I Cento Passi: chi era Gaetano Badalamenti/Zu Tano e le differenze tra film e realtà

Nel contesto di I Cento Passi si distingue, tra gli altri personaggi, quello di Gaetano Badalamenti: ma chi era e quali sono le differenze con la realtà del celebre boss mafioso?
I Cento Passi: chi era Gaetano Badalamenti/Zu Tano e le differenze tra film e realtà

Articolo pubblicato il 4 Luglio 2025 da Bruno Santini

Nel film I Cento Passi, Gaetano Badalamenti – chiamato spesso Zu Tano – è una presenza costante, silenziosa ma oppressiva, che incarna l’omertà e il dominio mafioso su Cinisi. Pur senza apparire frequentemente in scena, la sua figura domina la narrazione come un’ombra tangibile: è il vicino di casa, il boss rispettato e temuto, il simbolo vivente di quel potere invisibile ma assoluto contro cui Giuseppe Impastato sceglie di ribellarsi. Ma chi era davvero Gaetano Badalamenti? E quanto la sua rappresentazione nel film di Marco Tullio Giordana, si avvicina alla realtà? Cerchiamo di comprendere di più a proposito delle differenze e tanto altro ancora, muovendoci nell’ambito della storia vera del film.

Chi era Gaetano Badalamenti nella realtà

Nel considerare chi era Gaetano Badalamenti/Zu Tano, cerchiamo di sottolineare parte della sua biografia; nato a Cinisi nel 1923, fu uno dei più potenti e influenti boss mafiosi del secondo dopoguerra. Uomo riservato e calcolatore, entrò nella Commissione di Cosa Nostra – il massimo organo decisionale dell’organizzazione – negli anni Sessanta, divenendone capo nel 1970. Conosciuto per il suo carisma e la capacità di mediazione, fu anche il protagonista di uno dei più importanti traffici internazionali di droga: fu infatti tra gli artefici della connessione import-export dell’eroina tra la Sicilia e gli Stati Uniti, nota come Pizza Connection, che lo rese centrale negli equilibri della criminalità organizzata mondiale.

A differenza di altri mafiosi noti per la brutalità diretta, Badalamenti esercitava un controllo capillare attraverso il rispetto e la paura, evitando esposizioni mediatiche. La sua influenza su Cinisi era totale: tutto passava dal suo consenso, dai lavori pubblici alle nomine politiche, fino agli affari illeciti e ai rapporti con esponenti della politica e dell’economia. Venne arrestato negli Stati Uniti nel 1984 e condannato all’ergastolo sia per l’omicidio di Peppino Impastato che per traffico internazionale di droga. Morì nel 2004 in un carcere statunitense.

Badalamenti nel film I Cento Passi: la rappresentazione di Zu Tano

Nel film, Badalamenti viene raramente mostrato, ma la sua figura è evocata in ogni scena. I Cento Passi sceglie di raccontare Zu Tano attraverso la prospettiva della comunità e della famiglia: è il vicino rispettato, quasi intoccabile, il non detto che regola la vita quotidiana. La sua casa dista solo cento passi da quella degli Impastato, ma la distanza simbolica è infinita: rappresenta il confine tra la sottomissione e la libertà, tra l’ordine mafioso e la ribellione civile. Quando Peppino prende consapevolezza del sistema in cui è immerso, quel nome diventa il bersaglio della sua satira, il nemico diretto, l’obiettivo della sua lotta, ed è per questo motivo che trova la morte alla fine del film.

Le differenze nella trattazione di Zu Tano tra film e realtà

Concludiamo la nostra panoramica con una prospettiva più specifica delle differenze tra I Cento Passi e la realtà per quanto riguarda il trattamento di Zu Tano. Dal punto di vista strettamente biografico, il Badalamenti del film è una figura fortemente simbolica e stilizzata: non vengono mostrate le sue attività criminali internazionali, né viene approfondito il suo ruolo nella Cupola di Cosa Nostra o nei traffici di droga; I Cento Passi sceglie di rimanere ancorato alla prospettiva locale, quella di Cinisi, dove il boss è “solo” l’uomo che tutti conoscono e nessuno può toccare. Questa è una differenza sostanziale rispetto alla complessità del personaggio reale, che fu molto più di un boss di paese: fu un protagonista della mafia a livello globale, con contatti e potere in più continenti.

Inoltre, nel film non viene mostrata la lunghissima battaglia legale che ha portato alla sua condanna. La famiglia Impastato, in particolare Giovanni Impastato, ha lottato per decenni contro l’insabbiamento e la versione ufficiale dell’omicidio di Peppino e solo nel 2002, dopo anni di pressioni civili e di revisione processuale, Badalamenti fu riconosciuto come mandante dell’assassinio.