Articolo pubblicato il 22 Giugno 2025 da Gabriele Maccauro
Dopo il flop di Havoc, Gareth Evans pensa già al futuro. Il regista britannico ha infatti trovato il suo prossimo progetto e si tratta di un’opera per niente banale che forse lascerà indifferente il grande pubblico ma che attirerà l’attenzione di tutti gli appassionati: dopo averlo visto per la prima volta durante la pandemia sulla piattaforma streaming di The Criterion Channel ed essersene innamorato, ha deciso di dirigere il remake di A Colt is my Passport, film diretto da Takashi Nomura nel 1967. Si tratta di uno Yakuza movie con influenze francesi e americane semisconosciuto in Italia, ma che ha avuto un grande impatto sulla cinematografia giapponese. I dettagli di questo nuovo progetto sono ancora sconosciuti e non sappiamo se Netflix sarà legata al lungometraggio come accaduto per le sue ultime due opere, quello che è sicuro è che Gareth Evans non è mai banale e, dopo essere giunto al successo con The Raid, ha sempre tentato di mantenere una propria cifra stilistica, tentando di piegarsi il meno possibile alle logiche del mercato. Alla produzione ci sarà Orion Pictures, divisione di Amazon/MGM.
Di cosa parla A Colt is my Passport, Yakuza movie del 1967
A volte basta davvero poco. Gareth Evans ha infatti scelto il suo nuovo progetto dietro la macchina da presa standosene semplicemente sul divano di casa. Il grande regista britannico dirigerà infatti il remake di A Colt is my Passport, film giapponese che ha scoperto durante la pandemia sulla piattaforma streaming The Criterion Channel, innamorandosene all’istante. Dopo il flop di Havoc ecco dunque l’opportunità di realizzarlo per davvero, ma di cosa parla il film di Takashi Nomura? Diretto nel 1967, il lungometraggio è un classico Yakuza movie a tinte noir e con evidenti influenze francesi e americane e simbolo della Nikkatsu, etichetta giapponese nota per i suoi polizieschi, che racconta la storia di un killer intrappolato in un conflitto tra bande rivali. Prodotto da Orion Pictures, difficilmente il remake di Evans arriverà nelle sale prima del 2027.

Scena tratta da The Raid (2011), diretto da Gareth Evans
La carriera di Gareth Evans, da The Raid a Netflix
Nonostante il suo nome non sia poi noto a tutti, Gareth Evans è uno dei maggiori talenti del cinema contemporaneo, capace di lasciare il segno sin dal suo debutto dietro la macchina da presa ed in grado di crearsi una base di appassionati fedelissimi innamorati del suo cinema. Il suo primo lungometraggio è Footsteps del 2006. Il film a basso budget ha un buon successo e, dopo la sua uscita, viene proposto ad Evans di occuparsi di un documentario sull’arte marziale indonesiana pencak silat. Durante le sue riprese conosce Iko Uwais, artista marziale che ai tempi lavorava come fattorino per una compagnia telefonica. Evans se ne innamora, ci stringe amicizia e lo vuole come protagonista del suo prossimo lavoro. Nel 2009 arriva infatti Merantau, ambientato proprio in Indonesia e che mette in chiaro da subito che tipo di autore Evans voglia essere. Egli non si occupa della sola regia, ma anche di soggetto e sceneggiatura, montaggio ed effetti visivi, ottenendo ben presto lo status di cult.
Nel 2011 arriva la svolta. Gareth Evans dirige, scrive e monta The Raid, richiamando lo stesso Uwais e potendo inoltre contare sulle musiche di Joseph Trapanese e Mike Shinoda dei Linkin Park. Un’opera straordinaria che riporta il cinema al suo stato primordiale, elevandolo e che, con un budget di poco più di un milione di dollari, ne incassa quasi 10. Dopo la sua anteprima mondiale al Toronto International Film Festival, anche quest’opera diventa un assoluto cult tra gli amanti del genere.
Dopo aver diretto insieme a Timo Tjahjanto un episodio del film collettivo V/H/S/2, nel 2014 Evans, anche per evidenti questioni di mercato, dirige The Raid 2. A differenza di quello che si possa credere però, non si tratta di un classico sequel che riscalda la minestra per un successo assicurato. Evans riprende un’idea accantonata anni prima per fondi insufficienti e la trasforma proprio in questo film (da qui il titolo completo, ovvero The Raid 2: Berandal). Presentato al Sundance Film Festival, anch’esso ottiene un ottimo riscontro, soprattutto al botteghino dove, con un budget portato fino ai 4,5 milioni di dollari, ne finisce per incassare oltre 30.
Il ritorno sulle scene arriva poi nel 2018, quando sigla un accordo con Netflix per cui dirige prima Apostolo – meraviglioso horror purtroppo dimenticato e poco apprezzato – e poi, nel 2025, Havoc con Tom Hardy, che sarà invece il primo vero passo falso della sua carriera. Nel mezzo, nel 2020 inizia a lavorare ad una serie tv ancora oggi in corso e disponibile su Sky Atlantic, ovvero Gangs of London.
Fonte: worldofreel