Dracula – L’amore perduto: partire da Coppola per arrivare a Mel Brooks

Dopo la loro collaborazione in Dogman, Luc Besson sceglie Caleb Landry Jones per essere il suo Conte principe delle tenebre.
La recensione di Dracula - L'amore perduto film Luc Besson

Dopo essere stato presentato in occasione della 20a Festa del Cinema di Roma, arriva nei cinema Dracula – L’amore perduto. Si tratta del nuovo ambizioso ed importante lavoro di Luc Besson, uno degli autori francesi più acclamati a livello internazionale grazie a cult quali Léon e Nikita. Il regista torna così sul grande schermo dopo l’esperienza con Dogman, nella quale ha conosciuto il “suo” Dracula perfetto, ovvero Caleb Landry Jones, il quale compone un importante cast con Christoph Waltz e Matilda De Angelis. Ecco di seguito la recensione di Dracula – L’amore perduto, la nuova rivisitazione romantica del mito firmata Luc Besson.

La trama di Dracula – L’amore perduto, il film di Luc Besson

Un amore che perdura nei secoli. Non ci si riferisce tanto al tormento sentimentale vissuto dal protagonista dai canini insanguinati, quanto allo speciale legame che esiste fra il cinema ed il mito di Dracula. Partendo dall’era del muto, arrivando al 2025, la Settima Arte ha portato sul grande schermo un’infinità di versioni sempre differenti della leggenda creata da Bram Stoker, arrivando anche al 19° film diretto da Luc Besson. Più che al romanzo in sé, il regista francese intende riferirsi in Dracula – L’amore perduto a quella corrente più sentimentale del personaggio di Vlad di Valacchia, in particolare al film di Francis Ford Coppola del 1992.

La storia del film vede il suo incipit infatti nella Transilvania del XV secolo, assistendo allo spassionato amore tra il principe, scudiero di Dio contro gli eretici, e la sua devota Elisabetta. Quest’ultima tuttavia troverà la morte in un’imboscata, facendo esplodere la rabbia di Vlad contro Dio e la Chiesa che non hanno protetto la sua amata nonostante le sue preghiere. La ribellione viene punita con la maledizione a vagare sulla Terra nei secoli in completa solitudine, aspettando e sperando il ritorno dell’amata Elisabetta.

La trama di Dracula - L'amore perduto, il film di Luc Besson

La recensione di Dracula – L’amore perduto: un ridicolo parruccone

Quello del 2025 è sicuramente un anno davvero molto particolare per il cinema horror. Un’intrigante peculiarità che trova il suo culmine, non a caso, nel periodo di Halloween. Questo è infatti l’anno dominato dalla figura del vampiro, con Gennaio che ha visto arrivare nei nostri cinema il Nosferatu di Robert Eggers e successivamente I Peccatori di Ryan Coogler, che sta continuando a far parlare di sé. Nei mesi ci sono stati inoltre diversi “ritorni” di saghe rimaste da tempo nell’ombra, come 28 anni dopo, So cosa hai fatto e Final Destination.

Ecco allora che arriva a configurarsi l’affascinante gioco del ritorno, a distanza di quasi un secolo, di un filone del cinema dell’orrore che ha segnato e di fatto inaugurato la storia del genere sul grande schermo. Si tratta appunto dei leggendari Mostri Universal, vedendo quest’anno le nuove versioni dell’Uomo Lupo di Leigh Whannell, il Frankenstein di Guillermo Del Toro ed ora anche il Dracula di Luc Besson. Il punto di riferimento dell’autore francese, tuttavia, non è il caposaldo firmato da Tod Browning nel 1931, bensì uno dei film horror più importanti della nostra contemporaneità come quello di Francis Ford Coppola. Dracula di Bram Stoker del 1992, con protagonista Gary Oldman, ha ufficialmente spianato la strada ad una nuova versione del principe delle tenebre sul grande schermo, spingendo soprattutto sul suo lato più romantico e sentimentale.

Non che non ci fossero stati altri esempi precedenti a tal riguardo, ma il film di Coppola si è reso protagonista di uno speciale restyling ancora oggi particolarmente ricercato. Il titolo del 1992, inoltre, riprende sì la leggendaria opera di Bram Stoker, ma amplifica una sua storia personale, tratteggiando con cura il suo Conte protagonista partendo anche da un inedito incipit. Ecco, una doverosa premessa a Dracula – L’amore perduto per indicare come, il punto di riferimento ritrovato sullo schermo nel 2025, non sia di fatto uno dei capolavori di Francis Ford Coppola, bensì una sua parodia. Si tratta di una delle commedie più divertenti partorita dal genio di Mel Brooks, ovvero Dracula morto e contento del 1995, esplicita parodia appunto del personaggio del Conte e, nello specifico, del film che lo aveva anticipato di 3 anni.

