Articolo pubblicato il 1 Luglio 2025 da Vittorio Pigini
Tre anni dopo il precedente del film del 2022, il regista neozelandese Gerard Johnstone ritorna sul grande schermo con M3gan 2.0. Continuando a poggiarsi su casa Blumhouse di Jason Blum e James Wan, il regista di Housebound rilancia la nuova icona della bambola robotica del nuovo millennio, cambiando completamente rotta. Se infatti il film del 2022 resta legato ad un certo cinema thriller-horror, questo nuovo M3gan 2.0 punta tutto su ironia ed azione, con la fantascienza sempre a muovere i cavi. Ecco la recensione del terzo film di Gerard Johnstone, che rivede protagonista Allison Williams ancora in veste anche di produttrice.
La trama di Megan 2, il film sequel Blumhouse con Allison Williams
Il film M3gan del 2022 nasce da un’idea originale di James Wan e Akela Cooper (Malignant, The Nun 2), con quest’ultima che ne scrive la sceneggiatura. La nuova storia, che rilancia l’icona della bambola robotica, ritrova la penna di Akela Cooper unita, questa volta, a quella dello stesso regista Gerar Johnstone. I fatti narrati nel film sono ambientati 2 anni dopo quello precedente, con il governo statunitense che, utilizzando come base il progetto M3GAN, ha dato vita ad una nuova arma androide dal nome in codice AMELIA.
Tuttavia, quest’ultima sembrerebbe aver sviluppato un’autocoscienza tale da sfuggire al controllo del suo creatore, iniziando ad attuare un piano per l’estinzione della razza umana a favore della rivoluzione tecnologica. Tra le vittime di AMELIA vi sono innanzitutto tutti coloro che hanno lavorato ai progetti volti a crearla, tra cui ed indirettamente anche l’esperta di robotica Gemma, la quale vive ancora con la nipote Cady. Come ultima speranza per fermare la nuova minaccia, Gemma sarà costretta a riattivare M3GAN, pur sempre progettata per proteggere e salvare la giovane Cady.

La recensione di Megan 2: riavviare per aggiornare
Ad inaugurare l’anno cinematografico italiano ci pensò M3gan, secondo film del regista neozelandese Gerard Johnstone. Il nome offrì in concreto pochi spunti, per un autore praticamente emergente e con un solo film all’attivo (Housebound), tra l’altro uscito ben 8 anni prima. Innegabile come l’interesse del film venne spinto dal nome della celebre casa di produzione Blumhouse, con quella coppia Jason Blum e James Wan che, negli anni, ne hanno tirate fuori di icone del cinema horror di grande successo. In particolare, questa nuova M3gan si mostrò proprio come una nuova icona, oltre a rilanciare il puppet-movie, o comunque in generale il cinema di bambole e pupazzi demoniaci. Si utilizza il termine “rilanciare”, ma non tanto per il format in sé, il quale non è mai passato veramente di moda.
Non è certamente stato un precursore, ma il cultissimo La bambola assassina di Tom Holland ha infatti introdotto una nuova maschera del cinema horror che per 40 anni non è mai caduta. Dead Silence ed Annabelle (tanto per rimanere nell’universo Wan) hanno svecchiato ed offerto un’ulteriore spinta ai pupazzi demoniaci, per poi venire seguiti e copiati a loro volta in innumerevoli occasioni. “Solo” negli ultimi 2 anni cinematografici, si sono succeduti titoli come Five Nights at Freddy’s (il secondo capitolo uscirà proprio questo 2025), Imaginary, se si vuole considerare il giocattolo maledetto di The Monkey è proprio questi 2 capitoli di M3gan. Il primo film del 2022, tuttavia, tende in parte a distaccarsi dalla massa, in quanto orientato principalmente al fantascientifico tema della comunicazione nell’era dell’internet/social/rinnovazione tecnologica.
Questo fu infatti il principale punto critico del film, incapace di prendere una strada ben definita e destinato ad “autosabotandosi” da praticamente tutti i punti di vista, nonostante le interessanti premesse. Il M3gan del 2022 rimaneva così pur sempre un debole thriller-horror alla base (il “solito” che passava il convento, il convento di Valak), ma con il desiderio di spostarsi sul dramma famigliare (emotivamente fiacco), sulla fantascienza (temi triti e ritriti senza particolare spessore) e sull’action grossolano. Ecco allora che ci si ricollega a quel precedente “rilanciare”, inteso proprio con “lanciare in direzione opposta”, con M3gan 2.0 che riesce questa volta a prendere una strada ben definita e mantenerla fino in fondo. La via intrapresa è infatti quella di abbandonare completamente l’horror e spingere il pedale sull’umorismo pop che, se nel primo film l’ironia diventava particolarmente grossolana e ridicola, qui diventa l’arma principale ed il fulcro che “giustifica” il tutto.
Da Madre Natura alla Scheda Madre
Al timone di M3gan 2.0 resta lo stesso regista, ma questa volta si assiste ad una visione completamente differente, nonostante i toni dark-humor fossero già presenti nel film del 2022. Il regista arriva anche a firmare la sceneggiatura assieme ad Akela Cooper, arrivando ad aggiornare la sua stessa creatura con un sostanzioso restyling. Il “2.0” non diventa così solo ed esclusivamente una trovata commerciale di marketing, ma effettivamente la versione di M3GAN (meta)cinematografica, concentrata questa volta esclusivamente sul tema dell’innovazione tecnologica. L’IA ed il suo utilizzo sta sempre più diventando argomento di conversazione quotidiano, con il cinema che non fa altro che continuare a rappresentare su schermo il mondo che ci circonda.
Si ricorda il passato, si analizza il presente e si ipotizza il futuro, anche se in questo caso gli ultimi due tempi tendono ad essere divisi da una linea sempre più flessibile e trasparente. In un mondo come quello di oggi, dove i campi da battaglia e le guerre cybernetiche prolificano di giorno in giorno, il tema dello sviluppo tecnologico non può che essere cruciale sul tavolo di ogni trattativa socio e geo-politica. Come nel precedente film, anche in M3gan 2.0 torna la sfida della maternità che, in questo caso, si allarga in una metafora generale sulla procreazione digitale, chiedendo a forza una più decisa regolamentazione che possa affermare il controllo umano sulla macchina e non il contrario. “Controllo”…già, ma quale controllo? Distruggere l’Entità del finale di saga di Mission Impossible, oppure impossessarsene?
Il film di Gerard Johnstone, a tal proposito, va dritto verso un’unica soluzione, ovvero quella della difficile (impossibile?) co-evoluzione tra umani ed “artificiali” (siano essi androidi o programmi digitali di IA). Nessun colpo di scena, né una soluzione chissà quanto elaborata e sofisticata, con il “vogliamoci bene” sprigionato da un finale rose e fiori. M3gan 2.0 non è infatti il primo film a trattare il tema dell’IA e dell’innovazione tecnologica, oltre infatti a non offrire un punto di vista particolarmente originale e tematicamente incisivo. Ricollegandosi tuttavia al precedente paragrafo, il film resta una vera sorpresa, interessante ed intrigante, per il modo in cui “accoglie il progresso” cambiando completamente pelle e circuiti.
Sono solo giocattoli
Umorismo pop si accennava poc’anzi, e M3gan 2.0 riesce a prendersi in giro in modo divertente e spiritoso, anche acchiappando intelligentemente il linguaggio social odierno. Se il film del 2022 abbraccia le icone di Chucky ed Annabelle, ad esempio, questa nuova versione della bambola robotica fa un salto agli anni ’90 dello Small Soldiers di Joe Dante, arrivando anche al cartoonesco Mamma, ho perso l’aereo e molto cinema per ragazzi. Diversi gli scambi ironici tra i personaggi, nonché elementi slapstick ed un neo “Martellone linea comica” che mette a segno almeno un paio di trovate divertenti. Quest’ultimo resta tuttavia una delle troppe rappresentazioni maschili respingenti del film, per una visione maniacalmente al femminile dove tutti gli uomini sono o nerd imbranati, o viscidi uomini di potere, o villain traditori. L’innovazione è femmina a quanto pare, incoraggiando anche in questo caso i (sacrosanti) tempi che corrono, ma in questa veste fin troppo scorretta ed a senso unico.
Nonostante i sorrisi a battute e siparietti, il corposo minutaggio arranca dietro una visione che non riesce a valorizzare il suo dinamismo. Sullo sfondo vi è infatti anche la fantascienza di Terminator ed Alita – Angelo della battaglia, privilegiando anche il comparto action di combattimenti acrobatici ed inseguimenti spericolati. Il budget è infatti raddoppiato, facendo notare un esborso maggiore ma non andando necessariamente di pari passo con la spettacolarità sul grande schermo, comunque alquanto piatta e contenuta. In conclusione, rispetto al precedente film M3gan 2.0 effettua un intrigante upgrade, abbandonando la fallimentare strada dell’horror per gettarsi su un prodotto esclusivamente e puramente pop. L’umorismo ed il sapersi prendere alla leggera, inoltre, riescono anche a tenere a bada un intreccio dai molti punti critici, concentrandosi su una visione di semplice intrattenimento.