L’accident de piano: terapia d’urto nel cinema di Dupieux

Con protagonista l’acclamata Adèle Exarchopoulos, L’accident de piano è la nuova follia su schermo partorita dalla mente di Quentin Dupieux.
La recensione del film di Quentin Dupieux L'accident de piano

Torna sul grande schermo uno degli sguardi più innovativi nel panorama cinematografico contemporaneo, ovvero quello di Quentin Dupieux. L’eccentrico e geniale autore di Mandibules e Daaaaaalí! realizza con L’accident de piano il suo quattordicesimo lungometraggio, presentato alla Festa del Cinema di Roma dopo essere stato distribuito nelle sale in Patria di questo luglio. Con protagonista l’attrice francese Adèle Exarchopoulos, L’accident de piano è la nuova commedia surreale diretta, scritta e montata dall’autore parigino ed ecco la recensione del film.

La trama di L’accident de piano, il nuovo film di Quentin Dupieux

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, L’accident de piano è il nuovo film di Quentin Dupieux, che ne ha scritto personalmente la sceneggiatura per arrivare ad una nuova visione surreale e fuori dagli schermi. Come riportato sul sito ufficiale, ecco la sinossi del film:

Affetta da insensibilità congenita al dolore, Magalie è diventata una star del web grazie ai video in cui si sottopone a esperienze estreme e pericolose. Ma nel suo passato c’è uno scheletro nell’armadio, legato a un incidente avvenuto con un pianoforte. Una giornalista che vorrebbe intervistarla scalfendo la sua corazza di misantropia e una coppia di fan decerebrati la porteranno al punto di rottura.

La recensione di L’accident de piano: l’inquietante ordine di una nota stonata

Anarchico, brillante, fuori dagli schemi…quando si fa riferimento al cinema di Quentin Dupieux si fa riferimento all’espressione artistica di uno degli autori più “liberi” del nostro tempo. Da esempi virtuosi come Rubber e Doppia pelle, arrivando anche all’allucinante ed allucinatorio Daaaaaalí! del 2023, Dupieux non ha perso mai occasione di dare libero sfogo all’estro creativo che lo contraddistingue. La sua nuova regia, L’accident de piano, tende ad allontanarsi dalla follia e brillantezza di questi ed altri esempi della filmografia del regista francese, nonostante il timbro sia inconfondibile. Si parla infatti di un Dupieux meno ispirato nel divertire e stupire lo spettatore, ma sicuramente più freddo e pungente in sede di sceneggiatura.

Lo chalet di montagna offre, in tal senso, la giusta location per una sorta di “esilio” dalla familiare offerta dell’autore di Mandibules, presentando una protagonista che proprio non può permettersi di essere fuori dal mondo. Le ossessioni, che hanno contraddistinto gran parte della filmografia dell’autore parigino, arriva qui alla moderna realtà social. Si tratta di Magalie, ragazza nata con una rara condizione fisica che la rende insensibile al dolore ma, invece di lasciarsi abbattere dalla malattia, l’ha resa la sua arma più forte. Come ricordato dalla stessa protagonista del film, quello del Web resta un semplice strumento, con ognuno chiamato a farne buon uso.

Magalie sembrerebbe averne fatto buon uso, diventano rapidamente una vera e propria star e creando un proprio impero nella realizzazione di video in cui si sottopone a folli sfide fisiche che, alla fine, verranno sempre superate. Si tralascia in questo caso il tema dell’emulazione, mai veramente sfiorato all’interno della pellicola di Dupieux non essendo il vero focus da seguire. Il regista francese ecco che traccia un percorso analitico circa il prezzo del successo, sulle pericolose derive di buttare in pasto al pubblico e su ciò che una persona può nascondere sotto la maschera social, il dolore che prova una persona insensibile al dolore. Ecco allora tornare il concetto dell’utilizzo del mezzo tecnologico, facendo sedere al tavolo due facce della stessa medaglia, due “content creator”. Con le necessarie differenze tecnico-pratiche, Magalie e Simone in fin dei conti condividono la stessa professione, lo stesso campo da gioco.