Disarmante riscontrare, nel nuovo film di Luc Besson, molti punti di contatto proprio con questa parodia che con il titolo romantico per eccellenza, incasellando una serie di personaggi, condizioni ed approcci estetici davvero grossolani. Già nel celebre incipit, omaggio del film di Coppola anche per diversi fattori estetici e nell’uso del colore rosso, iniziano a comparire i primi segnali d’allarme. Il film presenta infatti il dirompente rapporto d’amore fra i suoi due protagonisti, separati a forza dai venti di guerra e della volontà di Nostro Signore. Elementi sui quali costruire un’ottima narrazione pagan-romance, ma il film prima si trasforma prima in una scintillante cinematic di un videogioco d’azione, e poi arriva al fattaccio, dove è lo stesso Vlad ad uccidere goffamente la sua amata, azzerando di fatto nella logica lo spirito di vendetta.

Si potrebbe allora dirottare verso una componente più tormentata sul senso di colpa e alla dannata eternità, più vicino al Nosferatu di Herzog, ma ecco che il time skip inizia a fare danni. Il film si trasforma effettivamente in una commedia, dove le “faccette” di un’esasperante Matilda De Angelis incontrano un sarcastico prete cacciatore di vampiri con il volto del premio Oscar Christoph Waltz. Ma è l’arrivo di Jonathan al castello a svelare definitivamente un arcano insperato. Al di là della terrificante (non in senso positivo) maschera di trucco applicata a Caleb Landry Jones, Luc Besson inizia ad incasellare una serie di scenette comiche sempre più marcate.

Si pensa di raggiungere l’apice con gli assurdi tentativi di suicidio perpetuati da Dracula, ai quali si potrebbe aggiungere con troppa semplicità un sottofondo musicale slapstick, ma poi ecco che entrano in scena gli inguardabili gargoyle-minion realizzati in discutibile CGI. Il colpo di grazia arriva con la storia del profumo ipnotico, e di come viene vandalizzata una delle immagini simbolo di Dracula come la scena del ballo in maschera, che qui diventa una sessione di danza per scolaretti. L’intero atto finale – dal balcone in casa di Mina alla “tragica” conclusione, passando per un castello allestito a ring di wrestling – si arriva al delirio puro sulla scena, specialmente nella risoluzione finale.

Dopo 400 anni passati a girare il mondo per cercare la propria amata, Dracula riesce finalmente a trovarla e lei a ricambiare il suo amore. I due si sono finalmente ritrovati e lui è anche al massimo della potenza fisica, sconfiggendo da solo un plotone d’esecuzione, ma Christoph Waltz decide che non deve essere questo il finale del film, lasciando qualche perplessità. La parte sentimentale viene così completamente ed ingiustificatamente trafitta, l’orrore è assente da inizio film e l’azione non ha di fatto il ritmo sufficiente. A prendere piede è infatti il lato comico-demenziale di troppi fattori, tra una scrittura di irreali dialoghi, personaggi grotteschi e circostanze grossolane di messa in scena.

La recensione è stata inaugurata sottolineando come, le versioni di Dracula (ed affini) sullo schermo, siano oggi infinite, arrivando ad interpretazioni anche in chiave comica come Per favore non mordermi sul collo o appunto Dracula morto e contento. Il film di Mel Brooks, tuttavia, è e vuole essere una commedia dissacrante del mito, per una parodia che può contare su un peso massimo come Leslie Nielsen. Divertire non sembra invece essere l’obiettivo principale del film di Besson, ponendo al centro la drammaticità della storia d’amore protagonista nonché elementi di stampo orrorifico. Ecco allora che il risultato è il peggiore possibile, arrivando ad una comicità lontanamente volontaria che riducono il mito di Dracula ad un ridicolo parruccone fuori posto da tutti i punti di vista.

Una scrittura che non indovina un passaggio narrativo, un approccio al film improvvisato, una fotografia sotto filtro IG, effetti speciali discutibili, un ritmo praticamente assente ed una colonna sonora di Danny Elfman completamente fuori posto. In un quadro generale così fallimentare, ecco ergersi l’unica nota di fascino del film nel rapporto e singolari performance dei due amanti protagonisti. Dopo aver bazzicato nel genere, Zoë Bleu è finalmente pronta per il grande lancio di carriera, dividendo qui la scena con un torreggiante Caleb Landry Jones. Grazie alla precedente collaborazione, nel film Dogman del 2023, Besson si è finalmente convinto del fatto che l’attore di Nitram sarebbe stato un ottimo Dracula. Si tratta probabilmente dell’unica scelta azzeccata di un film profondamente fuori posto.

Il poster del film Dracula - L'amore ritrovato di Luc Besson
Dracula - L'amore perduto
Dracula – L’amore perduto

Dopo la loro collaborazione in Dogman, Caleb Landry Jones ed il regista francese Luc Besson uniscono le forze in un film profondamente fuori posto da tutti i punti di vista.

Voto del redattore:

3 / 10

Data di rilascio:

29/10/2025

Regia:

Luc Besson

Cast:

Caleb Landry Jones, Christoph Waltz, Zoë Bleu, Matilda De Angelis

Genere:

Horror, sentimentale

PRO

Chimica e singoli performance di Caleb Landry Jones e Zoë Bleu.
Tutto il resto.
Mancanza di idee nel rinnovare il racconto di un mito costante sullo schermo come quello di Dracula.