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I Migliori Film Ambientati In Corea Del Sud

Madre, un film di Bong Joon-ho

Uno dei paesi più interessanti dal punto di vista cinematografico degli ultimi decenni, è certamente la Corea Del Sud, che ha vissuto un vero e proprio boom grazie anche ad una serie di autori che hanno contribuito a far uscire fuori dai confini nazionali uno dei cinema tra i migliori del mondo. Bong Joon-ho e Park Chan-wook sono indubbiamente gli autori più affermati e conosciuti, ma si tratta di un paese pieno di autori ed opere di qualità assoluta. Ecco dunque il motivo di questa classifica che ha l’obiettivo di consigliare i 10 migliori film ambientati in Corea Del Sud.

I Migliori Film Ambientati In Corea Del Sud

Questa classifica, come d’altronde ogni classifica mai realizzata, non è altro che un gioco e certamente ne resteranno fuori titoli importanti e bellissimi – è stato infatti deciso di consigliare non più di un film per autore – ma questa non è altro che una selezione di 10 film che, per svariate ragioni, rappresentano al meglio il cinema coreano e lo hanno aiutato a diventare così popolare anche nel resto del mondo. Non si tratta dunque di una gara, i film non sono in ordine di qualità o bellezza, ma solo in ordine casuale. Detto questo, ecco i 10 migliori film ambientati in Corea Del Sud.

The Housemaid – Kim Ki-young (1960)

Il primo titolo è un film del 1960 sconosciuto ai più ma che, all’interno della storia del cinema coreano, ricopre un ruolo fondamentale. The Housemaid, che si basa su una storia realmente accaduta a Geumcheon, parla di Kim Dong-sik, insegnante di musica sposato con una donna incinta e con due figli, che decide di assumere la domestica Myung-sook. Lei però, dopo essersi inizialmente mostrata cordiale e gentile, inizia a provare una vera e propria ossessione nei confronti dell’uomo ed ha intenzione di sedurlo.

 

Un film che tratta dunque della condizione della donna in ed il suo rapporto con la borghesia coreana, del ruolo della famiglia e di tematiche come aborto e tradimento. Un film eccezionale che, per sua stessa ammissione, ha ispirato lo stesso Bong Joon-ho per la realizzazione di Parasite. Un caposaldo del cinema coreano che non poteva assolutamente mancare in questa classifica.

The Housemaid, un film di Kim Ki-young

Oasis – Lee Chang-dong (2002)

Presentato in anteprima alla 59esima edizione della Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia e vincitore del Leone D’Argento – Premio Speciale per la Regia, è forse il punto più alto della carriera di un regista gigantesco. Lee Chang-dong non sarà noto quanto Bong Joon-ho o Park Chan-wook, ma è un regista di livello assoluto, di cui non possiamo non consigliare anche Poetry e la sua ultima opera, Burning

 

Il film scelto per questa classifica è però Oasis, la storia di Jong-du, asociale appena uscito dal carcere e Gong-ju, ragazza tetraplegica che vive sola chiusa in casa. L’opera ci racconta dunque l’incontro tra i due ed il loro rapporto pieno di dolcezza, il rapporto tra due emarginati che si sono incontrati e compresi, in un film che ci parla di amore, disabilità e della stessa società coreana, senza però voler premere sul tasto del pietismo, ma raccontandoci il film in maniera reale, diretta, senza fronzoli. Imperdibile.

Castaway On The Moon – Lee Hae-jun (2009)

Presentato in Italia al Far East Film Festival, dove ottenne un successo enorme, Castaway on the Moon è un film molto interessante, che merita un posto in classifica. Il film di Lee Hae-jun ci racconta la storia di Kim Seong-geun, uomo che tenta di suicidarsi buttandosi nel fiume Han, ma fallisce e si ritrova su un’isola. Dopo aver inizialmente tentato di chiamare aiuto, egli si abitua alla vita sull’isola, rinunciando anche all’idea di togliersi la vita ed accettando la sua nuova condizione, cui va aggiunto lo stranissimo rapporto e modo di comunicare con una ragazza che lo vede grazie alla sua macchina fotografica.

 

Un film particolare ma semplice, ironico e che torna su temi già trattati anche da alcuni film sopracitati, come la solitudine, l’emarginazione ed una società che resta immobile. Ciò che Castaway on the Moon fa perfettamente, è parlare delle piccole cose, di ciò che nella vita di tutti i giorni considereremmo banali, sottolineandone l’importanza e come dipenda tutto dal punto di vista con cui si guarda.

Joint Security Area – Park Chan-wook (2000)

Non citare Park Chan-wook all’interno di questa classifica era impossibile. Il regista di Seoul è senza dubbio uno dei registi più importanti non solo del cinema coreano, ma del cinema mondiale, che ci ha regalato svariati capolavori come la Trilogia della Vendetta, Mademoiselle, Thirst o la sua ultima opera, il meraviglioso Decision to Leave. Ogni sua opera è dunque consigliata, vista l’importanza e la qualità assoluta, ma il film scelto per entrare all’interno di questa classifica è Joint Security Area.