Mentre la giornalista viene mossa da ideali tali da spingerla nel continuare un lavoro ricco di dubbi, quella della ragazza assume più i confini d’inerzia, avendo ormai smarrito la mission di quei video, se mai ne hanno mai avuta una. Geniale il fatto di arrivare ad invidiare i ragazzi di Jackass e, in generale, coloro che provano dolore fisico, con quel reiterato mezzo tecnologico che diventa per Magalie un’occasione per emergere e farsi notare. La prima speranza, a quello che si presenta immediatamente come un ricatto nudo e puro, resta quella che la giornalista sia attratta sessualmente da lei. Scoprendo che la questione dovrà assumere i connotati di un’intervista, ecco che arriva il rigetto per Simone, vista solo come l’ennesima approfittatrice e, più importante, colpevole nell’andare ad estrarre a forza un qualcosa che non esiste.

La famiglia è un lontano ricordo, gli amici non esistono e la persona più vicina resta il maggiordomo…nonostante i suoi innumerevoli fan (tossici), Magalie è sola con sé stessa, una sconosciuta. I video non divertono, i soldi sono solo di passaggio ed il vuoto che prova dentro arriva ad avvolgere una pentola pronta ad esplodere non avendo molto da perdere. Aspettandosi una tavolozza di colori ed idee folli, l’ultimo film di Dupieux si stende sul lettino di una vera e propria seduta psicoanalitica, pungente e particolarmente introspettiva, nonostante i colpi dell’autore parigino non manchino. L’accident de piano, almeno rispetto ai suoi predecessori, è dunque particolarmente fissato con i piedi per terra, ma non per questo privo di stoccate surreali davvero divertenti.

Merito è anche di una irriconoscibile Adèle Exarchopoulos. La star lanciata in campo internazionale con La vita di Adele, per molti anni della sua carriera ha dovuto fare i conti con la sessualizzazione della sua figura, completamente azzerata da Dupieux in questo film. Sulla farsa riga del processo d’imbruttimento di Leonardo DiCaprio in Killers of the flower moon di Martin Scorsese, il personaggio di Magalie è decisamente respingente sotto tutti i punti di vista, specialmente morali. Exarchopoulos ha così l’ennesima occasione di dimostrare la sua classe nel costruire, assieme allo scritto del regista, un personaggio che sa diventare anche particolarmente inquietante.

In conclusione, L’accident de piano si discosta dall’anarchica follia visiva e narrativa che costella la filmografia di un autore come Quentin Dupieux, risultando un film particolarmente quadrato. La visione mette sul tavolo una vera e propria seduta psicoanalitica ed introspettiva, giocando con il mezzo social e facendo diventare un tema la sostenibilità del dolore. Una trattazione che, nonostante l’intrigante scontro dialettico, non riesce di fatto mai ad esplodere o ad offrire illuminanti rivelazioni. Rientrando nella cornice più definita e meno libera, anche il surreale ed il grottesco hanno il freno a mano tirato. Ad ogni modo, in L’accident de piano resta la firma di uno degli autori più affascinanti del nostro tempo, capace di unire psicologia ed anarchia con incredibile semplicità. Non memorabile, ma anche Adèle Exarchopoulos offre il suo speciale contributo.

Poster ufficiale film L'accident de piano di Quentin Dupieux
L'accident de piano
L’accident de piano

Con protagonista Adèle Exarchopoulos, L'accident de piano è il nuovo film scritto e diretto dall'autore parigino Quentin Dupieux, nonostante si discosti dall'anarchica follia del suo cinema, rimanendone pur sempre affine.

Voto del redattore:

7.5 / 10

Data di rilascio:

16/10/2025

Regia:

Quentin Dupieux

Cast:

Adèle Exarchopoulos, Jérôme Commandeur, Sandrine Kiberlain, Karim Leklou

Genere:

Commedia

PRO

Dupieux mette su tavolo un’analisi psicoanalitica ed introspettiva sulla trattabilità del dolore nell’era social.
Costruzione della messa in scena di alto profilo.
Speciale il contributo offerto da un’inedita Adèle Exarchopoulos.
La narrazione spinge verso un’analisi che non riesce mai ad essere illuminante e sorprendente.
Il surreale ed il grottesco, seppur presenti, fanno notare un freno a mano tirato.