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Recensione – La vita è meravigliosa: un classico natalizio senza tempo

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La vita è meravigliosa è una commedia del 1946, diretto da Frank Capra, con James Stewart e Donna Reed. La sua durata è di 131 minuti, ed è uno dei prodotti della Hollywood classica più memorabili, tanto da essere diventato uno dei cult natalizi per il suo spirito e la sua morale. All’edizione degli Oscar del 1947, La vita è meravigliosa si aggiudicò in tutto cinque nomination: miglior film, miglior regia, miglior attore, miglior montaggio e miglior sonoro; quell’anno fu però battuto dal capolavoro di W. Wyler, I migliori anni della nostra vita. Di seguito, la trama e la recensione del film di Capra, La vita è meravigliosa, classico natalizio.

La vita è meravigliosa: le origini del film

Il film si basa sul racconto The Greatest Gift, scritto da Philip Van Doren Stern, pubblicato inizialmente nel 1943 solo in forma privata come cartolina natalizia da donare ad amici e parenti. Una volta registrati i diritti fu acquistato dall’RKO, intenzionata a farne un film con Cary Grant, ma i dirigenti della casa di produzione non furono mai realmente convinti dalla sceneggiatura scritta e più volte ritoccata da nomi di tutto rispetto. Si decise per la cessione dei diritti del racconto alla Liberty Films, la nuova casa di produzione fondata da Frank Capra insieme a George Stevens, William Wyler e Samuel J. Briskin.

In fase di sceneggiatura molte furono le modifiche rispetto al testo originale e ancora più netti i fondamentali elementi inseriti ex-novo: dall’introduzione di un personaggio cardine come Henry F. Potter alla lunga ultima parte del mondo alternativo che sostituisce lo scontro con un alter ego che ha scelto la carriera al posto dei sentimenti. Frank Capra è riuscito a fare suo il racconto nel film La vita è meravigliosa, anche se inizialmente la pellicola non ebbe successo. Fu vista come un’opera eccessivamente pessimista e, per di più, fu accusata dall’FBI di inneggiare al comunismo, con il ritratto negativo dei banchieri americani.

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La trama di La vita è meravigliosa, commedia di Frank Capra

Durante la notte delle vigilia di Natale del 1945, George Bailey (James Stewart) sta attraversando un momento molto difficile della sua vita tanto da pensare al suicidio. Bailey è un uomo di buon cuore e leale, desideroso di viaggi ed avventure sin dall’infanzia, nato e cresciuto a Bedford Falls. Dopo una vita segnata dalla generosità verso il prossimo, il protagonista è sull’orlo della bancarotta.

Dio ascolta le preghiere degli uomini che Bailey ha aiutato durante il corso della sua vita, e decide di inviare un angelo custode “di seconda classe”, Clarence Oddbody (Henry Travers), per soccorrere il protagonista. L’angelo, in cambio, potrebbe ricevere una promozione in “prima classe” e le tanto desiderate ali.  Prima che Clarence vada in azione, viene mostrata (all’angelo e allo spettatore) la storia di Bailey, dotato di una generosa personalità che lo contraddistingue da quando era ragazzino, dal momento in cui si è gettato nel lago gelato per salvare dall’annegamento il fratellino, perdendo l’udito all’orecchio sinistro a causa di una grave otite.

Cresciuto e divenuto adulto, ha continuato a mettere al primo posto gli altri rinunciando all’università e alle sue aspirazioni personali pur di rimanere a Bedford Falls. Ha sempre messo la famiglia davanti a sé e ha deciso di portare avanti, insieme allo zio paterno Billy (Thomas Mitchell), la Bailey Costruzioni e Mutui, modesta ditta di costruzioni che il padre Peter (Samuel Hinds) ha fondato con l’intento di offrire case a buon mercato ai meno fortunati.

Giunto sulla Terra, l’angelo Clarence cerca di distogliere George dall’intenzione di suicidarsi, ma quando quest’ultimo nel culmine della disperazione arriva a rinnegare la sua vita dichiarando che sarebbe stato meglio per tutti se non fosse mai nato, Clarence provvede trasportandolo in una realtà parallela e alternativa, in cui George non è mai esistito e dove può assistere al destino crudelmente diverso a cui sarebbero andati incontro i suoi familiari e amici.

