Allarme cinema: Tron: Ares ed il presente che ha superato il futuro

Tron: Ares è il nuovo film diretto dal regista norvegese Joachim Rønning, nonché terzo capitolo della saga fantascientifica che vede protagonisti Jared Leto e Grata Lee.
Recensione del film Tron: Ares con Jared Leto

Ad oltre 40 anni dal primo capitolo della saga, e 15 dopo il sequel diretto da Joseph Kosinski, la saga di Tron riparte dal regista norvegese Joachim Rønning. L’autore del film candidato Oscar Kon-Tiki continua la sua collaborazione con Disney ed il cinema blockbuster, in seguito a Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salaza e Maleficent – Signora del male. Con protagonisti Jared Leto e Greta Lee, Tron: Ares aggiorna così un franchise che, nonostante abbia sempre faticano nell’aprirsi le porte su larga scala, resta un cult amato da migliaia di fan in giro per il mondo. Un’avventura fantascientifica che torna in auge durante un momento molto florido per i dibattiti sul tema IA, venendo infatti superata dalla realtà stessa. Di seguito la recensione di Tron: Ares, di Joachim Rønning.

La trama di Tron: Ares, il nuovo film della saga con Jared Leto

Su sceneggiatura di Jesse Wigutow, Tron: Ares è il terzo e nuovo capitolo della saga fantascientifica ideata nel 1982 da Steven Lisberger. Il film si concentra ora sulla sfida commerciale tra ENCOM e la Dillinger Systems, corporazioni hi-tech intente a portare nel mondo reale i rispettivi costrutti digitali per il bene dell’umanità. Entrambe le aziende, tuttavia, riescono a far collidere i due mondi solamente per 29 minuti. La corsa è dunque quella per assicurarsi il c.d. “codice di permanenza”, ovvero una stringa di codici capace di superare tale ostacolo. Le due corporazioni hanno però ideali e scopi agli opposti.

Dal lato della ENCOM vi è la nuova CEO Eve la quale, per tenere vivo il ricordo della sorella scomparsa, crede che il digitale possa offrire una speranza concreta al benessere del mondo. Dal lato della Dillinger, invece, il direttore Julian sembrerebbe interessato unicamente a scopi militari, tanto da aver creato il soldato perfetto: Ares. Una IA talmente sofisticata da presentare una coscienza in progressiva crescita, diventando determinante nella guerra per il “codice di permanenza”.

La trama di Tron: Ares, il nuovo film della saga con Jared Leto

La recensione di Tron: Ares: quando il presente supera il futuro

Quello dell’emotiva umanità presente nell’androide, e conseguente insensibilità nell’umano, è sempre stato un pilastro del cinema di fantascienza. Dal Metropolis di Fritz Lang al Blade Runner di Ridley Scott (anno del primo Tron), passando per A.I. Artificial Intelligence di Steven Spielberg ed arrivando al nuovo capitolo della saga ideata da Steven Lisberger. In oltre un secolo di storia, il cinema ha raccontato l’umanità della macchina in innumerevoli modi: cosa ci rende esseri umani e cosa ci distingue da un programma di codici?

A ciò si aggiunge un’altra deriva cardine della narrazione di fantascienza, ovvero quella della creatura che sfugge al suo Creatore, dal “moderno Prometeo” ad Ares. Le basi sulle quali si poggia il terzo film di Tron sono dunque quelle essenziali del cinema sci-fi, per un genere chiamato a fare i conti con il presente per cercare di idealizzare ed intercettare il futuro. È proprio tale missione che manca, di fatto, alla nuova regia di Joachim Rønning, per un film che si poggia beato sul presente (e sugli insegnamenti artistici e stilistici dei suoi predecessori) mancando, tuttavia, una visione a lungo termine che non sia quella di marketing.

Tron: Ares arriva infatti nel bel mezzo di un vero e proprio caso ad Hollywood, ovvero quello della creazione di Tilly Norwood e FellinAI. “Creazione”, esatto, poiché si tratta di un’attrice ed un regista IA, con la prima che è subito diventata contesa da agenti e mercato (spingendo Hollywood ai ripari), e con il secondo primo regista virtuale che ha realizzato un film: The Sweet Idleness. Il mondo digitale ha, quindi, appoggiato i suoi primi piedi cybernetici nel mondo reale già da tempo, per una vera e propria onda che non si può (e non si deve?) fermare: o si cavalca o si viene travolti. La prima parte di Tron: Ares verte infatti proprio su questo punto, su come si possa cavalcare quell’onda. Quando si tratta di IA (in generale di innovazione tecnologica) si fa sempre riferimento ad un mezzo, con la conseguente e determinante scelta di come sfruttare tale mezzo.

In linea con le due corporazioni nel film, il mondo che ci circonda vive una vera e propria corsa contro il tempo su chi riesca ad arrivare per primo alla svolta tecnologica. Sistemi bancari, monopoli dell’informazione, banca dati dei segreti di Stato, codice DNA…chi controlla i “codici” controlla il mondo. Tron: Ares, da questo punto di vista, preparerebbe il campo ad un’analisi tanto essenziale quanto determinante, presentando già nei due “angoli” i diversi modi per sfruttare questo mezzo innovativo: da una parte si fabbricano soldati e carri armati, dall’altra un albero di arance.

