fa pensare che non c’è davvero un lieto fine se non si è liberi nella propria mente. In questo senso dunque, l’idea di uccidere i propri cloni per uccidere se stessi, per potersi poi ritrovare, cambiare pelle e poi rinascere. Piscina Infinita è un film pieno di difetti, ma è il film di un regista che ha un’idea di cinema netta, chiara e non per tutti. Lui lo sa bene, riesce a dar vita ad un’opera che vive delle proprie imperfezioni ed il fatto che ci riesca è la riprova di come Brandon Cronenberg sia un autore. E basta paragonarlo al padre.

Voto:
4/5
Vittorio Pigini
3.5/5
Christian D'Avanzo
3.5/5
Bruno Santini
4/5
Riccardo Marchese
4/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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