L’infanzia di Enzo D’Alò: la recensione de La gabbianella e il gatto

La seconda pellicola firmata da Enzo D’Alò è l’adattamento cinematografico del romanzo di Luis Sepulveda. Riesce ad essere all’altezza del precedente?
La recensione de La gabbianella e il gatto

Articolo pubblicato il 25 Dicembre 2023 da Giovanni Urgnani

Distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 23 dicembre 1998, diretto da Enzo D’Alò e coscritto insieme a Umberto Marino. Tratto dal romanzo di Luis Sepùlveda: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare mentre la colonna sonora è firmata da David Rodhes. Il cast vocale è composto da: Carlo Verdone, Antonio Albanese, Domitilla D’Amico, Alida Milana, Luca Biagini, Paolo Lombardi, Valerio Ruggeri, Paola Tedesco, Fabrizio Vidale, Melba Ruffo di Calabria e Luis Sepùlveda. Le canzoni originali portano le voci di Ivana Spagna, Samuele Bersani, Gaetano Curreri e Leda Battisti.

La trama de La gabbianella e il gatto, film del 1998

Di seguito la trama ufficiale de La gabbianella e il gatto, diretto da Enzo D’Alò:

 

Kengah, una gabbiana avvelenata da una macchia di petrolio nel mare del nord, riesce ad affidare in punto di morte il proprio uovo al gatto Zorba , strappandogli tre promesse: quelle di non mangiare l’uovo, di averne cura finché non si schiuderà e di insegnare a volare. La gabbianella orfana viene battezzata Fortunata dalla comunità dei gatti, e coinvolta da Zorba nel compito difficile di allevare questa inattesa ‘figlia’. La piccola Fortunata si trova di fronte uno strano compito: quello di imparare a conoscersi e capire di non essere un gatto, prima di imparare a volare. E intanto, al fianco degli amici felini, Colonnello, Segretario, Diderot, il giovane Pallino e ovviamente Zorba, si trova a dovere fronteggiare il pericolo rappresentato dai ratti che aspettano l’occasione per uscire dalle fogne, prendere il potere e proclamare l’avvento del Grande Topo.”

 

 

 

 

La recensione de La gabbianella e il gatto, diretto da Enzo D’Alò

Una delle caratteristiche principali dell’essere umano è mettere ordine in tutto ciò che lo riguarda. La schematizzazione e la catalogazione permettono di tenere tutto sotto controllo, peccato però che la vita dimostra, appena ne ha l’occasione, di soverchiare le nostre certezze dimostrando come i confini, da noi tracciati, limitino la nostra mente e il nostro cuore. Due specie così distanti come un gatto e un gabbiano che insieme trovano la forza di abbattere una barriera invisibile. I sentimenti sinceri permettono di creare qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso: una famiglia fuori dai canoni. Come Francesco nel precedente La Freccia Azzurra, “Fifì” ha la possibilità di godere di una nuova figura genitoriale, una seconda possibilità offerta dal destino che poco prima ha crudelmente e prematuramente negato le cure amorevoli della propria madre.

 

 

Destino segnato dalla sciagura umana, a causa dei suoi errori è a repentaglio un ecosistema fluido e immacolato. Ad ormai trent’anni di distanza non si può che annotare l’oblio in cui il pianeta è stato trascinato. Per troppi decenni ogni tipo di avvertimento è stato ignorato. Ancora una volta il lavoro sui personaggi eccelle: un gruppo affiatato in cui ognuno dei membri emerge per la propria personalità. Messi tutti insieme formano un organismo unico, dove tutti sono valorizzati. Diversi nell’aspetto ma legati dalla stessa bontà d’animo e dalla stessa unità d’intenti. La loro interazione genera ilarità, empatia e sincera commozione. Ponendo al centro la figura del pulcino si percorre il cammino della ricerca dell’identità: cosa stabilisce chi siamo? È la biologia a determinare il nostro essere? “Fifì” combatte contro sé stessa, guardando la propria immagine vede solo ostacoli tra lei e chi le sta intorno.

 

 

 

 

Le tematiche de La gabbianella e il gatto, con le voci di Carlo Verdone e Antonio Albanese

Ma una cosa non esclude l’altra, se con l’aspetto esteriore si identificano connotati precisi nella nostra interiorità si sprigiona una vera libertà, poiché nessuno le può impedire di sentirsi un gatto se lo desidera. Chi invece non accetta lo scioglimento di determinate catene sono coloro che camminano nell’ombra, vivono nelle fogne e si nascondono per poi insidiare con l’obiettivo di annientare quello che esula da un determinato sistema. Il linguaggio parlato risulta estremamente efficace: vengono utilizzati vocaboli quali “depravazione”, “pazzia” e “demenza” verso chi ha aperto le porte a qualcosa di nuovo nella sua vita.Forse anche in maniera del tutto involontaria, la pellicola risulta profetica mettendo in scena la possibilità che determinate ideologie reazionarie e conservatrici possano riemergere dal buio in cui erano state relegate.

 

 

Un combattimento perpetuo tra la valorizzazione di ogni legame fondato sull’amore sincero e le prepotenze le quali vogliono stabilire cosa è naturale e cosa no, non avendone né l’autorità né il diritto. Infine, il sogno torna ad avere un ruolo cruciale. Stavolta però non mette in scena le paure o i desideri dei protagonisti, ma diventa un ponte tra due realtà incomunicabili tra loro. Non poteva che essere una bambina a compiere questo passaggio, la sua anima pura e innocente, che crede veramente nei sogni e che soprattutto ha ancora la capacità di sognare.

Voto:
4/5
Andrea Barone
5/5
Andrea Boggione
4/5
Christian D'Avanzo
4/5
Gabriele Maccauro
3.5/5
Paola Perri
3.5/5
Vittorio Pigini
3.5/5
Bruno Santini
3.5/5