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Arriva in concorso a Venezia 79 il terzo lungometraggio del regista Romain Gavras di cui è anche produttore e ha scritto la sceneggiatura insieme a Ladj Ly ed Elias Beldeddar. Il film uscirà su Netflix il 23 settembre.

Ore dopo la tragica morte del loro fratello più giovane in circostanze inspiegabili ma le cui colpe ricadono (giustamente o meno, scopritelo) sulla polizia francese, tre fratelli hanno la vita gettata nel caos. Il soldato francese Abdel viene richiamato dalla prima linea e trova la sua famiglia distrutta. È a metà tra suo fratello minore Karim, che vuole vendicarsi, e gli affari criminali di suo fratello maggiore Moktar.Notevole come il cinema francese ai festival presenti sempre un titolo di questo tipo, raccogliendo consensi sia di critica che di pubblica una volta che le opere vengono distribuite globalmente. La potenza cinematografica è talmente rilevante da dovervi rivelare, con l’amaro in bocca, del peccato di non poterlo vedere tutti in sala ma su Netflix; speriamo dunque che siate dotati di ottimi impianti audio-video per immergervi al meglio in questa ora e mezza di pura azione. Ebbene, Gavras ci regala un incipit elegante nel suo piano sequenza (a qualcuno potrebbe ricordare il recente 1917 di S. Mendes) prima dei titoli di testa; presentazione adrenalinica nel quartiere di Athena, ribellatosi alla polizia dopo aver appreso della morte di un bambino, il fratello di quelli che saranno poi i protagonisti del film. La macchina da presa si abbassa per sprofondarci col popolo, con il ghetto; seguiamo le vicende dei tre fratelli e gli stacchi di montaggio sono ridotti proprio per non perdere d’intensità. 

Allora per non schierarsi già inneggiando ad un vigoroso coro contro le forze dell’ordine e banalizzando il concetto dell’opera, si prende la saggia decisione di parteggiare (anche un po’ furbamente, ma non c’è niente di male) persino per un giovane poliziotto, la cui confessione di avere due gemelle piccole, i suoi continui sguardi impauriti di fronte il pericolo, la tenerezza che ha nello sguardo siccome non vorrebbe in realtà colpire nessuno, ci permettono di prendere confidenza con entrambe le parti della guerra civile. La solidità del film, però, sta soprattutto nella tecnica: lo si può definire un Kolossal urbano per l’intelligenza dell’operazione, per la precisione con cui la tragedia greca e l’epica della battaglia vengono rappresentate su schermo, dando vita ad una messa in serie di emozioni contrastanti che permettono allo spettatore il massimo coinvolgimento. Possenti i movimenti di macchina, fluidi, una fotografia dichiaratamente imbruttita, sporca, scura. Le uniche luci sono presenti nei colpi d’armi e dal fuoco delle molotov, nonché dai bengala. Meravigliosamente tenue e allo stesso tempo energia la colonna sonora cucita, narrativa a tal punto da farci assaporare tutta l’orchestra per aumentarne il senso dell’epica, concedendosi lo stridio dei violini in solitaria o del piano.D’altra parte sarebbe stato preferibile, per innalzare il valore politico/sociale, non scegliere come motore d’azione una questione personale per poi legarsi a tutta la Francia, e non basta dire che la guerra civile si è espansa ovunque. Inoltre, il finale è uno “spiegone” fuori luogo, non desiderato. Tuttavia la visione è assolutamente consigliata e Athena risulta un film dagl’indubbi pregi pur avendo dei limiti. Magari ne facessimo anche noi in Italia, nella nostra industria cinematografica, operazioni del genere.

Voto:
3.5/5
Andrea Barone
4/5
Alessio Minorenti
3.5/5

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