Rispetto agli altri mesi dell’anno, per la sua associazione all’arrivo di Halloween ottobre è sicuramente quello più prolifico da un punto di vista di distribuzione di film horror. In questa atmosfera sopraggiunge l’esordio alla regia The Ugly Stepsister (nell’originale Den stygge stesøsteren), presentato in anteprima al Sundance e alla Berlinale 2025, della regista norvegese Emilie Blichfeldt, in cui si riprende la fiaba dei Fratelli Grimm, lasciando che sia una delle due sorellastre di Cenerentola ad appropriarsi del racconto e dunque del punto di vista da cui esso viene filtrato, in una chiave del tutto orrorifica. Segue la recensione di The Ugly Stepsister, il film di Emilie Blichfeldt incentrato su un retelling della fiaba di Cenerentola, distribuito nelle sale italiane grazia a I Wonder Pictures dal 30 ottobre 2025.
The Ugly Stepsister di che parla e da dove nasce l’idea di Emilie Blichfeldt
Prima di passare alla recensione, risulta interessante riportare di che parla The Ugly Stepsister e da dove nasce l’idea della regista norvegese Emilie Blichfeldt. Per quanto riguarda la trama di The Ugly Stepsister, di che parla dunque, il film è una riscrittura della fiaba di Cenerentola di cui i fratelli Jacob e Wilhelm Grimm sono autori, raccontata in modo originale e orrorifico dal punto di vista di una delle sue sorellastre. La regista riprende dunque il sentimento di invidia della sorellastra per la bellezza di Cenerentola per farne il motivo narrativo del film che la condurrà a essere la carnefice ma soprattutto la vittima degli atti orrorifici sul suo stesso corpo, così come leggiamo nella fiaba originale.
Il film The Ugly Stepsister nasce da un’idea elaborata dalla stessa regista Emilie Blichfeldt durante il lavoro di ricerca per la sua tesi, come riflessione sul racconto della fiaba di Cenerentola dei fratelli Grimm e sugli spunti in comuni con la contemporaneità, capovolgendo però il punto di vista da quello della povera Cenerentola a quello di una delle due sorellastre invidiose. La scelta di rispettare il lato dark inserito dai Grimm nella fiaba originale e di accentuarlo facendone un vero e proprio body horror giustifica e fa comprendere le citazioni e le forti ispirazioni dichiarate dalla regista stessa Emilie Blichfeldt alla filmografia dei registi internazionali maestri dell’orrore legato al concetto del corpo.

La recensione di The Ugly Stepsister: un connubio riuscito tra body horror e cultura pop romance
Il retelling di storie appartenenti alla cultura di tutto il mondo, tramandate oralmente o in forma scritta e giunte a noi, è un fenomeno che da sempre è insito nell’essere umano. Questo bisogno va però a pari passo e deve seguire le tendenze, per cavalcare l’onda del progresso dei nuovi media e riuscire a comunicare con la contemporaneità. Questo è il caso di The Ugly Stepsister, il film d’esordio della regista norvegese Emilie Blichfeldt nel quale realizza una pungente riscrittura della fiaba di Cenerentola dei Fratelli Grimm. Riprendendo i toni macabri della storia originale, la regista li porta ulteriormente all’estremo facendo assumere il punto di vista a una delle sorellastre di Agnès (soprannominata poi Cenerentola), Elvira, invidiosa di lei e della sua bellezza, costretta a sottoporsi a interventi chirurgici estetici per poter partecipare al ballo del suo amato principe Julian.
Ed è tramite proprio le prime scene ambientate nella clinica del Dottor Esthétique che nasce il body horror di The Ugly Stepsister. Con sequenze disturbanti che giocano in modo orrorifico, ma anche comico, con la sensibilità dello spettatore – un’accumulazione corporea partendo dall’intervento al naso, passando all’innesto delle nuove ciglia, l’ingerimento dell’uovo di tenia, il gorgoglio dello stomaco – andando a toccare punti del corpo più suscettibili, citando così scene memorabili e altrettanto disturbanti quali quella dell’occhio di Arancia Meccanica di Stanley Kubrick. A questo lato horror, tuttavia, fa da accompagnamento la cultura pop inserita in background in particolare legata al fenomeno del genere romance che ha ripreso piede negli ultimi anni. Infatti, le parti sognanti di Elvira in cui immagina la sua vita e l’amore con il principe Julian sono segnalate da un’estetica tutta fiocchetti e lustrini patinata di rosa. Tuttavia, questa scelta formale non ha niente a che fare con una qualsivoglia citazione della filmografia di Sofia Coppola per i soli costumi, per gli sfondi floreali o per la grafica del font dei titoli di testa, del titolo stesso o dei titoli di coda, come a molti verrebbe da ipotizzare.
Questa dicotomia e alternanza di toni totalmente ossimorici è risaltata e segnalata inoltre dalla colonna sonora stessa del film, in cui alle musiche classiche dei grandi maestri compositori quali Mozart, Beethoven si affiancano quelle synth dai toni dark o romantici ipermoderne e contemporanee che creano un contrasto anacronistico netto, senza tuttavia assumerne un’accezione negativa, in quanto armoniosamente amalgamate. A netto di tutto ciò, The Ugly Stepsister risulta infine un’operazione discreta di montaggio dei generi body horror e pop romance per la riscrittura di una fiaba classica ben impressa nell’immaginario collettivo dello spettatore, ma volta a sensibilizzarlo su una tematica a oggi purtroppo attualissima quale quella dell’insicurezza fisica e del dismorfismo tramite una chiave di lettura contemporanea, sempre più necessaria come denunciata dall’ottimo The Substance.





