Articolo pubblicato il 19 Marzo 2022 da wp_13928789
Distribuito nelle sale americane il 19 dicembre 1986 mentre in quelle italiane il 13 marzo 1987, scritto e diretto da Oliver Stone fu in concorso al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, vincitore dell’Orso d’argento alla miglior regia. Candidato a otto premi Oscar, vincitore di quattro statuette tra cui: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Montaggio e Miglior Sonoro. Il cast è composto da: Charlie Sheen, Willem Dafoe, Tom Berenger, Forest Whitaker, Kevin Dillon e Johnny Depp.
Basato sulle vicende vissute direttamente dal regista durante la guerra del Vietnam tra il 1967 e il 1971. Chris Taylor parte volontario per il fronte, ricco di famiglia e frequentante del college decide di arruolarsi in quanto non accetta che soltanto le classi meno abbienti servano la patria. L’idealismo di partenza si scontra immediatamente con la cruda realtà, già dalla prima inquadratura del campo è palpabile l’atmosfera di morte e ostilità soprattutto tra i soldati stessi. A farla da padrone sono le inimicizie tra i più alti in grado, il bullismo nei confronti dei nuovi arrivati e la evidente separazione etnica, un clima generato da una guerra che l’America ha combattuto contro sé stessa (concetto che all’interno della pellicola viene esplicitato chiaramente) che non poteva avere un finale diverso dalla sconfitta, non soltanto politico-militare ma sociale, morale ed etica. L’ambientazione gioca un ruolo fondamentale nella rappresentazione dello stato d’animo dei nostri protagonisti, la giungla del sud-est asiatico così selvaggia, così fangosa e così fitta suscita una continua sensazione claustrofobica e soffocante, nascondendo pericoli in ogni angolo. Tale condizione è vissuta nella mente ormai sempre più annebbiata dei soldati, uccidere diventa ormai un gesto di routine, si è portati a disprezzare ogni singolo elemento che ci circonda, poco importa se sia amico o nemico, ammesso che qualcuno sia riuscito a capire chi è chi. Soltanto il consumo di droghe o alcol sembra apparentemente allietare i nervi e a mascherare la realtà.

La trasformazione da uomo a bestia trova il suo compimento nella sequenza della distruzione del villaggio, le dinamiche di guerra lasciano spazio a veri e propri crimini contro l’umanità. Le gesta disumane e violente non risparmiano nessuno, inutilmente giustificate da pretesti vendicativi che si dimostrano immediatamente inconsistenti e sterili. Nessuno viene risparmiato dalla ferocia, dal semplice quanto folle gusto di fare del male, causato dallo stesso stato che venticinque anni prima era stato accolto come liberatore dell’Europa a discapito della tirannia e del totalitarismo. I valori di democrazia, libertà e uguaglianza teoricamente tipici dell’Occidente vengono completamente fatti a pezzi, la bandiera a stelle e strisce lascia spazio a quella svastica giustamente calpestata in passato, un vero e proprio rastrellamento a danno di persone innocenti. Cosa fare difronte a tali atrocità? Ci si lascia definitivamente assuefare dalla disumanizzazione o si aprono gli occhi alla consapevolezza che tutto ciò deve finire? La dinamica in questione è ispirata ad una strage realmente accaduta durante il conflitto: il Massacro di My Lai avvenuto il 16 marzo 1968, in cui i soldati statunitensi fecero strage di 504 civili indifesi, tra cui donne, bambini (anche neonati) e anziani.

Inevitabilmente la pellicola è debitrice del capolavoro assoluto del 1979 diretto da Francis Ford Coppola: Apocalypse Now, non soltanto per il modo in cui rappresenta la vicenda o per la caratterizzazione dei personaggi ma anche per la struttura, il voice-over del protagonista infatti è periodicamente presente. Da notare tra l’altro che Charlie Sheen è figlio di Martin Sheen, protagonista della pellicola sopracitata. Un’opera magniloquente, diretta con grande maestria, meritevole di tutti i premi conquistati, in cui tecnica e tematica ci aiutano a riflettere su quanto le nostre virtù possano essere calpestate dai nostri deliri e dai nostri dolori.
P.S.
Oliver Stone compare in un cameo, interpretando un ufficiale nel bunker fatto esplodere da un kamikaze.
Giovanni Urgnani