Una battaglia dopo l’altra: la destra conservatrice statunitense stronca il film di Paul Thomas Anderson

Una battaglia dopo l’altra sembra aver conquistato praticamente tutti, o quasi: dalla destra conservatrice americana arrivano le stroncature per il nuovo lungometraggio di PTA.
Una battaglia dopo l'altra: la destra conservatrice statunitense stronca il film di Paul Thomas Anderson

Una battaglia dopo l’altra sembra essere piaciuto praticamente a tutti, o quasi. Recensioni incredibili, un secondo weekend che fa segnare un calo bassissimo indice di un passaparola estremamente positivo, un Cinemascore A da parte del pubblico americano e l’endorsement di numerosi personaggi nel mondo dello spettacolo, che non hanno risparmiato parole di apprezzamento nei confronti dell’ultima fatica di Paul Thomas Anderson, fino alle lodi di Taylor Swift, che si dice fortunata a vivere nello stesso periodo storico del celebre regista statunitense. C’è qualcuno che però sta storcendo il naso rispetto all’opera dell’autore di Magnolia, Il petroliere e Il filo nascosto: trattasi della destra conservatrice americana, che bolla Una battaglia dopo l’altra come un film pesante, meschino e contro una certa parte della popolazione.

The National Review stronca Una battaglia dopo l’altra di Paul Thomas Anderson

Che Una battaglia dopo l’altra potesse non piacere a qualcuno ce lo si aspettava, e in effetti nelle ultime settimane parte del dibattito social sul film attiene soprattutto a valutazioni di carattere ideologico; tra chi lo ritiene woke e chi sottolinea come siano le minoranze a essere messe in risalto come unici personaggi positivi dell’opera (dimenticando di un messaggio complessivo dell’opera che sembra non salvare nessuno, se non la speranza per le prossime generazioni a cui il regista sembra affidarsi alla maniera di quanto anche Francis Ford Coppola ha fatto in Megalopolis), ci sono anche diversi addetti ai lavori che criticano l’impostazione complessiva dell’opera, che mette in campo valori rivoluzionari armati, racconta di rivoluzionari e di ordigni, armi e lotta violenta.

Tra le voci sicuramente più negative sul film di Paul Thomas Anderson c’è The Nation Review, che titola: “È il film più irresponsabile dell’anno”, spiegando come il film pecca nel suo lavoro di costruzione tematica, dal momento che “romanticizza innegabilmente l’assassinio politico pochi giorni dopo l’uccisione dell’attivista conservatore Charlie Kirk”.

L’attacco di Ben Shapiro a Una battaglia dopo l’altra di Paul Thomas Anderson

E non è finita qui, dal momento che dalla destra americana arrivano anche altre voci che contrastano con l’opera c’è quella del podcaster e direttore del Daily Wire, Ben Shapiro, che si lancia in una più approfondita recensione su Una battaglia dopo l’altra spiegando che “ha la sottigliezza di un mattone. L’idea di fondo è una teoria del complotto secondo cui gli Stati Uniti sono governati da suprematisti bianchi cristiano-nazionalisti e tutte le persone di colore, insieme a qualche volenteroso ma incapace compagno di viaggio come il personaggio di DiCaprio, affrontano l’intero sistema a costo di giocarsi famiglia, amicizie, decenza e la capacità umana di avere successo”.

Le voci contrarie al film, c’è da dirlo, sono pochissime e sembrano avere una ragione politica ben precisa più che un’effettiva vocazione artistica, e al netto di valutazioni che lasciano sinceramente il tempo che trovano, il lungometraggio di Paul Thomas Anderson sembra essere spedito verso il tanto agognato percorso Oscar di successo per un autore che, in carriera, troppo spesso è stato accantonato in virtù di altri volti anche dall’Academy.