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Le serie del MCU dalla peggiore alla migliore

Le serie MCU dalla peggiore alla migliore

La Fase 4 del Marvel Cinematic Universe ha portato non soltanto ad introdurre tanti nuovi personaggi, ma anche a sperimentare una narrazione cross-mediale per mezzo di film e serie TV che approfondissero narrazioni, personalità e situazioni che non potessero trovare spazio nei lungometraggio. Particolarmente discusse per le loro caratteristiche e per la qualità complessiva di questi prodotti, le serie TV MCU non sono apparse spesso in grado di superare le aspettative, per mezzo di una concezione generale dei prodotti non ottimale; si vuole, allora, offrire una classifica delle serie MCU dalla peggiore alla migliore, prendendo in esame solo quelle serie appartenenti esclusivamente al Marvel Cinematic Universe (anche da categoria Disney Plus) ed escludendo quelle serie non canoniche o semi-canoniche poi incluse sulla piattaforma. 

8) She-Hulk 

All’ultimo posto della classifica delle serie del Marvel Cinematic Universe c’è She-Hulk, una tipologia di narrazione che spicca per caratteri negativi e che permette di inquadrare (soprattutto per mezzo di quell’auto-parodia, comunque non sufficiente) tutto ciò che c’è di sbagliato all’interno di una narrazione seriale; se la trama raccontata potrebbe avere comunque un minimo valore, la forma di una serie concepita è assolutamente il modo peggiore per renderla visibile: She-Hulk avrebbe potuto godere di uno speciale, così come osservato in Licantropus e Guardiani della Galassia: Holyday Special, e non ci sarebbe stato alcun problema. 

 

Personaggi non convincenti (e molto spesso sviliti), una narrazione piatta che fa avanzare la trama orizzontale di qualche millimetro ogni episodio, rotture della quarta parete sistemiche e inutili, ironia becera ed irriverenza assente; in più, i villain sono vuoti di significato, così come le presenze di Abominio e Wong. Unico punto positivo è la presenza di un Daredevil che, da personaggio esterno, riesce a restituire un minimo valore all’episodio in cui è presente, ma certamente non basta. 

7) Mrs. Marvel

Sfruttare la possibilità di creare una narrazione che permetta di far emergere tratti della cultura musulmana era sicuramente un’idea che – alla base di Mrs. Marvel – deve esser circolata tra le scrivanie dei Marvel Studios. Purtroppo, è un’idea che resta tale nelle intenzioni e nei primissimi episodi della serie, che si presenta per il suo tono accattivante e per la possibilità di creare un qualcosa di potenzialmente nuovo; tuttavia, non ci si può esimere dall’includere Mrs. Marvel tra le peggiori serie del Marvel Cinematic Universe in virtù di un tracollo inspiegabile, che ha riguardato ogni singolo elemento della narrazione: un buon finale che crea interesse non basta a salvare l’intero impianto fallimentare della serie, che si spera possa risollevarsi in vista del futuro. 

6) Moon Knight 

La miniserie televisiva con Oscar Isaac muoveva da nobili intenti ma è riuscita, nel corso delle sue puntate, a banalizzare sempre più la materia psichiatrica trattata e a ridurre l’intera narrazione ad una contrapposizione tra opposti. Se le aspettative della vigilia, per quel che concerne il prodotto, potevano far pensar bene per quel che concerne l’introduzione di un nuovo personaggio e di una narrazione in linea con la continuity Marvel, ecco che tutto si risolve in gran caciara, dando l’idea di essere stato riscritto velocemente per offrire la possibilità di un sequel o di un nuovo utilizzo del personaggio. Tra le peggiori serie del MCU. 

5) What If?

Anche l’idea di fondo di What If?, per quanto sia una serie paradossalmente più contestata rispetto alle precedenti da alcuni spettatori e addetti ai lavori, è intelligente; la differenza con Moon Knigh e le altre serie, che si perdono all’idea e non aggiungono nient’altro, è una resa narrativa che in alcuni casi convince e permette di offrire delle narrazioni intriganti, oltre che estranee al contesto tipico del MCU. Si tratta di una scelta sensata in alcuni casi – soprattutto per l’interessantissimo episodio degli Zombie – e tronfia ma inutile in altri, in cui vengono portate avanti narrazioni decisamente in linea (talvolta ne sono la copia ricalcata) di quanto già osservato nei film. In quei casi vien da chiedersi quale sia il “what if?”.

4) Falcon and the Winter Soldier

Il passaggio dello scudo da Steve Rogers a Sam Wilson è uno degli atti più coraggiosi che siano presenti in tutto il Marvel Cinematic Universe, ma non si può dire che la Marvel non abbia pensato a un modo di gestire il nuovo Captain America con una narrazione che risulta essere comunque funzionale. La quarta posizione, in una classifica relativa alle serie del Marvel Cinematic Universe, non vuol dire che ci siano pregi così tanto più numerosi delle altre serie che precedono, dal momento che – tranne per la prima posizione – si parla sempre di sfumature. 

 

In questo caso, l’approfondimento di Bucky Barnes e Sam Wilson permette di restituire dei protagonisti comunque convincente, in un’ottica di transizione che dunque resta tale, e che regala poco dal punto di vista prettamente narrativo. Come per tante altre serie, il finale è nei film: in questo caso, per un giudizio definitivo sulla caratterizzazione del personaggio, bisognerà attendere Captain America: New World Order

3) Hawkeye

A seguito di scontri spaziali, multiversi, linee temporali, collegamenti narrativi difficili e tipologie di confronto tra personaggi complesse da decifrare, Hawkeye ha il pregio di riportare i personaggi sulla strada, in un contesto familiare che ricorda molto le prime Fasi del Marvel Cinematic Universe e costituendosi, in questo modo, come prodotto nostalgico e leggero. 

 

Il vero difetto di questa serie sta nella scelta del personaggio, da sempre un comprimario mai troppo apprezzato dal pubblico che non riesce a incidere – non per difetti dell’attore – nei cuori di chi lo osserva, ma questa lacuna viene colmata da una Kate Bishop con cui crea coppia fissa e che, allo stesso tempo, riequilibra il prodotto. Un modo piuttosto scorrevole e veloce di godere di una narrazione piana e senza troppi sensazionalismi. 

2) Loki

Al secondo posto delle serie MCU migliori, pur con la precisazione precedentemente offerta per The Falcon and the Winter Soldier, c’è Loki. In primo luogo, la spiegazione di Multiverso qui offerta appare la più convincente rispetto a quelle piuttosto strumentali che erano state proprie di Doctor Strange nel Multiverso della Follia e Spiderman: No Way Home; il motivo fondamentale del posizionamento è dettato dal casting, che permette anche di introdurre il personaggio di Colui Che Rimane interpretato da Jonathan Majors oltre che di gestire al meglio il personaggio protagonista interpretato da Tom Hiddlestone. 

 

Le problematiche e le limitazioni tipiche delle serie Marvel sono presenti anche in questo prodotto, ma vengono meglio assorbite da una narrazione più attrattiva delle altre e, soprattutto, meglio gestita rispetto alle precedenti. 

1) WandaVision

Al primo posto della classifica delle migliori serie del Marvel Cinematic Universe non poteva che essere presente WandaVision che – a differenza di tutti gli altri prodotti descritti per il loro essere stagnanti rispetto a tematiche trattate, approfondimento dei personaggi e qualità degli episodi – stacca nettamente tutte le altre serie precedentemente citate. 


WandaVision è un prodotto che nasce da due grandi pregi: il primo è di valore narrativo, acquisendo un senso di approfondimento che spesso manca in tutti gli altri personaggi trattati e che, in questo caso (per mezzo della morte di Visione e degli eventi di Avengers: Endgame), permette di costruire un perfetto personaggio in grado di funzionare come villain nel successivo Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Il secondo motivo è legato all’aspetto puramente estetico e stilistico della serie, che attinge molto – in termini di omaggio – dalle narrazioni seriali tipiche di sitcom statunitensi, regalando uno spettacolo alternativo in quanto a valore qualitativo e sapendo, soprattutto, intrattenere gli spettatori per mezzo della cornice televisiva creata. 


La serie si perde nel finale, trascinandosi nei suoi ultimi due episodi e volendo necessariamente rappresentare una narrazione che si evolverà nel successivo film diretto da Sam Raimi, ma convincono i protagonisti, la villain della serie (a cui verrà dedicata una serie dato il suo successo), oltre che gli easter Egg in cameo di Evan Peters nei panni di Ralph Boner / Pietro Maximoff e Kat Dennings in quelli di Darcy Lewis. 

 

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