The Waterfront, c’è solo sesso e violenza in TV

Dal creatore di Dawson’s Creek e The Vampire Diaries, la nuova serie TV su Netflix The Waterfront racconta di una famiglia criminale e del suo declino. Ma con quale risultato?
The Waterfront, c'è solo sesso e violenza in TV | Recensione serie TV Netflix

Articolo pubblicato il 19 Giugno 2025 da Bruno Santini

Il folto catalogo di Netflix, prima dell’uscita della terza e ultima stagione di Squid Game alla fine di giugno 2025, si aggiorna con una nuova miniserie dal titolo di The Waterfront, dal creatore di Dawson’s Creek e The Vampire Diaries. Il racconto – parzialmente tratto da una storia vera – è quello della famiglia Buckley, che detiene e gestisce un grande potere nel contrabbando che, però, inizia ad essere minato a seguito del declino del pater familias; al centro della rappresentazione, pregna di violenza, morti, carichi intercettati e dominio del mare, tanti elementi che sembrano appartenere ad una televisione vecchia e incredibilmente stantia. Ma guardiamo più da vicino a che cosa ci riferiamo, attraverso la recensione di The Waterfront, la nuova serie TV su Netflix.

La trama di The Waterfront: di che parla la nuova serie TV su Netflix?

Prima di procedere con la recensione di The Waterfront, la nuova serie TV Netflix con Topher Grace e dal creatore di Dawson’s Creek e The Vampire Diaries, è importante citare innanzitutto la trama della serie TV in questione. La sinossi è quella che segue:

Per decenni, la famiglia Buckley ha dominato Havenport, nella Carolina del Nord, controllando dall’industria ittica locale ai ristoranti della città. Ma il loro impero della pesca inizia a vacillare quando il patriarca Harlan Buckley (Holt McCallany) è in convalescenza dopo due infarti, e la moglie Belle (Maria Bello) e il figlio Cane (Jake Weary) toccano il fondo per tenere a galla le attività di famiglia. Quando i loro tentativi vanno fuori controllo catapultandoli in acque pericolose, Harlan torna ad assumere il comando. Intanto la figlia dei Buckley, Bree (Melissa Benoist), una tossicodipendente in fase di recupero che ha perso la custodia del figlio, è alle prese con i propri demoni e resta invischiata in una relazione complicata che potrebbe minacciare per sempre il futuro della famiglia. 

La recensione di The Waterfront: televisione vecchia di decenni

Che sia per un grande amore nei confronti della serie comica o per un episodio semplicemente visto in televisione, in un caldo pomeriggio estivo, chiunque ha sentito almeno una volta la sigla di I Griffin, la celebre sitcom animata creata da Seth McFarlane, che ironizza – prima di cedere alle lusinghe delle esagerazioni visive e narrative della famiglia – sul marciume della televisione e sui “quei cari e bei programmi [che] ormai non ci son più”. La serie di I Griffin, in effetti, arriva in un momento storico di altra televisione, lentamente e fortunatamente superata nel corso degli anni: il meccanismo dello streaming ha imposto meccanismi differenti rispetto al senso di quei prodotti in cui tutto è il contrario di tutto e in cui, da programma, lo sconvolgimento fa parte delle linee creative preliminari della serie; ad oggi, di fatti, sopravvive una certa Beautiful in cui celebrare nuovi matrimoni appare quasi un must have, più che una reale ricerca narrativa.

The Waterfront sembra essere allora partorita proprio da quella sigla che Lois Griffin canta al pianoforte: c’è solo sesso e violenza in TV. La famiglia Buckley, presentata con un certo fare sornione e con un tale gusto per l’orrido che subito cede al giustificatorio, si barcamena tra sesso, violenza, tradimenti, sparatorie e mondo criminale, in un micro-mondo in cui tutto è lecito e ogni cosa è possibile. Il contesto rappresentato, pur muovendo i passi da una sostanziale storia vera, è immediatamente inquadrabile: c’è un senso di famiglia a tutti i costi, di affetti da preservare, di senso del dovere e di legami di sangue, per cui fare la guerra, darsi battaglia, affilare i coltelli e lanciarsi in disperate faide tra gruppi. Non si può non pensare a quel motto della “famiglia prima di tutto” di fast&furiousiana memoria, e in effetti siamo entro lo stesso genere di ridicola rappresentazione: stilemi fuori dal mondo, narrazioni che appartengono ad una televisione vecchia di decenni, violenza a tutto spiano non tollerabile e neanche ben messa sullo schermo. The Waterfront è una serie semplicemente ridicolta, che scimmiotta quelle narrazioni di genere (criminalità, leader di cartello, contrabbando…) e che si avvale di qualche elemento lessicale per tentare di darsi un tono, pur apparendo il frutto di una folle e frenetica ricerca di sceneggiature su un software qualunque di intelligenza artificiale.

Sul piano tecnico è altresì tutto sbagliato: l’azione è resa in maniera infima sullo schermo, così come qualsiasi parvenza di cura di scenografia o fotografia annegano nel mare magnum della bruttura della serie, così come le interpretazioni – Topher Grace, Maria Bello, Jake Weary hanno lo stesso effetto sullo schermo di ex cantanti famosi ormai protagonisti di sagre di paese – che rasentano il ridicolo; è tutto profondamente sbagliato, e il fatto stesso che si mostrino sesso, tradimenti e conseguenti perdoni immediati e semplificati la dice lunga circa il modo in cui la donna, le relazioni o la stessa famiglia vengono considerati. Ci piace pensare che tutto ciò non esista davvero, che sia un esperimento AI o semplicemente un omaggio a quella sigla dei Griffin, poiché chiamare televisione tutto questo è davvero troppo.

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The Waterfront
The Waterfront

La famiglia criminale di Havenport vede il suo impero minacciato dopo il declino del pater familias Harlan: ma quali sono le conseguenze?

Voto del redattore:

1 / 10

Data di rilascio:

19/06/2025

Regia:

Marcos Siega, Liz Friedlander, Erica Dunton, Jann Turner

Cast:

Holt McCallany, Maria Bello, Melissa Benoist, Rafael L. Silva, Topher Grace, Jake Weary

Genere:

Drammatico

PRO

Nessuno
Il progetto nella sua integrità