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Recensione – Non così vicino, la commedia con Tom Hanks

La recensione di Non così vicino

Distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi a partire dal 28 dicembre 2022 col titolo originale A man called Otto mentre in quelle italiane dal 16 febbraio 2023. Tratto dal romanzo scritto da Fredrik Backman intitolato L’uomo che metteva in ordine il mondo, diretto da Marc Forster, scritto da David Magee mentre la colonna sonora è composta da Thomas Newman. Il cast è composto da: Tom Hanks, Mariana Treviño, Manuel Gracia-Rulfo, Cameron Britton, Mack Bayda, Truman Hanks, Rachel Keller e Juanita Jennings.

 

 

La trama di Non così vicino, diretto da Marc Forster

Di seguito la trama ufficiale di Non così vicino, diretto da Marc Forster:

 

Otto , un uomo vedevo e in pensione dal carattere rigido e facilmente irritabile, che a causa del suo temperamento tiene sotto scacco l’intero vicinato, costringendo tutti a seguire le sue severe regole. In verità, l’uomo non ha più interesse nella vita da quando ha perso sua moglie, ritirandosi a vivere in solitaria e lontano da ogni contatto umano. Quando si trasferisce di fronte la sua casa una famiglia composta dai due genitori e due bambine, nonostante sia restio, ben presto fa la loro conoscenza. Otto stringe con loro un forte legame di amicizia, fino a ritrovarsi sempre più coinvolto nelle loro vite. Il burbero aiuterà i vari componenti della famiglia a superare le loro sfide quotidiane, cosa che lo porterà con il tempo a cambiare. Sebbene sia restio ad abbandonare le sue vecchie abitudini si rivelerà arduo, si renderà conto che aiutare gli altri non è poi così male.”

 

 

 

 

La recensione di Non così vicino, con Tom Hanks

Sono tanti ormai i prodotti audiovisivi che hanno sviluppato, nell’arco di tutti questi decenni, la tematica dell’elaborazione del lutto e di quanto possano essere pesanti le relative conseguenze. Non è complicato toccare le corde emotive dello spettatore, dato che è molto probabile generare in tantissime persone una certa empatia, figlia delle proprie esperienze esistenziali. Bisogna perciò riuscire ad elaborare determinate situazioni narrative in modo tale da non scadere nel più scontato fattore ricattatorio distinguendosi dalla massa di lungometraggi, poiché ormai il rischio cadere nell’anonimato cinematografico è altamente probabile. È esattamente ciò che questa pellicola si ritrova ad essere. Una ricerca spasmodica della commozione, sbattuta in faccia, un artificio nella messa in scena fin troppo evidente mediante un canovaccio ai limiti della banalità.

 

 

Il percorso evolutivo di un uomo arrabbiato con la vita, quindi con tutto quello che lo circonda, è amalgamato con le varie tematiche sociali caratterizzanti della nostra contemporaneità: dalla valorizzazione della figura femminile, l’accettazione dei membri della comunità LGBTQ+IA e l’amore verso gli animali domestici. Niente di male fin qui, ma come sono inseriti questi tasselli lascia non pochi dubbi, consegnata ogni cosa al più scontato e stucchevole didascalismo, appunto come se ne vede in moltissimi altri film. Un marito rimasto vedovo senza aver avuto la possibilità di diventare padre, chiusosi nel suo dolore allontanando chiunque tenti di avvicinarlo o anche solo di salutarlo da lontano. Se pare qualcosa di già visto, non c’è da preoccuparsi perché è effettivamente così. Il soggetto, nonostante si tinge da una fonte letteraria precisa, è del tutto simile al capolavoro targato Pixar Animation Studios: Up (2009) diretto da Pete Docter. Nonostante le varie e ovvie differenze del caso, sorge spontaneo il collegamento soprattutto nel modo in cui è caratterizzato il protagonista.

 

 

 

 

I pregi e difetti di Non così vicino, dal romanzo di Fredrik Backman

Ma non è l’unico aspetto derivativo della pellicola: infatti all’interno della narrazione si apre una parentesi, sparsa per tutta la durata, nella quale si riflette sui cambiamenti generazionali. I giovani di oggi infarciti di tecnologia digitale non sanno più maneggiare attrezzi, non sanno parcheggiare senza cambio automatico o hanno problemi nel svolgere quei piccoli lavoretti domestici come semplici riparazioni o attività di assemblaggio. Discorso che il maestro Clint Eastwood sta già portando avanti nei suoi recentissimi lavori, quali The Mule (2018) e Cry Macho (2021).  Una macchia grigia destinata a confondersi nel marasma dell’anonimato ma che comunque può risultare utile nelle serate in cui manca la forza di concentrarsi o in occasioni collettive, magari post cenone natalizio.

 

 

Voto:
2.5/5
Andrea Barone
3.5/5
0,0
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Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
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