Cerca
Close this search box.

Recensione – La vita bugiarda degli adulti, la serie Netflix tratta dal romanzo di Elena Ferrante

Recensione La vita bugiarda degli adulti, serie Netflix, serie Netflix tratta dal romanzo di Elena Ferrante

La vita bugiarda degli adulti è una nuova serie Netflix tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante, pubblicato nel 2019. Si tratta del secondo adattamento seriale delle opere della scrittrice napoletana, oltre che il quinto totale (dopo L’amore molesto di Mario Martone, I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza, L’amica geniale di Saverio Costanzo e Alice Rohrwarcher, La figlia oscura di Maggie Gyllenhaal) dei suoi romanzi, da sempre terreno fertile per narrazione di carattere e ambientazione napoletana, e non solo. La serie TV in 6 puntate, distribuita su Netflix a partire dal 4 gennaio 2023, costituisce un prodotto di cui la scrittrice ha curato anche la sceneggiatura, insieme a Edoardo De Angelis, che ne ha diretto gli episodi. Di seguito, viene presentata la trama e la recensione di La vita bugiarda degli adulti, nuova serie Netflix. 

La trama di La vita bugiarda degli adulti, tratta dal romanzo di Elena Ferrante 

All’interno della serie La vita bugiarda degli adulti, tratta dal romanzo omonimo di Elena Ferrante, si racconta di Giovanna, un’adolescente che si ribella ai costumi e alle abitudini di vita della sua famiglia; figlia della “Napoli bene”, che si è stabilita in via San Giacomo dei Capri, Giovanna vive la ricchezza del Vomero e le contraddizioni di un mondo così tanto distante da quella realtà molto più degradata che esiste nella medesima città. Quando suo padre, nel confidarsi con sua madre ignaro del fatto che Giovanna li ascolti, afferma che sua figlia inizia ad avere la stessa faccia di Vittoria, la vita della ragazza cambia definitivamente. 

 

Il contatto con la sua zia tanto detestata dai genitori sarà fondamentale per scoprire quell’altro mondo che le è stato dipinto sempre come spaventoso e negativo: una realtà completamente diversa, ricca di scontro, di lotta sociale, di componente ideologica e di sprezzo verso quel fenomeno di costume rappresentato – metaforicamente, e non solo – dalla famiglia di Giovanna. La protagonista della serie, insieme a sua zia Vittoria, conoscerà di più a proposito del suo passato, della sua famiglia e della storia di quell’odio inspiegabile, imparando a “guardare davvero nei posti giusti”.

La recensione di La vita bugiarda degli adulti, serie Netflix

La recensione di La vita bugiarda degli adulti 

Alla base di La vita bugiarda degli adulti c’è un sentimento che, da sempre, non soltanto anima le opere di Elena Ferrante, ma anche (con atteggiamento più o meno riuscito) la volontà di adattare queste ultime: creare un’immagine viva, permanente, in grado di perdurare nello sguardo dello spettatore anche a seguito della lettura – o della visione – di un determinato tipo di lavoro; superando, cioè, in questo modo il confine tradizionale della fruizione di un determinato tipo di prodotto. Elena Ferrante crede particolarmente nella potenza evocativa delle immagini, nel loro potere “mnemonico”, che si traduce in narrazioni crude, dettagli sgradevoli e disturbanti, reiterazioni ossessive all’interno del racconto. Non c’è dubbio che Eduardo De Angelis comprenda questo spirito, forse più di altri che hanno tentato di misurarsi ad un’autrice di cui spesso si è soliti realizzare un adattamento. 

 

 

La vita bugiarda degli adulti è una serie che potrebbe essere osservata attraverso diversi punti di vista, pur non sbagliando mai qualunque sia il proprio elemento di partenza: è, nella maniera più diretta ed elementare possibile, un coming of age che sa rappresentare (in modo anche abbastanza spietato) il rapporto di un adolescente con il mondo; è il racconto di un continuo scontro, di un dissidio che avviene a seguito della caduta di quegli ideali (un padre perfetto, una vita agiata, una condizione felice) a cui si è sempre stati abituati. È, servendosi della metafora della dicotomia adolescente-adulto, la rappresentazione di realtà inconciliabili, che non sapranno mai ibridarsi davvero e che mostrano costantemente le componenti dello scontro. In fin dei conti, La vita bugiarda degli adulti è soprattutto ideologia e politica, che si concretizza nella dinamica di lotta sociale, di confronto tra razionale e irrazionale, di scontro tra l’incarnazione di una vita in modo spirituale e un vissuto fatto di convinzioni, dogmi e prodotti di coscienza comune. 

 

 

Il tutto si struttura, anche e soprattutto, sulla base di interpretazioni che tentano di riportare in scena fedelmente il testo, anche se in modo più o meno riuscito. Valeria Golino è pregevole nella sua interpretazione, nonostante un ruolo incredibilmente complesso, che poggia sull’odi et amo con sua figlia Giovanna, oltre che sulla necessità di comunicare empatia nonostante un carattere schivo, scabroso, antipatico e volto alla continua offesa dell’altro. Convince anche Alessandro Preziosi che, pur senza apparente sforzo, sa donare compostezza al personaggio più violento della serie: di una violenza, cioè, non fisica e brutale, ma perpetuata per mezzo dell’atteggiamento sprezzante e indifferente nei confronti del prossimo, chiunque esso sia; l’Andrea rappresentato è un personaggio assolutamente e quasi totalmente negativo, di cui si percepisce l’esagerazione dei tratti sulla base degli occhi di sua figlia, che si sente tradita dall’uomo e dalla sua idea. Purtroppo, non si può dir bene delle altre interpretazioni allo stesso modo: la pecca più grande deriva proprio dal ruolo di Giordana Marengo, mai troppo convincente, se non in rari punti della serie.