Si usa il condizionale proprio perché, tale disamina, viene accantonata a favore della ricerca personale del protagonista, androide alla scoperta del suo lato umano. La narrazione si sposta dunque verso il quesito sopra proposto: cosa ci rende esseri umani e cosa ci distingue da un programma di codici? Assaporare la pioggia, il libero arbitrio, dibattere sulla musica di Mozart e quella dei Depeche Mode…il film offre spunti alquanto banali e semplicistici, o meglio, nulla che sia veramente originale. Il sistema binario di Tron: Ares, come utilizzare la tecnologia (0) e la differenza tra umano e macchina (1), viene di fatto sacrificato a favore dell’azione sullo schermo.

Combattimenti e moto che sfrecciano alla velocità della luce riempiono lo schermo, mentre l’abbattimento della fame nel mondo e la cura ad ogni malattia viene relegata a 2 minuti sbiaditi nell’arco dei 120. A ciò si aggiungono anche diverse semplificazioni e facilonerie narrative, come ad esempio un tempo dei 29 minuti da rispettare che diventa implausibile (specialmente nel secondo assalto di Athena). Insomma, oltre a qualche punto critico in sede di intreccio, Tron: Ares diventa meno visionario dei suoi predecessori, venendo di fatto superato da un reale presente molto più innovativo della sua narrazione spettacolare.

Lo spettacolo di luci in un’azione elettrica

In Tron: Ares quindi la narrazione non è particolarmente avvincente (con espedienti di trama già fin troppo solidificati), la presenza del villain è inesistente, mancano colpi di scena e l’originalità fantascientifica (in termini tanto tematici quanto di rappresentazione grafica in scena) è davvero troppo arretrata, specialmente in virtù dei tempi che corrono. La sceneggiatura viene così sacrificata di fatto all’esigenza di restituire un alto tasso di spettacolo sullo schermo, come da copione e come “giusto” che sia. Ecco allora che si gioca tutto sulla messa in scena, la quale offre il suo bel vedere…e sentire.

Come da tradizione con gli altri capitoli, Wendy Carlos prima e Daft Punk poi, la colonna sonora dei Nine Inch Nails diventa non solo predominante, ma si lega perfettamente alla visione hi-tech. Il cambio sostanziale, rispetto agli altri due film, sta proprio nell’immettere l’elemento fantascientifico all’interno del mondo reale, non separando nettamente i due mondi. Anche in questo caso si assiste ad un piglio estetico ed immaginifico non particolarmente stimolante, con il freno a mano tirato, ma comunque attinente. Nonostante la sospensione dell’incredulità, il tema dei 29 minuti supporta a livello la corsa contro il tempo, per 2 ore di visione che scorrono senza troppi intoppi nel saper dosare la costante ma mai invadente azione sullo schermo.

Attraverso le sue elettriche sonorità ed uno spettacolo cromatico fatto di luci a led e buoni effetti speciali, Tron: Ares completa il suo pacchetto blockbuster-action con Jared Leto. Siamo distanti “anni luce” dai tempi di Fight Club, American Psycho, Requiem for a Dream e tutta una serie di interpretazioni che hanno lanciato la carriera dell’attore fino all’Oscar per Dallas Buyers Club. Tolta qualche eccezione (come per Blade Runner 2049), Jared Leto sta ormai da anni “cavalcando” la propria immagine social, in prima linea per prodotti pop di questo tipo dal Joker del fallimentare Suicide Squad al Morbius dell’ancor più fallimentare ed omonimo film Sony. L’attore è tuttavia perfetto per il ruolo di Ares, tanto nel phisique du role quanto nel mantenere al basso profilo il livello di emotività richiesta da un’androide.

Completamente fuori ruolo invece la Eve di Greta Lee, che dopo la toccante prova di Past Lives si avventura in caratteristiche che non le appartengono, pur dando tutto il possibile. Per Jeff Bridges, invece, basta una manciata di minuti a disposizione per farsi notare e ricordare. In conclusione, Tron: Ares è probabilmente il capitolo più spettacolare della saga. Allo stesso tempo, tuttavia, è quello che prova di meno ad intercettare il futuro…almeno il nostro, il suo lo immagina bene spianando la strada ai sequel.

Poster ufficiale del film Tron: Ares
Tron: Ares
Tron: Ares

Tron: Ares diretto da Joachim Rønning è il terzo capitolo della saga, che vede qui protagonisti Jared Leto e Greta Lee.

Voto del redattore:

6.5 / 10

Data di rilascio:

09/10/2025

Regia:

Joachim Rønning

Cast:

Jared Leto, Greta Lee, Evan Peters, Jodie Turner-Smith, Hasan Minhaj, Arturo Castro, Gillian Anderson, Jeff Bridges

Genere:

Fantascienza, azione

PRO

Vivo l’intrattenimento grazie all’elettrica colonna sonora e lo spettacolo cromatico.
Una sceneggiatura priva di profondità completamente sacrificata allo spettacolo action.
Mancanza di profondità anche emotiva, con il cast che non offre sostegno.