 

Il film, presentato in concorso alla 51esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino e tratto dal romanzo DMZ di Park Sang-yeon, è l’ennesimo enorme film del regista, ma è fondamentale perchè ha dato il via alla sua carriera, visto il successo stratosferico che ha avuto, con mezzo milione di spettatori nella sola Seoul nella prima settimana di programmazione e divenne, ai tempi, il maggior incasso nella storia del cinema coreano. Una storia di uguaglianza e di confini tra soldati delle due Coree, che gioca con i generi mettendo insieme drammatico, thriller e la stessa guerra e che, come tipico del regista, crea intrecci che lasciano lo spettatore a bocca aperta per l’intera durata della pellicola. Imprescendibile.

A Taxi Driver – Jang Hoon (2017)

Presentato in anteprima al Fantasia International Film Festival di Montreal ed ispirato alle vicende del Massacro di Gwangju – dove, nel 1980, scoppiò una rivolta contro la dittatura di Chun Doo-hwanA Taxi Driver è sicuramente uno dei migliori film coreani degli ultimi anni. Il film di Jang Hoon decide di raccontarci ciò che avviene in Corea da chi forse la conosce meglio di tutti, ovvero dei tassisti. Il protagonista è Kim Man-seob, uomo con diversi problemi economici che riesce però a trovare un cliente straniero disposto a pagarlo una cifra enorme per essere portato da Seoul a Gwangju, città sotto il controllo dell’esercito. Lo straniero è infatti un giornalista che vuole raccontare al resto del mondo ciò che sta accadendo e che la Corea vuole nascondere e Kim, ignaro di ciò che stava avendo luogo lì, scopre tutto con il passare del tempo e decide di fare qualcosa, di rendersi utile, lui come tutti i suoi colleghi tassisti. 

 

Un film meraviglioso, che fa luce su un evento storico sconosciuto ai più, che cita chiaramente Taxi Driver, il capolavoro di Martin Scorsese ed il suo Travis Bickle, un’opera proletaria e di denuncia e che ci mostra la forza che un paese può avere se tutti si uniscono contro chi vuole subordinarli, annichilirli, addirittura rendere schiavi della loro stessa società. Un film eccellente.

A Taxi Driver, un film di Jang Hoon

Goksung – Na Hong-jin (2016)

Presentato fuori concorso alla 69esima edizione del Festival di Cannes, l’horror di Na Hong-jin è un instant-cult, un film che sin dalla sua uscita ha riscosso un successo enorme di critica e soprattutto di pubblico. Ci viene raccontata la storia di Jong-hoo, agente di polizia che, nel cuore della notte, viene svegliato per un caso di duplice omicidio. La storia diventa molto più oscura nel momento in cui si scopre che l’assassino, che ha ucciso una coppia per quello che sembrava essere un omicidio passionale, era affetto da una strana malattia. Gli omicidi iniziano ad essere sempre di più ed il lavoro di Jong-hoo sempre più contorto, fino a quando un uomo non gli dice di aver visto uno qualcuno mangiare una carcassa all’interno della foresta e che, a detta di quest’uomo, non è altro che uno spirito maligno che ha preso di mira il villaggio di Goksung.

 

Goksung sembra, inizialmente, un calderone di tematiche care ai film horror, come omicidi, fantasmi ed infetti ma, con il passare dei minuti, ci si rende conto di come la storia sia molto più di questo e di come, alla fine, tutto confluisca in un’unica direzione, mostrandoci come la scrittura sia uno dei suoi punti forti, cosa che tendenzialmente non si può dire degli horror di questi ultimi anni. Na Hong-jin dimostra inoltre di saperne gestire la regia in maniera incredibile, riuscendo a creare tensione ed atmosfera con un semplice movimento di macchina e senza dover ricorrere ai classici jumpscares. Film estremamente interessante, che meritava un posto in questa classifica.

Goksung, un film di Na Hong-jin

The Woman Who Ran – Hong Sang-soo (2020)

Come detto per Lee Chang-dong, lo stesso vale per Hong Sang-soo: nonostante si tratti di un regista spesso presente nei festival cinematografici di tutto il mondo, si tratta di un autore in realtà ancora troppo poco citato ma di livello altissimo, di cui potremmo consigliare tantissime opere, da Woman is the Future of Man a On the Beach at Night Alone, passando per In Another Country, Hong Sang-soo ha sempre dimostrato il suo talento eccezionale. Il film scelto per essere inserito in questa classifica è però The Woman Who Ran, presentato in anteprima alla 70esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino e vincitore dell’Orso D’Argento per il Miglior Regista.

 

The Woman Who Ran è un film che gioca sulle ambiguità, sul continuo spostamento del focus del film di elemento in elemento, ingannando lo spettatore, a partire dal titolo stesso del film. Qual è la donna che scappa? Da cosa scappa? Un film d’autore sotto tutti i punti di vista, scritto alla perfezione e che, come sempre nel suo cinema, pone l’accento sulle figure femminili, sulla donna e sul suo ruolo nella società. Hong Sang-soo confonde lo spettatore, non risponde a tutte le domande che egli può porsi, confidando forse nel suo occhio, nel fatto che egli saprà dove guardare, sarà in grado di capire, leggendo tra le linee e senza bisogno dei cosiddetti “spiegoni“. 

The Woman Who Ran, un film di Hong Sang-soo

I Saw The Devil – Kim Ji-woon (2010)

Presentato in anteprima negli Stati Uniti al 27esimo Sundance Film Festival, I Saw the Devil è un film brutale, che dimostra – come anche il sopracitato Goksung, seppur in maniera diversa – come il cinema coreano produca titoli di altissimo livello delle più disparate tematiche, riuscendo a dar vita ad opere poetiche, come anche ad horror o thriller adrenalinici e girati in maniera eccellente. Il film di Kim Ji-woon è esattamente questo: un film che tratta il tema della vendetta – spesso trattato nel cinema coreano, basti pensare alla trilogia di Park Chan-wook – con una trama semplicissima, come spesso accade con questi film, ma che fa della regia e della messa in scena dei punti di forza assoluti. A ciò vanno aggiunti dei personaggi quasi disumani, il modo in cui la loro psiche viene approfondita ed il rapporto vittima-carnefice dove però, come tipico nel cinema asiatico, non c’è una netta distinzione tra giusto e sbagliato, vero e falso, bianco e nero, ma si scava più in profondità, fino alla natura mostruosa dell’uomo, di ogni uomo.

Madre – Bong Joon-ho (2009)

Come detto per Park Chan-wook, lo stesso vale anche qui: in questa classifica non poteva di certo mancare Bong Joon-ho. Uno dei registi più importanti della sua generazione e che con Parasite ha scritto la storia del cinema e contribuito tantissimo all’esportazione del cinema coreano nel mondo. Anche in questo caso, le opere da consigliare sarebbero molte, dall’appena citato Parasite a Memorie di un Assassino o The Host, Bong Joon-ho si è sempre dimostrato un regista sì d’autore, ma anche di genere. Il film scelto per entrare a far parte di questa classifica è però un altro, ovvero Madre

 

Presentato nella sezione Un Certain Regard alla 62esima edizione del Festival di Cannes, Madre è un film enorme ma, anche in questo caso, non abbastanza citato e per questo motivo consigliato e da riscoprire. Un film che gioca con i generi e gioca su un rapporto madre-figlio a tratti morboso, eccessivo, ma che non è il focus del regista, che invece ci sottolinea più volte la cattiveria dei vicini di casa e di tutti coloro che gravitano intorno alla loro famiglia, riprendendo tematiche a lui care e che possiamo ritrovare in praticamente ogni sua opera. 

 

Do-joon viene arrestato con l’accusa di aver ucciso una ragazza, ma sua madre non ci crede neanche per un istante e si ritrova a combattere da sola contro quella che crede sia un’ingiustizia, contro la polizia e contro tutti coloro che la circondano, fino ad un finale di una potenza inaudita tanto è la sua bellezza. Il ruolo che una madre, ogni madre ricopre è il cuore del film, l’amore che essa può provare per un figlio che supera ogni altra cosa. Il film però non si ferma a questo e, oltre a ciò che è stato appena detto, lavora inoltre sulla memoria e sui ricordi, rendendolo un film stratificato e pieno di possibilità di lettura diverse. Uno dei capolavori di Bong Joon-ho.

Madre, un film di Bong Joon-ho

Ferro 3 – Kim Ki-duk (2004)

Presentato in anteprima alla 61esima edizione della Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia e vincitore del Leone D’Argento – Premio Speciale per la Regia, Ferro 3 è un film eccezionale di un regista sempre troppo poco ricordato e citato, Kim Ki-duk, che è purtroppo venuto a mancare nel 2020. Le opere di Kim Ki-duk da consigliare sarebbero tantissime, per uno degli autori più importanti della sua generazione, che ha osato, esagerato, sbagliato ma, allo stesso tempo, ha più volte dimostrato la sua delicatezza, l’empatia provata nei confronti dei personaggi e delle storie da lui raccontare, giocando spesso e volentieri con questa dicotomia

 

Ferro 3 è un film a dir poco poetico, lento – lento non significa noioso, lo scandire il tempo all’interno di un’opera è anzi d’importanza cruciale e questa pellicola lo fa perfettamente – e che, all’interno di un racconto reale, inserisce elementi onirici, fino a portare lo spettatore anche a confondere realtà e finzione, sogno, ponendo l’accento sui gesti, gli sguardi, piuttosto che sulle parole, con dei dialoghi ridotti davvero al minimo. Kim Ki-duk ci ha regalato diverse altre opere di grande livello, ma viene inserita in classifica questa opera anche perchè perfetto entry-point per chiunque voglia approcciarsi al suo cinema.

Ferro 3, un film di Kim Ki-duk