 

Il racconto per immagini disturbante di Eduardo De Angelis

Forse più che in altri adattamenti, e non soltanto per la presenza in sede di sceneggiatura di Elena Ferrante, La vita bugiarda degli adulti sa riportare in vita lo spirito del testo, con pregi e difetti che appaiono consequenziali; se l’autrice crede fortemente nella potenza evocativa dell’immagine, da far vivere nell’occhio e nella mente del lettore a seguito del suo rapporto con la narrazione, Eduardo De Angelis non può dirsi certamente ignaro a questa forma di ragionamento. Naturalmente, con una dovuta premessa: l’immagine rappresentata ha una vita differente rispetto a quella formulata dal lettore, non soltanto per quel naturale limbo che c’è tra la componente creativa di chi legge e la facoltà di cogliere ogni dettaglio da parte di chi guarda, ma anche e soprattutto perché quelle distorsioni rappresentative (di cui la serie è piena) appaiono sì giuste nella penna e nell’idea di chi scrive, ma sovrabbondanti nell’occhio e nel linguaggio di chi riprende. 

 

 

La serie diretta da Eduardo De Angelis si concretizza in un racconto per immagini altamente disturbante, verso cui il regista costantemente tende: non un disturbo sgradevole, sia chiaro, ma una distorsione della componente rappresentativa assolutamente voluta e provocatoria, tale da ottenere quello stesso effetto che soltanto l’immaginazione creativa potrebbe donare. In nessuna occasione le riprese si fanno reticenti e, anche quando l’occhio umano non può vedere, la stimolazione sensoriale appare fortemente coinvolta: il racconto di La vita bugiarda degli adulti è per questo motivo “vero”, nonostante l’antitesi con il suo titolo; sa far percepire il suono sgradevole di una violenza sessuale, la puzza di un ambiente ideologicamente malsano, il marcire progressivo dei polmoni per il troppo fumo, lo stato di immobilità che accompagna i protagonisti della narrazione nel loro lento muoversi nel mondo. La macchina da presa segue spesso i personaggi, accompagnando lo spettatore nel concreto dell’intimità di ognuno (anche la masturbazione).

 

 

Tutto ciò che c’è di più tradisce questo spirito, risultando fortemente sovrabbondante e manieristico: una miriade di immagini evade da questo canone, non riuscendo a comunicare nulla che non fosse già chiaro e percepibile da parte dello spettatore; ne sono un esempio la ragazza a cavallo, che Giovanna incontra appena arriva nel pianto, o il manichino (che ricorda il David nelle fattezze) presente nel medesimo quartiere, dove Vittoria vive. E ancora le riprese in reverse, che mostrano il bicchiere frantumato ricomporsi o la scatoletta di tonno ritornare al suo stato originario, particolarmente sovrabbondanti nella loro forma e nel loro concetto, incapaci cioè di stabilire quella stessa trasmissione di incomunicabilità che altri elementi supportano. Quando la serie presenta elementi sì disturbanti, ma comunque aderenti al suo canone – ne è l’esempio l’insolita neve napoletana che accompagna Giovanna nella sua immobilità, mentre tutti intorno a lei ballano in una scena quasi sorrentiniana per la sua potenza evocativa -, il racconto certamente funziona. Dunque, appare sicuramente un peccato notare così tanti sforzi volti al fatiscente esercizio stilistico che arricchisce, in maniera sbagliata, l’insieme di elementi positivi donato dal racconto e dalla sua rappresentazione. 

 

La vita bugiarda degli adulti e la lotta sociale rappresentata nella serie Netflix

La vita bugiarda degli adulti è un racconto fortemente politico, che tenta di restituire – forse – più “napoletanità” di quanto il romanzo che adatta sappia fare. Il clima è quello della lotta sociale, dello scontro con la borghesia napoletana; per quanto non sappia sempre essere comunicatore di un messaggio politico che va oltre la sua estetica, il nuovo prodotto presente su Netflix si serve, con capacità, di elementi che funzionano: in tal senso, la colonna sonora della serie è assolutamente adatta, per mezzo di intermezzi elettronici che spezzano il ritmo della narrazione, oltre che sulla base di rappresentanti (99 Posse, Massive Attack, Almamegretta) di una controcultura popolare che passa attraverso l’ideologia del centro sociale. Per certi versi, dunque, La vita bugiarda degli adulti sa andare anche oltre la realtà del racconto di Elena Ferrante, ricostruendone una ancor più ricca di elementi: una scelta che, dato il sempre angusto confronto con la cultura napoletana, non si rivela mai banale e semplice, ma che in fin dei conti appare riuscita. 

Voto:
3/5
Christian D'Avanzo
0/5
Gabriele Maccauro
0/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO