Scissione: alienazione ed estetica retro-futuristica nell’incredibile lavoro di design della serie TV

Uno dei dettagli sicuramente più importanti di tutta Scissione è legato al grandissimo lavoro nel design e nell’estetica della serie TV di Apple TV+, che racchiude alienazione ed estetica retro-futuristica in maniera impeccabile.
Scissione: alienazione ed estetica retro-futuristica nell'incredibile lavoro di design della serie TV

Quella di Scissione è, sicuramente, una delle serie di cui si è parlato maggiormente negli ultimi anni. Il thriller psicologico e fantascientifico, in produzione dal 2022 e con due stagioni all’attivo, oltre che numerosi premi guadagnati anche nel contesto degli Emmy Awards, può vantare non soltanto un grandissimo lavoro di ideazione e di regia di Ben Stiller, ma anche un complesso meccanismo nella ricostruzione degli ambienti di lavoro e nella restituzione del senso di alienazione e fantascienza retro-futuristica all’interno della serie. Merito, naturalmente, di un complesso e raffinatissimo lavoro di design che spicca fin dalla scelta di un edificio realmente esistente, progettato per la comunicazione di una nuova etica di lavoro, e passando per la scelta di numerosi dettagli per gli interni: vediamo di seguito tutto ciò a cui ci riferiamo.

I Bell Labs di Holmdel e il setting di Scissione

Il tema fondamentale di Scissione ruota intorno ad un meccanismo di segregazione di una parte di se stessi, che viene isolata dal mondo esterno tramite un microchip: gli esseri umani si scindono praticamente in due, con una delle due parti dedita soltanto al lavoro e priva di qualsiasi ricordo o coscienza possa essere legata agli esterni, gli esseri umani che decidono volontariamente di giungere sul luogo di lavoro della Lumon Industry. In altre parole, trattasi della rappresentazione metaforica di un senso di alienazione sul luogo del lavoro che i perfetti dipendenti di Scissione ottengono grazie ad un meccanismo artificiale, in un contesto futuro di cui non ci viene specificata né l’epoca, né la ragione ideologica e sociopolitica; la scelta del setting di Severance è importante tanto quanto il suo tema, dal momento che, per la rappresentazione degli uffici della lumen, sono stati scelti i Bell Laboratories, una serie di edifici nel New Jersey creati dall’architetto Eero Saarinen.

Trattasi di una delle ultime creazioni dell’architetto e progettista, che mirava a realizzare il perfetto luogo di lavoro nell’ambito della gestione della produttività statunitense, a partire dalla volontà di ottenere degli uffici pensati per compagnie telefoniche: tuttavia, negli anni, i Bell Labs sono diventati fondamentali per quanto riguarda il campo delle comunicazioni telefoniche e radiofoniche, con alcune scoperte e ricerche che nascono proprio in tale contesto; ciò che sorprende, di questi laboratori, riguardano non soltanto le ricerche che effettivamente venivano realizzate al loro interno, quanto più l’architettura dell’intero luogo di lavoro pensato come campus aziendale, in grado di attrarre alcune delle più importanti menti in termini di progettazione e di realizzazione, con un grandissimo passo in avanti nella concezione di uno spazio di lavoro che si esprime non soltanto nelle ore predisposte alla produttività, ma anche al di fuori di questo spazio professionale, mirando a cambiare completamente la vita del lavoratore, tanto dal punto di vista comunicativo quanto in termini di effettivo coinvolgimento negli spazi in cui è operativo. Il tutto si traduce in strutture mastodontiche, una delle quali di addirittura 186 ettari, con ampie vetrate, corridoi imponenti ed edifici monumentali anche dal punto di vista artistico, che diventano così l’epicentro fondamentale di una serie che mira a proporre un nuovo modello di alienazione e occupazione aziendale, in cui la vita e il lavoro diventano praticamente la stessa cosa.

