Tre ciotole è un’operazione che svuota e umilia se stessa

Tratto dall’omonimo libro di Michela Murgia, Tre ciotole è il film di Isabel Coixet con protagonisti Alba Rohrwacher ed Elio Germano: avrà però reso omaggio?
Recensione Tre Ciotole film

Presentato in anteprima mondiale al TIFF50– Toronto International Film Festival 2025 tenutosi dal 4 al 14 settembre, Tre ciotole è un film della regista spagnola Isabel Coixet con Alba Rohrwacher ed Elio Germano nei panni della coppia protagonista Marta e Antonio. Il film, tratto dall’omonimo libro della scrittrice italiana scomparsa nell’estate del 2023 Michela Murgia, è già il secondo adattamento cinematografico che vede la regista dietro la macchina da presa con il suo Lezioni d’amore (2008) con Penélope Curz e Ben Kingsley ispirato al romanzo L’animale morente di Philip Roth. Qui, Isabel Coixet dirige e scrive la sceneggiatura basandosi sul libro di Michela Murgia. Segue la recensione di Tre ciotole, il film tratto dall’omonimo libro di Michela Murgia con Alba Rohrwacher ed Elio Germano.

La recensione di Tre ciotole, il film tratto dall’omonimo libro di Michela Murgia

Non è mai facile realizzare un adattamento cinematografico a partire da un libro, specialmente quando si tratta di una scrittura magica e ipersimbolica come quella di Michela Murgia (vedi perché Tre ciotole si chiama così e il significato del titolo). Semicitando una frase tratta da Paterson di Jim Jarmusch, tentare di adattare un testo della scrittrice equivale a fare la doccia con un impermeabile addosso. Come la poesia, che se tradotta perde di significato, anche il film Tre ciotole di Isabel Coixet, nel cercare di rendere visibile l’universo simbolico dell’omonimo libro da cui è tratto, diventa insulso. Questo era già quanto accaduto anche con Tutta la vita davanti, il film del 2008 diretto da Paolo Virzì tratto dal romanzo Il mondo deve sapere del 2006 della stessa autrice, che ha attirato le critiche negative di lettori e non.

Partendo dal testo da cui è tratto, il film Tre ciotole sottrae singoli elementi pescati dai 12 diversi racconti che compongono la raccolta del libro (le tre ciotole del titolo e la storia di Marta e Antonio, la tematica del tumore, la sagoma in cartonato tra gli altri), per aggiungerli e mescolarli insieme all’interno del calderone di una medesima storia, cercando di dar loro un aspetto di amalgama coerente e armonica. Purtroppo, questa operazione, mano a mano che si prosegue a poca distanza in realtà dall’inizio della visione, si rivela essere non solo miseramente fallita, ma anche ai limiti del ridicolo e dell’umiliante. Scegliendo questa strada, il film si fa carico sulle spalle di troppe simbologie e correlativi oggettivi – che nel libro di Michela Murgia, invece, così come distribuiti nei singoli racconti hanno il loro valore magico – creando un effetto di sovrabbondanza drammatica.

Tutto diventa talmente troppo saturo, riempito e soffocante per lo spettatore, che alla fine ogni cosa svuota se stessa, perdendo così i propri significati. Su questo sfondo, che sembra assumere allegoricamente l’immagine ioneschiana del palco invaso da sedie accatastate l’una sull’altra, si muovono un’Alba Rohrwacher sottotono, forzata e un Elio Germano che al massimo colpisce solo per il suo improvvisato dialetto romano. Le loro interpretazioni, infatti, inserendosi in un quadro così insignificante e irriverente, risultano sterili, noiose, prive di quella carica emotiva e sentimentale che invece sembra tutta concentrata sulla creazione di un pathos drammatico intorno alla malattia e alla morte. Si tratta di un climax ascendente che, facendo leva sul dramma spicciolo, accresce in maniera direttamente proporzionale l’umiliazione tramite trovate fuori luogo che non risparmiano lo spettatore neanche sul finale o allo scorrere dei titoli di coda.

Recensione Tre ciotole film
Alba Rohrwacher ed Elio Germano in una scena tratta dal film Tre ciotole (2025).

Perché il film Tre ciotole non è un adattamento che funziona

Come già premesso, adattare un libro per il grande schermo non è mai facile, tantomeno un testo nato dalla penna di una scrittrice del calibro di Michela Murgia, né riuscire a renderle omaggio in qualche modo realizzando un film che a poco più di due anni dalla sua scomparsa incentrato sulla sua ultima opera scritta e pubblicata prima di lasciarci. Proprio perché la raccolta di 12 racconti Tre ciotole da cui il film è tratto ha visto la luce nel periodo trascorso a lottare contro il tumore, in cui ha vissuto e sentito sulla sua pelle la malattia e la crisi che ne è derivata sentendosi avvicinare inevitabilemente la fine, realizzare un film a partire da questo materiale è stata un’operazione rischiosa.

Probabilmente, l’errore a monte è stato proprio sconvolgere l’essenza stessa della materia letteraria di partenza, quella del racconto che nella sua brevità deve farsi portavoce di un messaggio fulmineo che colpisca, scegliendo di espropriarla del suo vero senso e significato in quanto creatura a sé stante e mettendo tutto insieme all’interno di uno stesso calderone. Allora viene spontaneo da chiedersi: quanto sarebbe stato meglio vedere i racconti, magari optando di riportarne solo alcuni, rappresentati singolarmente in parallelo durante la visione, portando in luce il fil rouge che li accomuna rispettando così anche il volere di chi li ha scritti?

Tre ciotole locandina
Tre ciotole
Tre ciotole

Dopo quello che sembrava un banale litigio, Marta e Antonio si lasciano: riusciranno a riprendere in mano le loro vite l'una senza l'altro?

Voto del redattore:

4 / 10

Data di rilascio:

09/10/2025

Regia:

Isabel Coixet

Cast:

Alba Rohrwacher, Elio Germano, Francesco Carril, Giorgio Colangeli

Genere:

Drammatico

PRO

I simboli e i correlativi oggettivi del libro di Michela murgia
Il film stesso in quanto operazione
La sovrabbondanza di significati insulsi che porta a uno svuotamento
La sterilità delle interpretazioni stesse di Alba Rohrwacher ed Elio Germano
Il climax ascendente di umiliazione