Trainwreck: la tragedia dell’Astroworld Festival è un documentario che fa mancare il respiro

La morte di 8 persone durante un concerto di Travis Scott del 2021 è oggetto del racconto di Trainwreck: la tragedia dell’Astroworld Festiva, ma con quale risultato?
Trainwreck: la tragedia dell'Astroworld Festival è un documentario che fa mancare il respiro

Articolo pubblicato il 10 Giugno 2025 da Bruno Santini

Il 10 giugno 2025 segna il debutto di un nuovo capitolo della serie di documentari Netflix che prendono il titolo di Trainwreck: il racconto di tragedie, di situazioni naufragate – letteralmente e metaforicamente – e di realtà caotiche che hanno portato alla morte di tantissime persone; dopo aver parlato di Woodstock ’99, Netflix torna a realizzare un prodotto visivamente simile ma dedicato a una delle più grandi tragedie degli ultimi anni: la morte di 8 persone nell’ambito del primo dei due concerti previsti nell’ambito dell’Astroworld Festival di Travis Scott. Sfruttando immagini e video di repertorio ma, soprattutto, esperti tecnici del settore per la valutazione dell’entità dei problemi affrontati, Trainwreck: la tragedia dell’Astroworld Festival mette il punto ad una situazione drammatica trattata, troppo sufficientemente, con riguardo nel corso degli anni. Ma con quale risultato? Tentiamo di guardare più da vicino alla recensione del documentario diretto da Yemi Bamiro.

Il racconto di Trainwreck: la tragedia dell’Astroworld Festival e la grande capacità di comunicazione sensoriale del documentario

Nel prendere in considerazione la recensione di Trainwreck: la tragedia dell’Astroworld Festival, vogliamo muovere i nostri passi innanzitutto da una concezione strutturale dei modelli di racconto presenti su Netflix. Quella del “naufragio” è soltanto una delle serie documentaristiche della piattaforma, che in effetti fa capo anche alla ancor più celebre serie di Untold, in cui si raccontano figure mediaticamente discutibili come, recentemente, avvenuto anche per il Liver King. L’idea di costruire un documentario sulla tragedia dell’Astroworld Festival, insomma, rispecchia perfettamente le logiche di sfruttamento della morte, o comunque di eventi/figure rilevanti nel racconto collettivo, ma il risultato è più che semplicemente buono.

La posizione del documentario è precisa, oltre che esplicitamente dichiarata fin dall’inizio: parlare di tragedia improvvisa e inaspettata è un errore, rispetto ad un’organizzazione sbagliata in ognuna delle sue parti. Il racconto degli eventi permette di inquadrare, servendosi anche di alcune figure chiave nella rappresentazione dei diversi punti di vista, tutto ciò che c’è stato precedentemente al concerto stesso. Travis Scott, i cui echi mediatici giungono anche nel nostro paese con una grande risposta popolare, è un rapper di assoluto successo globale, ma nella sua Houston il fandom non può che trasformarsi in delirio; per questo motivo, era assolutamente prevedibile immaginare che nessuno avrebbe rinunciato al concerto pur senza biglietto, soprattutto in presenza di controlli di sicurezza risibili come quelli pensati per l’organizzazione dell’evento. Accanto a questo elemento si aggiunge la negligenza di Live Nation, che in malafede aumenta il numero di posti disponibili da 35.000 a 50.000, nonostante non ce ne fossero le potenzialità strutturali.

La caratteristica più importante di tutto il documentario è sicuramente la sua capacità di comunicare sensorialmente la tragedia: non limitandosi ad un racconto anonimo, ma servendosi delle figure stesse di quel concerto (addirittura persone che hanno rischiato la vita e che sono state vicino alla morte), aumenta il suo incredibile potenziale grazie ai video registrati, che mostrano tutto il delirio folle e disperato dell’organizzazione, riuscendo a far mancare il respiro a chi guarda mentre si osservano persone soffocare; è un aspetto interessante e incredibilmente ben riuscito, che permette di aggiungere un livello sensoriale pregevole al racconto che, anche soltanto didascalicamente, sarebbe già stato funzionale.

La recensione di Trainwreck: la tragedia dell’Astroworld Festival e la mancanza di mordente necessario nei confronti di Travis Scott

L’esito di quanto raccontato all’interno del documentario Trainwreck: la tragedia dell’Astroworld Festival è particolarmente manifesto e, nel corso degli anni, se ne è parlato tanto soprattutto a seguito del ritorno sulle scene di Travis Scott. Con la morte di 8 persone, a cui se ne aggiungono centinaia ferite, non c’è stato nessun addetto ai lavori che sia stato dichiarato responsabile delle tragedie, nonostante problematiche di comunicazione, organizzazione e logistica particolarmente manifeste ed esposte all’interno del documentario stesso. Ciò che sorprende in peggio, naturalmente, è che Travis Scott continui a lavorare con Live Nation e che il suo ultimo tour, a cui fa capo anche la doppia data italiana a Milano e Roma del 2024, sia stato realizzato proprio in collaborazione con la celebre organizzazione dedicata ai concerti di tutto il mondo.

Ecco, forse ciò che manca al documentario è proprio la capacità di dirlo esplicitamente, e non basandosi soltanto su qualche didascalia fugace al termine e sui titoli di coda: l’azione di condanna dell’intera tragedia è chiara, e sarebbe impossibile pensare diversamente di un fatto oggettivamente noto e riconducibile ad alcune figure specifiche. Non si può fare a meno di notare, però, che la responsabilità non è soltanto un elemento normativo e burocratico, ma ha anche legami con aspetti maggiormente morali e umani, ai quali Travis Scott si è volontariamente astenuto sia durante che dopo il concerto stesso; il dubbio relativo all’effettiva presa di coscienza sulla tragedia, durante la sua stessa esibizione, sarà purtroppo irrisolto, e non si può far altro che credere alle parole di chi descrive che nessuna comunicazione (se non quella che corrisponde all’effettiva fine del concerto) sia avvenuta durante la tragedia, ma ogni condotta successiva all’evento è riconducibile a scelte assolutamente biasimabili del rapper. Il video di scuse, tanto osteggiato e mostrato all’interno del documentario, è soltanto l’esempio di un ragionamento più ampio che Travis Scott ha poi condotto servendosi soprattutto del film CIRCVS MAXIMVS, di cui vi parlavamo sottolineando soprattutto che – nonostante la portata tecnica di grande livello – fosse un’operazione vergognosamente apologetica per la carriera dell’artista.

L’operazione di Trainwreck: la tragedia dell’Astroworld Festival è allora sì coraggiosa, giusta e necessaria per ricordare a tutti qual è stata la reale storia di un evento disastroso, ma non fino in fondo; ne lodiamo comunque le intenzioni e la costruzione strutturale, rispetto al grande silenzio che – in questi anni – ha accompagnato tutta la comunicazione mediatica successiva all’evento stesso.

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Trainwreck: la tragedia dell'Astroworld Festival
Trainwreck: la tragedia dell’Astroworld Festival

Raccontando una delle più grandi tragedie della storia della musica, Trainwreck: la tragedia dell'Astroworld Festival si sofferma sul celebre concerto di Travis Scott che ha provocato 8 vittime.

Voto del redattore:

7 / 10

Data di rilascio:

10/06/2025

Regia:

Yemi Bamiro

Cast:

Travis Scott

Genere:

Documentario

PRO

La grande capacità di comunicazione sensoriale del documentario
L’utilizzo di video di repertorio
La mancanza di vero mordente nella condanna presente