I colori del tempo, Parigi torna capitale dell’arte nella commedia di Cédric Klapisch

Dopo essere stato proiettato allo scorso Festival di Cannes fuori concorso, I colori del tempo arriva finalmente al cinema anche in Italia: qual è il risultato del film?
I colori del tempo, la recensione del film di Cédric Klapisch

Presentato in anteprima internazionale fuori concorso alla settantottesima edizione del Festival di Cannes, distribuito nelle sale cinematografiche francesi il 22 maggio 2025, col titolo originale La venue de l’avenir, mentre in quelle italiane a partire dal 13 novembre dello stesso anno, grazie al contributo di Teodora Film. Ma qual è il risultato de I colori del tempo? Di seguito la recensione e la trama del film diretto dal regista Cédric Klapisch.

La trama de I colori del tempo, il film di Cédric Klapisch

Il lungometraggio è prodotto da Ce Qui Me Meut, in collaborazione con Studio Canal e con la partecipazione di France 2 Cinéma. Ma di cosa parla quindi I colori del tempo? Di seguito la trama ufficiale del film diretto da Cédric Klapisch:

Nella Francia di oggi, un gruppo di sconosciuti viene riunito in quanto discendente di Adèle, donna di fine ottocento che dalla Normandia era partita alla volta di Parigi in cerca della madre che l’aveva abbandonata. Dovendo ispezionare la casa in rovina di Adèle per decidere cosa fare della proprietà, gli emissari del gruppo: Guy, Céline, Seb e Abdel; mettono insieme pezzo dopo pezzo il lontano passato della loro famiglia. Parallelamente, durante la Belle Époque, Adèle si avventura nella grande città assieme ai nuovi amici Lucien e Anatole, scoprendo una capitale nel vortice del cambiamento, tra zone ancora rurali e i salotti della borghesia moderna, e tra le arti figurative e l’avvento della fotografia.”

La recensione de "I colori del tempo", la commedia francese in uscita al cinema in Italia a partire dal 13 novembre 2025

La recensione de I colori del tempo, presentato a Cannes 78

Nel XIX secolo Parigi è la capitale dell’arte e della cultura, un secolo florido in cui la città transalpina calamita su di sé l’attenzione e la vita dei più grandi artisti della storia dell’umanità, facendo nascere le correnti pittoriche (e non solo) che si studiano ancora oggi. La commedia diretta da Cédric Klapisch non si limita solamente a tornare indietro nel tempo, ma fa coesistere passato e presente in modo che via via discorrendo non si percepisca più la differenza. I protagonisti delle due trame principali condividono la stessa “missione”, vale a dire la ricerca delle loro origini e trovare risposte che facciano luce su come sono andate le cose, allo stesso tempo trovare senso al loro destino.

Nella Parigi del 1895 Adele è pronta a scoprire la verità sulla madre mai conosciuta mentre nella Parigi del 2025 è lei a diventare l’oggetto dell’investigazione di quattro individui improvvisati parenti alla lontana e completamente diversi tra loro: per età, per genere, per impiego e posizione sociale. Tra questi ultimi il film dedica importanza a Seb, un giovane fotografo dai grandi progetti però insoddisfatto della sua attuale situazione. Durante questa indagine è lui a costruire un legame maggiore con la sua antenata Adele e ad unirli nonostante il secolo di distanza è appunto la fotografia, con la differenza che la ragazza la vive in un contesto dove ancora è percepita come una rivoluzione, mentre nella società di Seb è data per scontata. Il lungometraggio si serve dell’espediente narrativo di queste investigazioni per comunicare l’importanza di riscoprire le proprie radici come paese, soprattutto la società francese così ricca e densa di avvenimenti, di personaggi e di contenuti.

Nel suo voler essere per tutti, la pellicola semplifica un po’ troppo i vari argomenti che porta all’attenzione dello spettatore: dall’incomunicabilità dell’uomo del terzo millennio ai modi differenti di vivere l’amore e le relazioni. Dal punto di vista del ritmo soffre a tratti di discontinuità, a causa forse di una durata leggermente eccessiva poiché centoventisei minuti paiono superflui e bisognosi di essere asciugati in alcune circostanze. Qualche pecca la si riscontra anche nella ricostruzione d’epoca, in cui si notano dei non impeccabili green screen e adattamenti posticci dal punto di vista scenografico di alcuni luoghi parigini che nono riescono del tutto a nascondere il volto odierno. Detto ciò, I colori del tempo ha il merito di contraddistinguersi per alcuni momenti cinematograficamente di buon livello.

La sequenza più azzeccata dell’intero film è sicuramente quella onirica, caratterizzata da un’estasi collettiva, grazie alla quale la regia riesce ad esprimersi in modo più sperimentale osando un po’ maggiormente con gli espedienti tecnici. Le risate sono garantite invece dal sempre più affiatamento dei quattro rappresentanti, ognuno riconoscibile per il peculiare carattere e modo di fare e col passare dei minuti il loro legame diventa sempre più intenso, senza che la diversità tra loro venga meno. Chi poi è appassionato e studioso di arte contemporaneità potrà sicuramente divertirsi nel vedere messo in scena uno dei momenti più significativi di questo settore, seguito da una carrellata di figure in una vera e propria operazione fan service.

Trailer ufficiale de I colori del tempo, diretto da Cédric Klapisch
I colori del tempo, la recensione del film di Cédric Klapisch
I colori del tempo (La venue de l'avenir)
I colori del tempo (La venue de l’avenir)

"Una famiglia si ritrova a condividere una vecchia casa nella Normandia rurale."

Voto del redattore:

6.5 / 10

Data di rilascio:

13/11/2025

Regia:

Cédric Klapisch

Cast:

Suzanne Lindon, Philippine Leroy-Beaulieu, Cécile de France, Vincent Perez, Vassili Schneider, François Berléand, Julia Piaton, Sara Giraudeau, Vincent Macaigne, Paul Kircher, Zinedine Soualem, Fred Testot, Raïka Hazanavicius e Pomme

Genere:

Commedia

PRO

Nel complesso è una commedia che riesce a divertire, soprattutto grazie ai diversi caratteri dei personaggi
Tra i quattro protagonisti del presente si crea una buona alchimia
Il montaggio alternato tra ieri e oggi si dimostra la struttura più funzionale
La ricostruzione scenografica d’epoca della Parigi di fine Ottocento non è sempre impeccabile
A livello di ritmo il film soffre a tratti di discontinuità