Articolo pubblicato il 25 Novembre 2022 da Bruno Santini
“Il Principe di Roma” è il nuovo film di Edoardo Falcone, scritto dallo stesso regista, assieme a Paolo Costella. Dopo “Io sono Babbo Natale“, nel cinema di Falcone, si torna ad intrecciare la commedia con il fantasy.
Il Principe di Roma: La recensione del film di Edoardo Falcone
Ci si trova a Roma nel 1829, dove si fa la conoscenza di Bartolomeo, un signore ricco ed egoista – Marco Giallini – che sta attendendo gli scudi necessari per prendere in sposa l’aristocratica Domizia, e diventare principe. Quando il sottoposto che gli avrebbe dovuto consegnare i soldi, viene condannato a morte, senza rivelargli dove essi siano, Bartolomeo si recherà da una fattucchiera, proprio per farsi aiutare a scovarli.
Ecco che un’aspra discussione con lei lo porterà ad essere maledetto, tant’è che sul suo cammino incontrerà i fantasmi dei morti che vagano per Roma, partendo da Beatrice Cenci, passando a Giordano Bruno, fino ad arrivare a Papa Borgia. Queste anime, come si può evincere, saranno invece la sua salvezza, mostrandogli il suo passato difficile e tormentato che lo ha portato a diventare così cinico e senza scrupoli, accompagnandolo nel futuro, vedendo le conseguenze delle sue azioni, fino a convincerlo a modificare il presente, dove si può fare la differenza.

Il Principe di Roma di Edoardo Falcone e il suo omaggio a Dickens e Monicelli
Raccontando la trama di questo film, è legittimo che ci venga alla mente il capolavoro di Charles Dickens “Canto di Natale“, ma anche “Il Marchese del Grillo” di Mario Monicelli. Il regista omaggia Alberto Sordi con l’interpretazione di un sempre bravo Marco Giallini, ma anche il grande autore inglese Dickens, traslando cinematograficamente la storia di un simil Scrooge, pronto a cambiare la propria vita, rendendosi conto degli errori commessi.
Se il trailer poteva sembrare inconcludente e poco carismatico, il lungometraggio sa invece coinvolgere, divertire ed emozionare. L’essere derivativo del film potrebbe scontentare un certo tipo di pubblico, ma quel che si nota è che il regista riesca a rendere originale un qualcosa di già visto, ma efficace e brillante. Si attinge a piene mani sia dal cinema del passato che dalla letteratura internazionale, con rispetto e voglia di veicolare un concetto universale: si può essere persone migliori.
Il cast è ben scelto, a partire dallo stesso Giallini, per poi passare a Giulia Bevilacqua, Giuseppe Battiston, Filippo Timi, Sergio Rubini e Denise Tantucci.
C’è anche una bella ricostruzione della Roma dell’Ottocento, dando risalto ai costumi d’epoca, e accompagnando il tutto con una messa in scena pulita e classica, in un film di circa un’ora e mezzo, che non punta solo a far ridere. Una sorpresa inaspettata. Non si cambierà la storia del cinema, ma sicuramente si cambia l’umore delle persone, in meglio… emozionandole.
