Recensione – Cronaca di un amore, l’esordio folgorante di Michelangelo Antonioni

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Distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 3 novembre 1950, diretto da Michelangelo Antonioni e coscritto insieme a Piero Tellini, Daniele D’Anza, Silvio Giovannetti e Francesco Masselli mentre la colonna sonora è composta da Giovanni Fusco. Il cast è composto da: Lucia Bosè, Massimo Girotti, Ferdinando Sarmi, Gino Rossi, Vittoria Mondello, Rubi Palma e Anita Farra.

La trama di Cronaca di un amore, film del 1950

Paola ha sposato un ricco affarista milanese, Enrico. L’uomo ha il sospetto che la moglie lo tradisca con un ex fidanzato, Guido. I due, nel corso degli anni, hanno in effetti riallacciato i propri legami e progettano un omicidio. Oggi, in materia cinematografica, il termine “all’italiana”, nella concezione popolare nostrana, è diventato un’etichetta negativa, un marchio appiccicoso, dando per scontato che sia un sottoprodotto o arte di basso livello.

 

La nostra storia per fortuna ci dice che in passato la situazione era ben diversa, anzi ribaltata. Si scrollava la polvere dalle spalle, un motivo di vanto per tutto il mondo culturale. La pellicola in questione è esattamente questo: prende un genere collaudato da altri e lo fa suo. L’esordio di Michelangelo Antonioni è a tutti gli effetti un noir “all’italiana”.

 

Gli archetipi sono rispettati nelle loro varie forme: l’ambientazione, chiaramente non paragonabile alle metropoli statunitensi ma comunque una grande città come Milano sa dire la sua, in un momento in cui si cerca di ripartire dopo le macerie del secondo conflitto mondiale; l’investigatore privato, anche se non corrisponde al protagonista principale. L’indagine è voluta da un marito ormai consapevole del rapporto deteriorato con la moglie e sarà proprio questo incarico, assegnato ad un’agenzia d’investigatori, a smuovere le acque dando inizio ad una serie di conseguenze.

La recensione di Cronaca di un amore, diretto da Michelangelo Antonioni

La “femme fatale”, Paola Molon esercita tutto il suo fascino sul suo amante Guido, sa benissimo come sedurlo, lo ammalia con parole dolci ma allo stesso tempo disperate. Gioca la carta della passione per tenerlo legato a sé trascinandolo così in un vicolo senza uscita. La sua azione manipolatrice è sempre più penetrante, direzionando a suo piacimento i movimenti del personaggio interpretato da Massimo Girotti. La carica erotica emanata è avvolgente e percepibile, merito di una scelta di casting azzeccatissima. Lucia Bosè interpreta nel migliore dei modi tale ruolo e la stessa cosa si può dire della controparte maschile. Insieme trasmettono una naturale alchimia fondamentale per rendere credibile un rapporto di coppia caratterizzato dalla manipolazione e dall’ossessione.

 

Proprio da quest’ultima parola bisogna ripartire, Ossessione (1943) è un altro esordio: quello di Luchino Visconti. Narrativamente c’è uno stretto legame tra i due lungometraggi: anche nel film qui analizzato i due amanti organizzano un piano diabolico per uccidere il marito di lei, ed anche qui l’idea parte sempre da lei. Lo stesso Girotti è un altro anello della catena, infatti per entrambe le pellicole interpreta praticamente lo stesso ruolo. In ambedue i casi si fa convincere dall’amante diventando l’esecutore materiale dei delitti, soggiogato totalmente al loro volere. Sarà poi nel finale che questo rimando cesserà di esistere.

Le tematiche di Cronaca di un amore, con Lucia Bosè e Massimo Girotti

Il riavvicinarsi dei due amanti fa riemergere un passato avvolto nel mistero, il loro legame è caratterizzato da un evento che agli occhi di tutti è rimasto senza una risposta definitiva. Una semplice investigazione voluta da un coniuge geloso rischia invece di scoperchiare un vaso di Pandora assai pericoloso. Il fantasma di Giovanna, donna che Gino doveva sposare ma morta in circostanze dubbie, aleggia intorno alla coppia protagonista. I tentativi di alleggerire la coscienza non fanno altro che appesantire la situazione. Il continuo ripetersi tra loro che sia stato un incidente getta sempre più dubbi sulla veridicità di questa versione.

 

Forse la vicenda presente, ossia il piano per uccidere Enrico Fontana, non ci sta altro che raccontando ciò che è successo precedentemente. Una storia che si ripete con al centro una relazione tossica condannata all’infelicità. Ed esattamente come tempo prima, il destino anticiperà l’atto doloso facendo portare comunque il peso del rimorso, giacché l’intenzione è sufficiente per sentirsi colpevoli. Il suicidio del consorte di Paola sarà la situazione definitiva che permetterà a Gino di liberarsi da questa trappola mortale? Oppure tra non si sa quanto tutto ricomincerà da capo senza soluzione di continuità?