Il design degli interni di Scissione, gli elementi retro-futuristici e la scelta degli arredi

Se il setting e l’ambientazione fondamentale di Scissione si avvale della scelta dei Bell Labs, è con gli interni che abbiamo delle soluzioni di design ancor più importanti, soprattutto nella comunicazione di un clima e di un lavoro retro-futuristico, in cui la previsione di un possibile mondo futuro, potenzialmente distopico, incontra l’utilizzo di oggetti che si legano generalmente ad un contesto più vintage, di cui si conservano delle scelte di arredi e di elementi sicuramente molto interessanti. Partiamo dalla nota più evidente di tutte: l’utilizzo del colore bianco, che domina nello spazio di Severance, con i lunghissimi e stretti corridoi della Lumon Industry all’interno dei quali i personaggi si spostano più o meno liberamente, raggiungendo i loro uffici. L’utilizzo del bianco, accompagnato da strutture di pannelli in prefabbricato e da sistemi di illuminazione che seguono il movimento dei personaggi nello spazio, sottintende perfettamente quel senso di alienazione e di isolamento nello spazio costruito all’interno della serie: c’è da dire anche che, grazie ai numerosi e mai definiti spazi dei corridoi, si riesce a restituire anche un clima di claustrofobia certamente molto evidente, che in tanti casi viene enfatizzato dalla realizzazione di piani sequenza in grado di seguire, più o meno perfettamente, il movimento dei protagonisti.

Il design delle scrivanie e degli uffici di MDR in Scissione
Il design delle scrivanie e degli uffici di MDR in Scissione

Gli uffici, o almeno i pochi che possono essere osservati, si arricchiscono di alcuni elementi che spezzano la monotonia del colore bianco: negli uffici di MDR (Macro-Data Refinement), ad esempio, notiamo l’utilizzo di una moquette di colore verde, che contrasta con le vesti in blu dei protagonisti e con il bianco dominante, fornendo una palette globale di colori accecante e piuttosto disturbante all’occhio dello spettatore, mentre tutti gli altri elementi che costellano l’universo di Scissione sembrano giungere da un’epoca mai facilmente definibile. Le scrivanie, ad esempio, vengono disposte in un particolare sistema quadrangolare, con pannelli flessibili che, facoltativamente, isolano il lavoratore all’interno del suo specifico spazio di esercizio, mentre è impossibile non notare i computer, le cornette telefoniche, gli interfoni e tutti gli altri strumenti che di certo appartengono ad una concezione della tecnologia molto più attempata. Simbolo che il tempo, nella Lumon, sia pensato in maniera differente rispetto all’esterno? Piuttosto, al di là di una vocazione estetica, la serie sembra perseguire una sua specifica scansione temporale, così come quando comunica ai protagonisti che sono tornati a lavorare dopo cinque mesi quando, in realtà, è trascorso soltanto qualche giorno: lo spazio di lavoro degli Interni è non soltanto umanamente e mentalmente, ma anche temporalmente distinto rispetto all’esterno, cioè vive in una sua precisa dimensione di storia costruita ad-hoc per sembrare verosimile.

Probabilmente, il passo indietro di Scissione rispetto ai fatti della prima serie è costituito proprio dalla scelta di aumentare la quantità di elementi rispetto al design tanto minimale quanto claustrofobico della prima stagione: si aggiunge l’esterno (pur con spazi eterei e quasi olografici), si arricchisce di dipartimenti e di nuovi piani l’intero complesso architettonico, eppure si tenta di mantenere una certa rigorosità nelle geometrie, oltre che nell’utilizzo di colori che servono comunque a mettere a disagio lo spettatore. Concludiamo con ultime note di design che hanno a che fare con alcuni elementi più notevoli nel complesso di Severance: la 620 Chair Program della Cobel e poi di Milchick, le Universal Chair di Joe Colombo per Kartell osservate in molti spazi della Lumon, oltre che la Nimrod Chair di Marc Newson, che invece va ad arricchire il pur atipico spazio della Sala del Benessere e della Sala Riunioni con gli Esterni. In attesa di scoprire che cosa riserba il futuro di Scissione, ci chiediamo in che modo la serie, pur conservando la sua architettura fondamentale, saprà innovare i suoi spazi rigorosi, geometrici eppure malleabili, continuando a saturare l’occhio dello spettatore ma senza mai cedere a scelte banali.