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Lupin E Il Castello Di Cagliostro: Una Fiaba Perduta nei Ricordi Del Tempo

Hayao Miyazaki era considerato una figura importante all’interno del mondo dell’animazione nipponica, ben prima dell’uscita del suo primo lungometraggio. Aveva già dimostrato grande abilità nelle animazioni lavorando a molte opere per la Toei Animation, come ad esempio Il Gatto Con Gli Stivali di Kimio Yabuki (1969)Ali Babà e i 40 Ladroni di Hiroshi Shidara (1971). Aveva partecipato inoltre come consulente alle prime opere dell’amico e collega Isao Takahata, futuro membro di spicco dello Studio Ghibli. Dopo aver lasciato la Toei Animation, sia Miyazaki che Takahata, passeranno alla Tokyo Movie, per la quale realizzeranno la prima serie di Lupin III (1971-1972) ottenendo un grande successo di critica e pubblico, subito affezionatasi ai colpi impossibili messi a segno in tutto il mondo da parte di Arsenio Lupin III, coadiuvato dai membri della sua banda; il pistolero silenzioso ma infallibile Jigen, il ladro-samurai Goemon con la sua spada capace di tagliare ogni cosa e la sensuale ladra Fujiko Mine, ex-fidanzata del protagonista, di cui approfitta ogni volta che può per ottenere ciò che vuole.
Lupin e la sua banda, vengono di frequente ostacolati dall’ispettore dell’Interpool Koichi Zenigata, per il quale la cattura del ladro diviene l’ossessione, nonché scopo professionale ultimo, della sua attività come tutore della legge.
Dopo quest’esperienza i due fondatori dello Studio Ghibli passeranno alla Nippon Animation e daranno vita a classici dell’animazione giapponese quali Heidi (1974)Anna dai Capelli Rossi (1979) e Conan il Ragazzo Del Futuro (1978), opere di valore la cui portata artistica ancora oggi molto forte.
Nel frattempo la Tokyo Movie deciderà di realizzare il lungometraggio Lupin III – La Pietra Della Saggezza (1978), il cui gran successo sarà solo il punto di partenza da cui inizierà la realizzazione di veri e propri lungometraggi tratti dalla tanto amata serie tv. Viene così proposto a Miyazaki di dirigere il secondo lungometraggio del franchise e quest’ultimo accetta per via del desiderio di sperimentare nuove innovazioni anche in campo cinematografico. Non pensava che avrebbe continuato a dirigere film dopo questo suo esordio, anche perché nessuno poteva immaginare che sarebbe nato il desiderio di raccontare nuove storie, che avrebbe anni dopo portato alla nascita dello Studio Ghibli.

Il film Lupin III – Il Castello di Cagliostro segna quindi nel 1979, il debutto alla regia da parte di Hayao Miyazaki. L’opera viene portata qui in Italia da Yamato Video, la quale confeziona sia un’edizione in DVD che una in Blu-Ray, mentre di recente è stato pubblicato in Home Video anche un’edizione in 4K; onore più unico che raro per un film d’animazione giapponese.

Nonostante Miyazaki oltre alla regia e al character design abbia curato anche la sceneggiatura, la storia non brilla certo per genialità o inventiva rispetto alle altre sul personaggio, seppur bisogna riconoscere il fatto, che il lungometraggio non si riduca mai a mera opera celebrativa sul personaggio, poiché la natura cinematografica del prodotto resta sempre preponderante, così che il film non risulti mai un mero episodio allungato della serie TV, almeno se non nella sostanza, di certo non nella forma, ancorata saldamente alla settima arte.
Lupin e Jigen dopo un rocambolesco colpo al casinò di Montecarlo, scoprono che il denaro rubato è falso. Analizzandolo scoprono che tali banconote provengono dal piccolo paese di Cagliostro, un principato di poco più di 3500 abitanti, governato da un avido Conte, che funge anche da reggente.
Cagliostro è anche la casa di Clarisse, giovane ragazza che Lupin aveva incontrato anni prima e che ora subisce le angherie del Conte, che vuole cercare il tesoro segreto della sua famiglia. Tra damigelle in pericolo, scenari suggestivi, scontri a fuoco e fughe rocambolesche, Lupin dovrà far luce sulla faccenda e salvare la dolce donzella in difficoltà.
La trama in sé come tutte le storie sul personaggio è molto semplice, ma il punto di forza dell’opera risiede in come Miyazaki l’ha raccontata; infatti il regista ha optato per una messa in scena di tipo fiabesco.
La natura cinematografica dell’opera si sente appieno negli oltre 47.000 disegni realizzati – uno sproposito per opere con tali finalità, oltre che probabilmente numeri record per l’epoca -, il cui peso si fa sentire nelle sequenze dinamiche, dove svettano su tutti l’inseguimento iniziale con la Fiat 500, che si infila in ogni spazio possibile, arrivando a sfidare qualsiasi legge della gravità e della fisica, grazie al potere che solo l’animazione rende possibile, inoltre impossibile non citare gli scontri tra Lupin e le guardie del Conte sul tetto del castello di Cagliostro, nonché il climax finale che ha luogo sull’orologio, con un confronto tra le due parti ricolmo di suspance e follia visiva.
La parte più interessante del film, però risiede sicuramente negli ottimi fondali alpini, la cui fotografia di Hirotaka Takahashi – futuro collaboratore di Miyazaki nel Castello del Cielo (1986) – risalta con un illuminazione tenue, la limpidezza, la chiarezza e la purezza del paesaggio – specie nelle scene notturne – in cui questo piccolo principato si ritrova immerso, potendone così assaporarne l’atmosfera fatta di rigogliosi prati verdi, taverne rustiche, vecchie rovine incontaminate, nonché l’antico castello che si erge in mezzo a un lago su cui si staglia una torre, all’interno della quale è rinchiusa una fanciulla; la dolce principessa Clarisse, che conosce la chiave per accedere al tesoro nascosto della propria famiglia, su cui sia Lupin, che l’avido Conte, vorrebbero mettere le mani.

Una tale impostazione, ha portato delle modifiche a livello caratteriale per il personaggio di Lupin, il cui comportamento da donnaiolo incallito e ladro invincibile, viene quasi del tutto accantonato, per far posto a una figura che rispecchia maggiormente quella del principe azzurro, mettendone così in risalto il lato più umano, i cui ricordi rimossi dallo scorrere del tempo, verranno a galla nel corso di tale avventura rocambolesca, dove svariate volte verrà messo in seria difficoltà dal perfido Conte di Cagliostro, la cui caratterizzazione risulta essere per lo più macchiettistica, poiché serve solo da contraltare per far risaltare l’innocenza di Clarisse.
Dopo Lupin sicuramente il miglior personaggio è proprio la ragazza – che fisicamente somiglia non poco alla futura Nausicaa, ma in generale molti personaggi sembrano essere delle versioni primordiali a livello di character design, delle future creazioni del regista -, la quale incarna il prototipo della fanciulla “miyazakiana” dolce, sfortunata, tenace e sensibile, seppur abbia un ruolo passivo innanzi agli eventi, poiché è sempre Lupin a dover sbrogliare la matassa. Hayao Miyazaki non s’è limitato a fare il compitino dirigendo il film e basta, ma ha cercato di innestare al suo interno alcuni elementi più personali, soprattutto dal lato visivo – seppur siano in stato molto embrionale -; il problema è che tale lungometraggio, alla fine discreto nel suo spessore artistico, finisce con il subire troppo i paletti imposti dal personaggio, di cui però si sottolinea una poesia di fondo nel finale in merito a Lupin III e la sua banda, che sfrecceranno in eterno su quella 500 gialla, inseguiti invano da un nugolo di poliziotti capitanati da Zenigata, che mai però la raggiungeranno. Quella macchina sfreccerà in eterno secondo un canovaccio consolidato, in attesa di fermarsi in un luogo temporaneamente per effettuare un altro colpo e poi un altro ancora, in una riproposizione di nuove avventure sempre in divenire.
Alla luce di ciò, si potrebbe quindi perdonare a Miyazaki, di aver dato scarsa importanza a Jigen e Goemon, relegati a ben pochi minuti nell’economia filmica, così come anche Fujiko, seppur decisiva in un frangente, non riesce ad emergere nella storia. Visto l’alto costo sostenuto in fase di produzione e alcuni cambiamenti apportati da Miyazaki, il film non fu un successo al botteghino, riuscendo a malapena a coprire i costi di produzione, ma nel corso del tempo è stato rivalutato dai fan e dalla critica – che sin dalla prima proiezione fuori concorso al festival di Cannes ne fu entusiasta – , che lo hanno eletto come miglior film sul personaggio.
La visione è obbligatoria per i fan di Miyazaki e Lupin, perché, volenti o nolenti – dipende sempre dalla predilezione per tale autore -, il film segna l’inizio della carriera di uno dei più influenti registi nel campo del cinema d’animazione.

Voto:
3/5
Andrea Barone
4/5
Andrea Boggione
/5
Christian D'Avanzo
/5
Carlo Iarossi
/5
Paolo Innocenti
/5
Alessio Minorenti
/5
Paola Perri
/5
Giovanni Urgnani
3.5/5
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Voto del redattore:
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Regia:
Cast:
Genere:

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