Articolo pubblicato il 11 Aprile 2022 da Giovanni Urgnani
Presentato fuori concorso alla quarantaquattresima edizione del Festival di Cannes, distribuito nelle sale americane il 24 maggio 1991 e in quelle italiane il 13 settembre dello stesso anno. Diretto e prodotto da Sir Ridley Scott, la colonna sonora è composta dal Maestro Hans Zimmer. Vincitore del premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale a Callie Khouri mentre il cast è composto da: Geena Davis, Susan Sarandon, Harvey Keitel, Michael Madsen, Christopher McDonald e Brad Pitt.
Cosa c’è di meglio di un viaggio per rappresentare la vita? Un percorso caratterizzato da tappe, ostacoli ed insidie facendo si che il viaggiatore, al suo punto di arrivo, sia una persona diversa rispetto al momento della partenza. E le nostre amiche protagoniste in che condizioni partono per il loro viaggio? Entrambe condividono una situazione di sofferenza celata e repressa, Thelma è sposata con il classico uomo sbagliato, un marito irrispettoso, dittatoriale, egoista e totalmente insofferente verso i bisogni ed i desideri della sua metà. Louise invece è stata violata nel corpo e nell’anima, per anni ha assopito il dolore causato dalla violenza, una lacerazione causata ovviamente dall’uomo, l’uomo colpevole di dare inizio all’escalation di eventi sinistri che a lungo andare hanno l’effetto di una vera e propria valanga. L’uomo così ingordo da sentirsi legittimato a compiere qualsiasi azione, legittimato a stravolgere il concetto di divertimento e piacere, senza rendersi conto della ridicolaggine a cui si espone ma soprattutto senza rendersi conto di seminare morte, afflizione e umiliazione, non avendo nemmeno la capacità di ammettere l’errore né tantomeno di chiedere scusa. Emerge un forte senso di sfiducia, un mondo in cui non puoi fidarti di nessuno, in cui qualsiasi individuo è pronto ad approfittare della tua situazione, un mondo in cui le vittime non sono tutelate anzi, paradossalmente sono più numerose le situazioni la vittima stessa è messa sul banco degli imputati dalla massa tanto benpensante quanto miope.

Eppure, ad ogni disavventura, l’amicizia che lega le due donne si consolida sempre di più, progressivamente si sviluppa una personalità che nemmeno loro si sarebbero aspettate di avere, in quelle 72 ore scarse pare che abbiano imparato a vivere la vita di più rispetto a tutti gli anni precedenti, ad assaporarla completamente, in positivo ed in negativo, prendendosi la responsabilità di scegliere e di raccogliere le conseguenze di esse. In verità le azioni criminali messe in scena non sono compiute da delinquenti, ma da persone che si comportano in maniera criminosa, chiaramente dal punto di vista della legge questa differenza non sussiste. Nonostante l’apparente foga dovuta all’adrenalina del momento, si percepisce un senso di terrore ed angoscia per ciò che è stato compiuto: le chiamate alla polizia, le soste prolungate decisamente più del dovuto mostrano quanto la loro coscienza sia ancora viva e non sia stata accecata dalla rabbia. Allo stesso tempo però entrambe sono consapevoli che tutto è cambiato, indietro non si può tornare, niente può essere come prima…la vita è anche questo.

L’ambientazione risulta decisiva per dare tridimensionalità al contesto in cui si svolge la narrazione, il deserto è il luogo della solitudine, la stessa a cui le donne sono state confinate da una società iniqua e diseguale, la disparità ha causato aridità. La sequenza finale è emblematica, due donne circondate da una schiera di uomini armati ossia i poliziotti, intrappolate davanti ad un bivio. I poliziotti rappresentano lo stato, lo stato siamo noi; perciò, siamo noi che ogni giorno puntiamo le nostre armi contro di loro. Ma proprio in questi frangenti esce tutta la caparbietà e la potenza femminile, se osservato dal punto di vista esclusivamente drammaturgico, la scelta di gettarsi nel vuoto è naturalmente drammatica, ma analizzandola attentamente si può cogliere un raggio di positività, la pellicola non si conclusione mostrando l’impatto al suolo, ma si ferma quando ancora l’automobile è rivolta verso l’alto. Le donne unite possono superare questo bivio, gettando il cuore oltre l’ostacolo, sconfiggendo la paura del vuoto e la barriera del maschio, perché le donne sanno volare.