Articolo pubblicato il 6 Luglio 2025 da Bruno Santini
Dopo aver ottenuto un grandissimo successo sotto forma di manga, giungendo anche nelle posizioni più elevate nelle classifiche annuali e avendo fatto registrare un grande risultato in termini di copie vendute, L’estate in cui Hikaru è morto diventa anche un anime. Annunciata a metà del 2024, la prima stagione dell’anime è prodotta da CygamesPictures e diretta e scritta da Ryōhei Takeshita, con il provider internazionale di Netflix; il primo episodio, Sostituzione, introduce immediatamente nell’ambito di una storia che ha conquistato gli spettatori e i lettori del manga, e che si presenta immediatamente con il suo estremo valore, tanto narrativo quanto tecnico. Di seguito, indichiamo tutto ciò che c’è da sapere a proposito di trama e recensione di L’estate in cui Hikaru è morto 1×01, Sostituzione.
La trama di L’estate in cui Hikaru è morto 1×01, Sostituzione
Seguendo la strada del manga, che ha conquistato immediatamente i lettori per la sua capacità di introdurre subito l’oggetto della narrazione, L’estate in cui Hikaru è morto 1×01 si presenta con l’elemento centrale che dà anche titolo all’anime: il giovane Hikaru, durante un giro in montagna, precipita da un dirupo e perde la vita; uno spirito, non ben precisato ma legato alla leggenda di Nonuki, si impossessa del suo corpo e tenta di mascherare la sua identità, assumendo quella di Hikaru per mesi. Il suo migliore amico, Yoshiki, durante un pomeriggio d’estate gli confessa di non riconoscerlo più in virtù di alcuni atteggiamenti e, a questo punto, lo spirito è costretto ad ammettere la verità, pur implorando l’amico di non rivelare nulla a nessuno.
Da questo momento in poi inizia un processo di adeguamento del nuovo Hikaru nella realtà del villaggio: per quanto abbia in memoria tutte le esperienze che sono state vissute dal giovane, vive per la prima volta l’umanità e percepisce l’emozione di alcuni gesti, come mangiare o guardare un film; contemporaneamente, nel villaggio inizia una caccia allo spirito mentre Nonuki, che discende sugli abitanti che sono in grado di percepirlo, ne uccide uno in una sequenza particolarmente interessante dal punto di vista visivo e di espressione dell’horror sul piccolo schermo.

La recensione del primo episodio di L’estate in cui Hikaru è morto
Nel tentare di definire i confini di L’estate in cui Hikaru è morto, in termini di genere e di etichetta, di sicuro dovremmo far riferimento alle accezioni di horror, a cui del resto ogni narrazione anime sul sovrannaturale che si rispetti deve far riferimento. Dichiaratamente, la scelta dell’autore è quella di limitare al minimo l’intromissione di elementi disturbanti, concentrandosi più sull’aspetto puramente emotivo della narrazione; il primo episodio di L’estate in cui Hikaru è morto, Sostituzione, ne è una prova certamente esemplare: fin dai primissimi istanti l’intento dichiarativo viene assolutamente rispettato sullo schermo, con una grande e precisa vocazione tecnica che accompagna l’oggetto della rappresentazione. Il sonoro, elemento dominante nei 20 minuti di episodio, ritorna sotto forma di sottofondi e distorsioni, che si tratti del canto del grillo estivo o dell’incessante rumore della pioggia, per poi trasformarsi in qualcosa di altro al termine dell’episodio, quando invece diventa un elemento eccentrico, disturbante, un’ossessione rumorosa e quasi acufenica.
Non è da meno l’oggetto della rappresentazione più visiva, e non soltanto per un discorso di banale buon disegno, ma anche per una capacità di realizzare sfondi quasi dipinti, eppur comunicanti con la narrazione e con i personaggi in primo piano: l’attenzione, proprio come la regia più attenta al paesaggio e al dettaglio della natura insegna, si concentra allora su piccole cose, su formiche che invadono un gelato caduto a terra, su statue in argilla che popolano le classi degli studenti giapponesi, sul movimento sbandato di una bicicletta e sulle tracce che questa lascia sul suo percorso. È certamente un esordio importantissimo, che dimostra come puntare su prodotti anche relativamente recenti – L’estate in cui Hikaru è morto è del 2021 – sia una chiave di grande successo per il mercato degli anime, soprattutto quando si rispecchia a pieno merito la volontà creativa, contenutistica e tecnica di un manga senza snaturarne le forme per una più comoda comunicazione visiva.
E, proprio a proposito di questo elemento, viene in soccorso dello spettatore il finale, a partire dalla seconda parte dell’ultimo episodio: sapendo associare episodi di naturalezza e scoperta del nuovo Hikaru al progresso ossessivo del demone che discende sulla cittadinanza, è molto interessante notare la funzione spiritica, tanto in chi riesce a percepirla (un gatto, ma anche una signora più anziana che per questo viene uccisa), quanto nello spettatore a cui si restituisce quella grande sovrabbondanza di elementi sul finale, con i colori più accesi che dominano lo schermo in un grandioso finale di primo episodio. La programmazione settimanale di L’estate in cui Hikaru è morto genera una grande attenzione a proposito del futuro dell’anime, che nella sua fruizione (dovesse adattare il manga fedelmente) non si propone di trascinare con sé la storia per lungo tempo e che ha la capacità di concentrare in pochi, riusciti, episodi tutto ciò che ha da dire.