Articolo pubblicato il 22 Giugno 2025 da Arianna Casaburi
Considerato non solo tra i maggiori capolavori della letteratura russa, ma anche mondiale, Il Maestro e Margherita è il romanzo da cui il film, di cui si propone qui la recensione, è stato liberamente adattato. Il libro, scritto tra il 1928 e il 1940, è stato pubblicato solamente postumo dalla moglie nel 1967 a causa dei problemi di censura per il suo contenuto che andava altamente a criticare sia a livello sociale che storico il suo paese di provenienza. Stesso destino è capitato anche questa volta al nuovo adattamento cinematografico Il Maestro e Margherita del 2024 del regista russo Michael Lockshin, non solo la cui uscita è stata posticipata in Italia ma che nel suo paese ha destato varie critiche, qui dietro la camera al suo secondo lungometraggio dopo il titolo original Netflix Silver Skates del 2020. Segue la recensione de Il Maestro e Margherita del 2024, il nuovo adattamento cinematografico diretto da Michael Lockshin distribuito nelle sale italiane dal 19 giugno 2025.
La recensione de Il Maestro e Margherita (2024): un nuovo adattamento audace (ma non troppo) tratto dall’omonimo romanzo di Michail Bulgakov
Una storia burrascosa quella de Il Maestro e Margherita, non solo quella che vedremo qui riportata nella recensione del film ma anche quella della sua stessa realizzazione. Il film infatti aveva visto iniziare la sua produzione nel 2018 con la regia di Nikolai Lebedev, il quale però ha abbandonato due anni dopo lasciando così al comando Michael Lockshin come regista e co-autore della sceneggiatura insieme a Roman Kantor. Al di là di una regia tecnicamente alquanto scolastica e pulita, spoglia di qualsivoglia virtuosismo che in realtà avrebbe solamente appesantito la visione, Il Maestro e Margherita (2024) di Michael Lockshin già di per sé a priori vanta la grande e per niente scontata audacia di aver tentato di adattare uno dei maggiori classici della letteratura russa e mondiale, nonché fra i più complessi e stratificati.
Tra i suoi pregi infatti spicca naturalmente, primo fra tutti, l’aver trovato una delle possibili chiavi per adattare in modo intelligente e originale il testo di partenza. Il Maestro e Margherita, infatti, non è un semplice romanzo dal momento che contiene al suo interno almeno tre linee narrative differenti che variano anche a livello cronologico, che da apparire in un primo momento separate, finiscono per intrecciarsi l’una con l’altra in modo complementare: quella dello scrittore che sarà chiamato il Maestro, quella del poeta pazzo che vive in un ospedale psichiatrico e infine quella di Ponzio Pilato. La narrazione de Il Maestro e Margherita di Michail Lockshin non inizia trasponendo in modo lineare la storia raccontata così come la leggiamo nel romanzo, bensì sfrutta la sovrapposizione legittima tra l’identità della figura dell’autore reale in carne e ossa di Michail Bulgakov e quella dell’autore fittizio interno al libro, andandosi a riflettere anche in un montaggio che crea un effetto di rifrazione e di doppio che ricrea alla perfezione il senso labirintico di smarrimento quando si intraprende la lettura del testo da cui è tratto.
Il romanzo di Michail Bulgakov Il Maestro e Margherita, pur essendo stato scritto nel decennio tra gli anni ’30 e gli anni ’40, presenta questa forte impostazione fantastica che va a creare un netto effetto di contrasto con le tematiche centrali all’opera quali quelle storico-sociali del proletariato, politiche del governo dell’URSS di quegli anni e le conseguenti riflessioni filosofiche-esistenziali legate all’individuo quali il concetto di verità e libertà. In questo senso, in un film in cui l’aspetto fantasy gioca un ruolo di messa a contrapposizione di una forte critica sociale – costata amaramente a Bulgakov – persino gli effetti speciali, che comprendono la realizzazione delle scene in cui il crudele gatto gigante e parlante Behemoth uccide ferocemente chiunque gli si metta sulla strada o ancora l’iconico momento del ballo del plenilunio finale in cui Margherita viene nominata Regina, dimostrano di aver colto nel segno lo spirito e la vera essenza nascosta tra le pagine del romanzo. Nonostante ciò, apprezzando a pieno il tentativo di aver cercato di adattare al meglio il libro con una estrema e attenta cura dei dettagli e dei simbolismi, ne Il Maestro e Margherita di Michael Lockshin sembra ancora fin troppo realistico e troppo poco strambo rispetto al suo omonimo testo di partenza, per cui sicuramente lo spettatore non sarebbe stato di certo dispiaciuto se ci si fosse spinti ancora di più nell’osare con elementi fantastici e renderlo ancora più oscuro, più onirico, più bulgakoviano possibile.

Il Maestro e Margherita: le differenze tra il libro e il film
Dopo aver riportato la recensione de Il Maestro e Margherita del 2024 diretto da Michael Lockshin, sorge spontaneo chiedersi quali siano le principali differenze tra il libro e il film, e di conseguenza risulta interessante prenderle in esame per comprenderne al meglio le ragioni che hanno spinto a questa scelta. In primis risulta interessante riportare che inizialmente il film portava il titolo provvisorio di Woland, dal nome stesso che Satana prende nel libro. Per quanto riguarda l’ambientazione, mentre il romanzo di Michail Bulgakov si svolge essenzialmente tra le due città di Mosca (per la storia de Il Maestro) e Gerusalemme (per la storia di Ponzio Pilato), per adattare il testo Michael Lockshin ha svolto le riprese sia a Mosca, che a San Pietroburgo e infine a Malta. Tra le differenze più rilevanti per la presentazione stessa vi è la già citata decisione di usare la somiglianza biografica tra la vita dello scrittore reale Michail Bulgakov e quella dello scrittore fittizio interno alla storia del libro, in modo da intrecciarne i destini e ricavarne una sola identità all’interno del film. Infine, nonostante la notevole durata del film che in circa 2h40 riesce a trasporre l’intera storia, il romanzo di Bulgakov offre al lettore un approfondimento psicologico e caratteriale sui personaggi molto più profondo.