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THE ADAM PROJECT – tra viaggio nel tempo e crescita individuale

Distribuito di recente sulla piattaforma streaming Netflix, The Adam Project è il film adatto se desiderate passare una serata all’insegna della spensieratezza e del divertimento.

Si tratta all’apparenza di una commedia fantascientifica, che tuttavia riserva all’interno della trama interessanti spunti di riflessione sulla psicologia dell’essere umano.

Nel cast Ryan Reynolds, Mark Ruffalo, Jennifer Garner, Zoe Saldana e il piccolo Walker Scobell al suo esordio su schermo. Alla regia Shawn Levy (Trilogia di Una Notte Al Museo, Free Guy – Eroe Per Gioco, Stranger Things).

Il film utilizza l’espediente narrativo del viaggio nel tempo (non a caso vengono inserite all’interno dei dialoghi molte battute inerenti a film di genere della cultura pop) come pretesto per trattare in modo originale la tematica della crescita personale e della maturità.

Il piccolo Adam ha appena perso suo padre; in cerca di una figura guida, uno strano imprevisto lo porrà dinanzi ad un incontro inaspettato… con il se stesso più grande, l’Adam adulto tornato dal futuro. I due cercheranno di collaborare per risolvere un errore di calcolo e riportare l’Adam adulto nel suo tempo, non senza aver fatto prima i conti con il proprio passato.

Nonostante si tratti della stessa persona, in periodi temporali distinti, i due Adam appaiono molto diversi l’un l’altro; questo perché la versione adulta è stata plasmata da esperienze di vita (negative quanto positive), nel carattere e nel corpo, che il sé giovane non ha ancora sperimentato.

L’alchimia all’interno del cast è il maggior elemento di forza della pellicola, particolarmente quella fra i due attori protagonisti, i quali coinvolgono ed intrattengono lo spettatore, grazie a linee di dialogo ben scritte e divertenti. Se si dimentica del paradosso umano, sembra quasi di assistere a classiche dinamiche fra fratelli.

The Adam Project (L to R) Walker Scobell as Young Adam and Ryan Reynolds as Big Adam. Cr. Doane Gregory/Netflix © 2022

Il film gioca sapientemente sulle emozioni. Presenta il tema della perdita. Adam, in fasi diverse della propria esistenza, tenta di superare ed elaborare il lutto familiare. È molto interessante in tal senso vedere come sia il più piccolo a supportare l’io più grande, in un ribaltamento dei ruoli che rompe volontariamente lo stereotipo della debolezza umana.

Un’altra metafora riscontrabile all’interno della sceneggiatura è quella della fiducia, fiducia soprattutto in noi stessi. Non dobbiamo avere paura del cambiamento, del futuro. È risaputo che, nel corso della vita, le priorità possono mutare. Si corrono dei rischi inevitabili. A volte perdiamo noi stessi, scordiamo il passato.

Questo è ciò che accade ad Adam, una volta cresciuto. Il sé più grande dimostra un lato fragile, una ferita aperta a causa dell’incomprensione e dell’incomunicabilità. Per rimediare ai suoi errori ha bisogno di riconnettersi con il bambino che è in lui, o meglio di fronte a lui, da cui può imparare nuovamente.

La morale del film si racchiude nell’elemento dell’Eredità, intesa come lascito e retaggio alla prossima generazione. La testimonianza di un passato, di un amore che è esistito, di un affetto che abbiamo ricevuto. Un’emozione che non può essere dimenticata.

Insomma, The Adam Project è un film che intrattiene e nel suo piccolo insegna, pur senza pretese.

Carino e consigliato.

Paola Perri

Voto: 7/10

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