Bugonia è la trasformazione definitiva della poetica di Yorgos Lanthimos

Ormai ennesima collaborazione tra Yorgos Lanthimos ed Emma Stone, protagonista del suo nuovo film Bugonia, remake del coreano Save the Green Planet: ma vale la pena vederlo e, soprattutto, si tratta di un film riuscito?
La recensione di Bugonia, il nuovo film di Yorgos Lanthimos con Emma Stone e Jesse Plemons

Nel contesto del Festival di Venezia 2023, Yorgos Lanthimos ha ottenuto il Leone d’Oro con il suo film Povere creature!, poi riuscendo a trionfare anche agli Oscar in diverse categorie, tra le quali quella di miglior attrice protagonista con Emma Stone. L’anno successivo è stato la volta di Kinds of Kindness, presentato in concorso al Festival di Cannes, mentre nel 2025 il regista greco torna a Venezia con Bugonia, il suo nuovo progetto che costituisce un remake del film coreano Save the Green Planet, ancora una volta con Emma Stone e Jesse Plemons nei panni dei protagonisti; ma qual è il risultato del film in questione? Di seguito, diamo uno sguardo alla trama e alla recensione di Bugonia di Yorgos Lanthimos.

La trama di Bugonia: di che cosa parla il nuovo film di Yorgos Lanthimos?

Due giovani con l’ossessione dei complotti rapiscono la potente amministratrice delegata di una grande azienda, convinti che sia un’aliena intenzionata a distruggere il pianeta Terra: una sinossi relativamente semplice per il nuovo film di Yorgos Lanthimos che, in effetti, non ha mai fatto della complessità delle trame il marchio di fabbrica della sua carriera. Naturalmente, a partire da questo elemento fondamentale, che costituisce parte del remake ottenuto dal regista greco, si dipana tutto un insieme di elementi e di caratteristiche che hanno a che fare con la poetica e con l’estetica, oltre che con l’immaginario di Yorgos Lanthimos, in un Bugonia che costituisce un punto di ripartenza per il regista nella sua carriera, dato il cambio di sceneggiatori e di team creativo per il suo film. Ma con quale risultato?

Un’immagine di Jesse Plemons in Bugonia di Yorgos Lanthimos

La recensione di Bugonia: lotte di potere, alieni e (troppo) umani

Nel 2017 Yorgos Lanthimos, che intanto aveva già conquistato una candidatura agli Oscar per Doogtooth, ha avviato la sua prima produzione internazionale con Il sacrificio del cervo sacro. Da quel momento in poi, indipendentemente da valutazioni di sorta, la carriera del regista greco è inevitabilmente cambiata per una serie di ragioni, che hanno a che fare tanto con questioni di budget quanto con gestione degli attori. La collaborazione con Emma Stone, in tal senso, è sicuramente emblematica di un cambiamento programmatico nel modo di concepire la sua carriera, che da quel momento in poi è virata verso qualcosa di altro anche in termini di mera poetica, oltre che di esercizio di stile. Bugonia, che arriva a seguito del cambiamento del team di sceneggiatura degli ultimi lavori di Yorgos Lanthimos, è forse il passo ennesimo di un processo costante, che ha visto il regista confrontarsi con materie più o meno personali, adattando anche l’opera di Povere creature! e realizzando, ora, il remake del sud-coreano Save the Green Planet!

Il cambiamento della poetica di cui parliamo si riflette innanzitutto in scelte cromatiche e stilistiche: quei volti pallidi della prima parte della sua carriera, accompagnati da sfondi spogli e da atmosfere cromaticamente anonime, sono ora sostituiti da un lavoro enorme sui colori caldi, che diventano emblematici dell’ultimo trittico della carriera del regista greco. Povere creature, Kinds of Kindness e poi Bugonia sono lavori estremamente saturi, che trovano nella fotografia un grande lavoro di costruzione di un immaginario fittizio, a tratti addirittura posticcio: accanto a questo elemento c’è, ancora, il ricorso ad un certo modo di concepire il movimento della macchina da presa, ormai sempre più evoluto rispetto alle inquadrature statiche di inizio carriera. Ecco, quindi, che i raccordi e le carrellate diventano protagonisti del costante movimento spaziale del film, sempre impegnato a mostrare più di ciò che dovrebbe, poi ripiegando sulla miniatura bucolica, in questo caso dell’abitazione del protagonista Teddy, inquadrata con attenzione geometrica.

Tematicamente parlando, Lanthimos può già dire di aver raccontato quasi tutto, a proposito di quell’umanità di cui ha poca fiducia. Per questo motivo, il possesso/sottomissione del precedente Kinds of Kindness si trasforma e amplia, includendo praticamente qualsiasi individuo: non è più soltanto un racconto di dominanti e dominati, ma un excursus completo che muove i suoi passi dalla lotta di classe e dal rovesciamento della verticalità di potere – i due poveri emarginati rapiscono la persona più importante al mondo perché non possono fare altro -, fino a giungere verso in prodotto che svisceri l’uomo, la menzogna, l’abbandono dell’umanità nella sua declinazione massima. Il confine tra l’umano e l’alieno finisce per essere tanto labile quanto inesistente: non importa se la protagonista sia o meno un’aliena, poiché è comunque colpevole delle azioni di cui viene additata, così come non importa se la controparte di Jesse Plemons sia o meno incapace di intendere e di volere, poiché quella nuova realtà costituita ha il medesimo valore di quella nella quale si nasce e si vive. 

Ancora una volta Yorgos Lanthimos realizza un prodotto validissimo, che fa riflettere oltre ogni sterile dicotomia tra giusto e sbagliato, abbandonandosi all’idea che una differenza simile non sia più applicabile: Bugonia è un prodotto anche troppo intelligente, nella misura in cui il regista greco abbandona quella poetica di cui parlavamo definitivamente – e con essa anche l’apatia cruciale dei suoi primi lavori -, realizzando anzi un prodotto eccessivamente caldo e colmo di polemica, feroce, che ingloba ognuno. La violenza, quando espressa, sembra sempre essere delle parti di quel gusto perverso, più che una necessaria esposizione di parti del corpo, ma non possiamo fare a meno di riconoscere, al regista, una capacità di spostare l’asticella sempre un po’ più in là, non accomodandosi su ciò che gli è riconosciuto saper fare: si giunge allora ad un finale goffo, sbilenco, che probabilmente fa ridere per i motivi sbagliati, ma si apprezza tutto il percorso precedente, ancora una volta con due interpretazioni straordinarie (Emma Stone e Jesse Plemons), ancora una volta con una colonna sonora che consacra e conferma l’immenso talento di Jerskin Fendrix. Che piaccia o meno, Bugonia è un prodotto destinato ad essere memorabile, come lo è l’intera carriera di Yorgos Lanthimos, e forse ciò vuol dire già qualcosa.

Bugonia
Bugonia

Due apicoltori sono ossessionati da un'amministratrice e delegata, dunque decidono di rapirla: il nuovo film di Yorgos Lanthimos costituisce un remake di Save the Green Planet.

Voto del redattore:

7 / 10

Data di rilascio:

28/08/2025

Regia:

Yorgos Lanthimos

Cast:

Emma Stone, Jesse Plemons, Aidan Delbis, Stavros Halkias, Alicia Silverstone

Genere:

Sci-fi, commedia, crime

PRO

La fotografia e la saturazione dei toni caldi del film
La stupenda colonna sonora
La capacità di virare tematicamente e di cambiare il senso della narrazione più volte nel film
Le interpretazioni di Jesse Plemons ed Emma Stone
La ricerca ossessiva dell’atto violento per puro gusto estetico
Il finale