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L’Amica Geniale – recensione della 7° e dell’8° puntata (e tiriamo le somme)

Ieri si è ufficialmente conclusa la terza stagione della serie evento L’Amica Geniale, con la settima e l’ottava puntata andate in onda in prima serata su Rai 1. Una chiusura a dir poco interessante ed inaspettata.

Analizziamo nel dettaglio le puntate, e poi cerchiamo di tirare le somme dell’intera stagione.

Lo strascico delle lotte politico-sociali degli anni ’70 è lungo; vediamo Pietro minacciato con una pistola da un proprio studente universitario, in piena sessione d’esami. Poco dopo Franco, ex ragazzo di Lenù, subisce violenza fisica mentre assiste inerme ad una scena di stupro. Questo evento lo devasta psicologicamente, e a livello di scrittura diventa un pretesto per enfatizzare l’impotenza maschile, celata da un velo di falso coraggio evidentemente facile da sgretolare.

Ancora una volta si parla di concetti come maschilismo e sessismo, in un mondo tutt’altro che cambiato, in cui la letteratura femminile ha in realtà la penna di un uomo, e le donne descritte all’interno non sono altro che prototipi di loro gradimento, aleatori ed inconsistenti.

In questa discussione scostante, si unisce il personaggio di Nino Sarratore, tornato su schermo dopo l’introduzione nella prima puntata della stagione. Il personaggio si mostra sin da subito subdolo e provocatorio, ammiccante nei confronti di Lenù e sfrontato verso il marito, Pietro, che tenta in ogni modo di sminuire agli occhi della moglie. Rovescia definitivamente un equilibrio familiare già estremamente precario, elevando le doti autoriali di Lenù.

Elena, da sempre innamorata del suo amico d’infanzia, trova nuovamente un trasporto verso la scrittura, guidata e soggiogata inconsapevolmente proprio dall’uomo che venera, dimostrando ancora una volta che le sue azioni sono mosse dall’istinto di compiacere l’altro sesso, a cui lei rimane subordinata.

Lenù è in una fase di crisi perenne. Lotta con se stessa, con i suoi sentimenti. Prova un senso di piacere misto a fastidio nell’avere accanto Nino, pericolosamente vicino come mai prima d’ora.

Per dissimulare le sue emozioni, cerca il consenso del marito. Quest’ultimo, tuttavia, invece di infierire sul loro rapporto sembra essere la causa prima del loro avvicinamento.

In una scena più che telefonata, Lenù si lascia andare a una pulsione mai svanita, in un atto di passione assoluta che coinvolge oltre ogni aspettativa le emozioni di Nino.

Lo spettatore non può gioire propriamente davanti a tale scelta narrativa, seppure predestinata dagli esordi della serie, poiché il tutto si risolve nel modo più sbagliato, quando forse è già troppo tardi. E dunque perde la fiducia in Lenù, appena dopo averla persa in Lila nelle scorse puntate. Tenta di giustificare le sue azioni tramite un impulso umano primordiale, ma invano. L’idillio si rompe per la seconda volta. La delusione arriva come un pugno nello stomaco.

Un cambiamento inadeguato. Un passo troppo oltre.

Non è chiaro su cosa si fondi realmente la relazione fra Nino e Lenù, e non concepiamo il tradimento nei confronti del buon Pietro.

È triste e amaro che questo non sia accaduto prima, quando doveva accadere. È triste che tutto vada in malora per donarle finalmente la felicità. Eppure è così. E lo spettatore non può fare altro che accettarlo, beandosi di una sceneggiatura accurata, sconvolgente e sorprendente, che non salva dalla distruzione nemmeno le sue protagoniste. Una scrittura a dir poco impavida e fuori dal comune.

Lila e Lenù non sono delle sante! Tutt’altro.

L’ultimo saluto prima dell’addio, fra Lenù e Lila enfatizza il sentiero tortuoso e incerto che entrambe hanno preso. Ancora una volta è chiaro ai nostri occhi chi sia delle due a “restare” e chi a “fuggire”. Lila in gabbia nel Rione, Lenù in volo verso la libertà (pagata a caro prezzo).

La stagione si conclude con un simbolico passaggio di testimone fra l’attrice giovane del personaggio di Elena Greco e la sua sostituta nell’età adulta, che verrà interpretata negli episodi futuri da Alba Rohrwacher, già voce narrante di Lenù all’interno della serie dal suo esordio.

In conclusione, si può dire che il terzo capitolo della storia della Ferrante racconti un passaggio di involuzione nelle vite di Lila e Lenù, e non solo. Una caduta nel pozzo, una fase di incertezza, segnata da scelte sbagliate ed ingenue, nell’età in cui tentiamo di costruirci un’identità.

Ma dal fondo del pozzo si può solo risalire, e chissà cosa ci attende nelle prossime puntate…

Doverosa la menzione speciale alle attrici Gaia Girace e Margherita Mazzucco, che ci hanno regalato in questi primi tre capitoli una prova attoriale magistrale sotto molti aspetti. Le salutiamo con un po’ di nostalgia.

Termina qui la nostra rubrica di recensioni su una delle serie migliori del panorama televisivo italiano, motivo di vanto per la nostra penisola anche nel mercato estero.

Paola Perri

9/10

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