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La recensione di La vita è meravigliosa, capolavoro senza tempo divenuto un classico natalizio

Frank Capra utilizza gli stilemi classici del suo cinema inserendoli in un’opera tra le più complesse della sua intera filmografia; vengono mescolati brillantemente più generi, tra il dramma, la commedia e addirittura il fantasy. Così facendo, Capra dà vita ad uno dei film più importanti e rappresentativi per il cinema e in particolare per il periodo classico hollywoodiano. Il regista parte da una tipica cittadina americana per parlare a tutti i ceti sociali, ma in particolare a quello popolare che si vede riflesso nel film, con tanto di “sogno americano” sgretolato. La vita è meravigliosa risulta essere una commedia che rappresenta con tatto il realismo della società, adempiendo ad un lavoro basato sull’ottimismo, la lealtà e la generosità; inoltre c’è l’elemento del fantastico, unito a quello reale da un filo invisibile perpetuato nel cuore dello spettatore, indotto genuinamente a credere a quanto si vede. Perché Frank Capra disegna una parabola di buoni sentimenti e di speranza, accendendo la luce sul vero significato della vita che generalmente andrebbe fagocitata di altruismo e bontà. Ancora più importante l’imprescindibile contenuto della pellicola, se si pensa che arriva subito dopo la chiamata alle armi dovuta alla disumana Seconda Guerra Mondiale. E di fatto, l’onesta è presente nell’opera con la rappresentazione di ostacoli tragici, talvolta ferite inguaribili che possono soltanto offrire consapevolezza, ma non c’è modo di sfuggire alle sofferenze. Eppure, anche per questo, “la vita è meravigliosa”.

La struttura del film è divisa essenzialmente in tre parti, per mostrare il passaggio dai sogni dell’adolescenza alla disillusione della maturità, con tanto di “sequenza incubo” a precedere il finale: due brevi blocchi, nella prima parte, dove George Bailey ha 12 anni (1919) e poi 21 anni (1928); poi c’è la cruda realtà che prende il sopravvento nell’età adulta, a sua volta scomponibile in due parti. La fanciullezza segnata da una serie di eventi che mettono presto il giovane protagonista di fronte alle difficoltà della vita; dapprima il rischio di poter perdere il fratello, la conseguente perdita dell’udito dall’orecchio sinistro, e in conclusione l’episodio in bottega della capsula avvelenata. Non mancano le disavventure economiche familiari. Durante i 19 anni, la giovinezza di Bailey passa tra la festa dei diplomandi e i battiti del cuore per la futura moglie. Ma il cuore pulsante della narrazione in questo preciso punto è la riflessione indotta allo spettatore, lasciandolo interrogare su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato; ad esempio, è giusto sacrificare i propri sogni per stare accanto alle persone che si amano? E quanto, gli amati, influenzano le decisioni finali che condizionano la vita definitivamente? Con questa ambiguità Bailey diventa padre, sostituendo il suo nella gestione della ditta, onorandone i valori tramandati. Il passaggio tra i due periodi, adolescenza ed età adulta, viene enfatizzata metaforicamente dalla vecchia casa abbandonata e rimessa in sesto per accogliere tutta la nuova generazione dei Bailey.

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Il finale arriva dopo la parentesi dickensiana con tanto di viaggio in un mondo alternativo in cui il protagonista non è mai nato; proprio questo tratto narrativo è tra i più geniali, poiché la vita parallela dà sfogo alla vittoria di “soldi, alcol e sesso”, infischiandosene dei buoni sentimenti portato dall’individuo. Lo stesso individuo è il protagonista, l’uomo qualunque della classe media, che non viene consolato per il duro 1929 (la Grande Depressone) ma viene proiettato all’interno di una storia senza tempo, travestita in modo ottimistico ma decisamente crudele e realista. In tal senso, è proprio il finale a racchiudere quanto detto finora: Potter, uno Scrooge senza redenzione, si tiene i soldi e non viene scoperto né punito; dunque la giustizia non fa il suo corso nonostante l’intervento divino. I personaggi ricordano quanto di buono ha fatto Bailey per loro, ed appresa la notizia, si attivano per aiutarlo. Bailey non aveva fiducia in loro, credendosi inutile e dimenticato, ma gli viene dimostrato il contrario. La vita è meravigliosa si tramuta in un classico natalizio proprio per il significato finale: la personalità individuale può fare la differenza, trovando il proprio posto nella società, aprendo il cuore al prossimo e centrando la solidarietà, preferendo la dignità umanistica a dispetto dei valori capitalisti. Infatti nel film convivono personaggi negativi e positivi, proprio per bilanciare il realismo della vita e di una società in cui l’individuo rischia di restare privo d’identità, vittima della violenza e della disgregazione.