Recensione – Era Ora: il nuovo film Netflix con Eduardo Leo

Recensione - Era Ora: il nuovo film Netflix con Eduardo Leo

Era Ora è un film italiano su Netflix che vede la regia di Alessandro Aronadio (al suo quarto film dopo Io c’è del 2018) e Edoardo Leo nei panni del protagonista; in brevissimo tempo, dopo la sua data di uscita su Netflix che c’è stata in occasione del 16 marzo 2023, il film è riuscito a conquistare il primato di film non in lingua inglese più visto di sempre su Netflix, attraverso un record sicuramente molto rappresentativo per il prodotto e il cinema che rappresenta. Ma si tratta davvero di un film così tanto meritevole? Ecco tutto ciò che c’è da sapere a proposito della trama e della recensione di Era Ora

La trama di Era Ora, film con Edoardo Leo

Era Ora racconta di Dante (Edoardo Leo), uomo che confonde la sua ragazza con un’altra donna, a causa del vestito uguale delle due e che, a seguito di un bacio fortuito, si innamora e si fidanza con Alice (Barbara Ronchi). Il loro rapporto è bellissimo ma, a causa delle continue perdite di tempo e dei numerosi impegni a cui è sottoposto, l’uomo non riesce a vivere la vita di coppia. Nel giorno del suo 40esimo compleanno rimane intrappolato in un loop temporale, che lo porta a risvegliarsi ogni volta quando è passato un anno: in questo modo, Edoardo Leo vede la sua vita cambiare costantemente, anno dopo anno, con dinamiche personali, sentimentali e familiari che sembrano scivolargli dalle mani, finché non riesce a capire quale sia il reale valore del tempo e delle persone che ama

La recensione di Era Ora, il nuovo film di Alessandro Aronadio su Netflix

Era Ora costituisce l’adattamento di Come se non ci fosse un domani – Long Story Short, film del 2021 diretto da Josh Lawson. Il quarto film di Alessandro Aronadio realizza una ormai classica commistione tra l’aspetto leggero (oltre che grossolano) della commedia e la portata simil-pedagogica dell’elemento drammatico, rappresentato – in questo film – dall’inevitabile scorrere del tempo. L’idea alla base del film (che porta il loop temporale a intrappolare il personaggio del protagonista in un solo giorno di vita, che riesce a vivere per ogni anno trascorso), di per sé, potrebbe anche essere letta come un qualcosa di intelligente, anche se ben poco originale. 

 

Per certi versi, al di là dell’aspetto del remake, il film sembra quasi presentare, pur con un ampliamento di certi elementi, lo stesso impianto di trama di Cambia la tua vita con un click: il tempo che viene vissuto ma non avvertito dal protagonista, che compie scelte inconsapevoli e si ritrova in un futuro di cui sembra non essere l’esecutore. All’aspetto del “telecomando”, però, si sostituisce la casualità dell’addormentarsi, del chiudere gli occhi, del cadere come corpo morto cadde di derivazione dantesca (in poche parole, quando la sceneggiatura non sa davvero come giustificare il salto temporale, l’espediente di far chiudere gli occhi risolve tutto con non troppi problemi): in questo senso, dunque, il film si avvicina anche a È già ieri con Antonio Albanese, variando la formula rispetto un film che cristallizzava l’intero racconto in una sola giornata. 

 

Al di là dei riferimenti che rendono l’idea ben poco originale, si diceva, il vero problema si avverte nello sviluppo di quest’ultima; il film si struttura attraverso un ritmo inizialmente frenetico ma che, nella volontà di sviluppare l’aspetto pedagogico della pellicola, finisce per arenarsi nella seconda parte del prodotto, che giunge verso un finale prevedibilissimo con molta fatica. Se l’intuizione di rappresentare il passaggio da un anno all’altro, per mezzo del lavoro di montaggio, inizialmente appare decente (soprattutto attraverso l’elemento del risveglio, sempreverde ma pur sempre funzionale al proseguire del film), andando avanti con il film di Aronadio ci si confronta con quello che sembra essere, a tutti gli effetti, più un tentativo di stupire lo spettatore con sequenze esteticamente valide: il risultato di questo processo è un film estremamente raffazzonato, soprattutto nella sua seconda parte e che, parafrasando una frase stessa del lungometraggio, si presenta come “una roba di una banalità disarmante, pure un po’ cafona”

 

Relativamente al discorso interpretazioni, si ha ben poco da dire a proposito di Edoardo Leo e Barbara Ronchi, il cui piglio non sembra mai davvero essere entusiasmante rispetto al taglio che la pellicola potrebbe assumere ma che, soprattutto per limiti di scrittura, riesce soltanto ad accennare: come in tantissimi altri esempi della sua carriera, Edoardo Leo si confronta con un personaggio grezzo, all’antica e che – va riconosciuto l’elemento di linearità logica rispetto alle esigenze del film – si trova in ritardo rispetto agli altri personaggi su schermo; anche in questo caso, però, tutto si risolve con un ricorso estremo a battute semplicistiche, che vedono il protagonista confrontarsi con i vari selfie, Instagram o Tinder chiedendosi che cosa siano. Al di là del già scarso elemento notevole, si aggiunge anche la caricatura di Raz Degan, la cui interpretazione sembra essere una parodia di tutte quelle facili ironie che, nel corso degli anni, sono state realizzate a proposito della sua figura; l’unico personaggio la cui scrittura convince, soprattutto per i rimandi a un Libero De Renzo al quale sembra essere ispirato, è Valerio, interpretato da Mario Sgueglia. 

Il cinema italiano e il problema con la morale

Gli aspetti tecnici o caratteristici di un certo modo di proporre la commedia in Italia rispetto ad una pretesa narrativa che il cinema italiano ha, soprattutto in numerosi dei suoi interpreti: chiarire la morale, predisporre il terreno affinché quest’ultima sia salda e possa penetrare nello spettatore. Era Ora è un film cliché, che riflette su quanto lo scorrere del tempo sia inesorabile che fa proprio il “Vita longa est si uti scias” di senecana memoria. Nel proporre questo motto, il film tradisce la sua stessa aspettativa morale, proponendo degli elementi caratteristici di un prodotto statunitense anni ’80, associando all’occupare il tempo i fenomeni di ascesa sociale e realizzazione personale attraverso il lavoro. Al di là di quanto discutibile sia questo binomio, ancora una volta – con il film Netflix – si avverte un peso enorme rispetto al rallentamento del ritmo del prodotto, che cerca in tutti i modi di insegnare qualcosa al suo spettatore, provandoci ora con un personaggio, ora con l’altro, per poi terminare didascalicamente con un insieme di frasi (addirittura con un libro per bambini, qualora il tono non fosse stato troppo infantilizzato) che possano chiarire il messaggio del film a chi non è riuscito a coglierlo. Il problema della (e con) morale nel cinema italiano contemporaneo appare, ancora una volta, quantitativo e ritmico, tanto da annullare anche quei – pochi e rari – elementi positivi che possono essere colti all’interno di un film. 

Voto:
2/5
Vittorio Pigini
0/5
Matteo Pelli
0/5
Sarah D'Amora
3/5
0,0
0,0 out of 5 stars (based on 0 reviews)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
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Genere:

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