Belli Ciao: l’ipocrisia comica di Pio e Amedeo

Articolo pubblicato il 13 Aprile 2022 da wp_13928789

In un periodo in cui ormai è difficile trovare un comico che trascini il pubblico nelle sale al di fuori di Zalone, dato che Ficarra e Picone hanno stavolta puntato sulla tv mentre l’ultimo film di Carlo Verdone non è uscito al cinema, era interessante sapere se la grande crescita popolare di Pio e Amedeo avvenuta in televisione negli ultimi anni sarebbe servita come trampolino di lancio per il grande schermo. L’uscita a Capodanno del loro nuovo film intitolato “Belli Ciao” è stata fagocitata da un’ondata Covid durante il periodo estivo e per questo una gran fetta di pubblico ha evitato le sale, ma i numeri compressi da questa situazione sono un segnale che forse nei prossimi anni il duo sarà davvero uno dei più popolari anche a livello cinematografico. Gennaro Nunziante ha davvero trovato i suoi comici modello dopo Checco Zalone, anche se gli incassi non arriveranno ai livelli di quest’ultimo? Può darsi, ma al di là dell’influenza del pubblico, diamo un’occhiata all’opera di per sé.

Il film parla di Pio e Amedeo, due cittadini di un paese pugliese che, fin da quando erano piccoli, sognano di fare l’imprenditore ed il dottore. I due sono amici inseparabili, ma dopo la maturità Pio decide di partire per il nord proprio per realizzare il suo sogno… e ci riesce. A Milano diventa un imprenditore di successo, mentre Amedeo non riesce a diventare dottore e nel suo paesino sempre più persone se ne vanno via per cercare fortuna altrove. Passati molti anni, Pio torna brevemente nella sua terra d’origine per offire nuovi fondi dopo una richiesta nel comune, ricongiungendosi con Amedeo. Quest’ultimo, per controllare che vada tutto liscio, va a trovare Pio una volta tornato a Milano, ma i loro pensieri tra Nord e Sud creeranno qualche problema alla vita di Pio.

Dal punto di vista registico si tratta di un’impostazione abbastanza classica, salvo alcuni piccoli guizzi durante le panoramiche o durante i campi lunghi che tuttavia sono molto rari. Molto bravi invece gli attori, confermando l’ottima gestione che Nunziante sa sempre dare su questi ultimi, mentre Pivio ed Aldo De Scalzi dimostrano ancora una volta di essere dei compositori che sanno adattarsi perfettamente a qualsiasi contesto dando un’atmosfera decisamente piacevole. Il problema dell’opera arriva quando si deve analizzare la sostanza, poiché il tentativo di Nunziante di voler raccontare un altro pezzo dell’Italia dal punto di vista sociale ed economico viene enormemente limitato dagli stereotipi diffusi dai due protagonisti. Il film vorrebbe evidenziare una Milano che mostra il soffocamento della civilizzazione apparente che non fa altro che trasformare le persone in esseri cinici che pensano solamente ai soldi. Il voler mostrare un’Italia divisa e piena di problemi è qualcosa di più che legittimo, ma l’intento satirico smette di essere tale quando viene toccata una superficie assolutista.

Pio nell’opera interpreta infatti il ruolo di un milanese continuamente cattivo ed egoista. Al di là che la sua comicità non funziona poiché si riduce spesso a dire semplicemente “Bella figa” o “Top, adoro” in ogni frase accompagnata da un inglese a caso, rendendo il personaggio insopportabile, il problema è che l’analisi di Milano si riduce veramente a questo. E come se non bastasse, non c’è alcun milanese nel film che sia un esempio positivo, a differenza di ogni persona proveniente dal sud che invece è sempre buona, giusta e cara, contribuendo a mettere il muro tra lo spettatore e l’apertura mentale invece di aiutare quest’ultima. Amedeo è un personaggio più divertente, ma solo perché il suo vocabolario non è costantemente influenzato dalle stesse parole, perché per il resto anche la sua impostazione comica è basata su ignoranze e malintesi da parte di qualsiasi paesano che erano vecchie già più di vent’anni fa.

Il film però si dimostra più arretrato di quel che ci si aspetterebbe, dato che l’unico influencer mostrato nel film appare come una persona insensibile e capricciosa, mentre ogni vegano messo sullo schermo è rappresentato come un assurdo individuo che segue tale linea di pensiero solamente per aver raggiunto le mode (e questo può essere verosimile una volta, ma non due di fila con due persone diverse). I due comici hanno estremamente contenuto la presenza di battute politicamente scorrette tanto da estrometterle del tutto, fatta eccezione per un unico momento comico che mette in evidenza (in modo positivo) l’antipatia dell’Italia nei confronti della multi etnia nei prodotti e nelle persone. Ed in tutto ciò, il messaggio principale dell’opera mostra i problemi economici che affliggono i paesi nel sud, ma la colpa di questa continua disfatta è che i giovani emigrano all’estero, dato che l’unica soluzione per togliere questo problema creata dal film è andare a riprendere questi giovani e riportarli a casa.

E la punta di questo iceberg cosparso di ignoranza è solo l’ipocrisia di Pio e Amedeo, i quali si sono tanto vantati di aver rinnovato la televisione con parole politicamente scorrette anche se in realtà sono solo offensive oggi: le parole “fr*o e “ne**o”. Al di là della mancanza di rispetto, queste parole scorrette non solo non sono presenti nel film per paura di creare controversie, mostrando quindi poca coerenza, ma abbiamo anche un personaggio omosessuale forzatamente inserito per dire al pubblico che i due invece sono perfettamente aperti in altri orizzonti. Peccato che ogni volta che il film si avvicina un minimo nel mostrare l’emancipazione dell’omosessualità, quest’ultima viene immediatamente nascosta in maniera goffa, non avendo il coraggio di mostrare le cose in maniera più evidente perché altrimenti ci sarebbero state brutte reazioni da parte del pubblico più negativamente conservatore. Quindi non una, ma una doppia ipocrisia è presente nel film.

“Belli Ciao” rappresenta in maniera perfetta un’Italia che non vuole mai andare avanti e che si dimostra in tutti i modi con i paraocchi e completamente insensibile ai veri problemi che affliggono il paese, dimostrando pensieri che sono sempre gli stessi e che mostrano le persone in una cultura che non ha alcuna intenzione di evolversi, soffocando le vere risorse giovanili e le aperture mentali. Peccato che tutti questi elementi elencati non vengano rappresentati in maniera negativa, ma siano invece la rappresentazione di un messaggio visto dal lungometraggio come positivo, rendendo la seconda opera con Pio e Amedeo un disastro su tutta la linea ed in assoluto il film più brutto che Gennaro Nunziante abbia mai fatto.

Voto: 4

Andrea Barone

Andrea Boggione
Christian D’Avanzo
Carlo Iarossi
Paolo Innocenti6,5
Alessio Minorenti
Paola Perri
Giovanni Urgnani
0,0
0,0 out of 5 stars (based on 0 reviews)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO