Articolo pubblicato il 9 Maggio 2025 da Bruno Santini
Dopo quattro scrutini e un solo giorno di attesa dall’inizio del Conclave, Robert Francis Prevost è stato eletto Papa e ha assunto il nome di Leone XIV, portando avanti una delle tradizioni più radicate nella storia del Papato e presentandosi ai fedeli con un discorso particolarmente rappresentativo della sua missione: pace disarmata e disarmante. Per chi è appassionato di cinema e di televisione, uno dei riferimenti più immediati è stato semplice da ottenere: trattandosi del primo Papa statunitense della storia, Leone XIV è stato accostato subito a Lenny Belardo, il Papa Pio XIII interpretato da Jude Law in The Young Pope di Paolo Sorrentino; ma quanto c’è di concreto in questo accostamento e quanto diventa attuale The Young Pope dopo l’elezione di Leone XIV?
Nomina sunt consequentia rerum
La tradizione letteraria italiana, che spesso si usa far coincidere con la letteratura dantesca, trova in «Nomina sunt consequentia rerum» (Vita Nuova, XIII) uno dei suoi riferimenti sicuramente più efficaci. Dante riprende questa sua espressione dalle Istituzioni di Giustiniano, in cui il celebre imperatore-letterato dimostrava la convinzione che i nomi conservassero un’essenza spirituale dell’animo, delle azioni e dell’ideologia di chi li incarna. Ed è proprio dalla scelta dei nomi che bisogna partire, per dimostrare quel discorso di attualità/non attualità che si osserva per The Young Pope di Paolo Sorrentino. Lo ribadiamo: il riferimento è nella maggior parte dei casi estetico, semplicemente finalizzato a sottolineare la nazionalità del Pontefice, ma apre a una serie di considerazioni molto interessanti circa l’essenza che il Papato trova nella scelta (mai casuali e sempre comunicativamente rappresentativi) di un nome.
Il Lanny Belardo di Jude Law sceglie come nome Pio XIII, portando avanti una delle tradizioni sicuramente più consolidate nella storia della Chiesa e per la quali si è più a lungo discusso negli ultimi anni; di Pio XII qualunque fedele ricorda sicuramente in virtù di uno degli atti più contestati della sua Chiesa: il silenzio sullo sterminio ebraico nell’ambito dell’Olocausto, che ha comportato una lunga serie di polemiche legate soprattutto alla scelta di avviare un processo di riforma spirituale della sua storia e del suo Papato, tale da conferirgli lo stato di “venerabile”. Papa Francesco, interrogato circa la possibilità che si potesse parlare di beatificazione per il Pontefice, ha sottolineato come l’assenza di miracoli di Pio XII sia, ad oggi, l’ostacolo principale che impedisce di proseguire in tal senso, ma la sensazione è che quello del Papa sia uno dei ricordi sicuramente più aspri nella storia recente del Papato. Scegliere Pio XIII, insomma, è un qualcosa di particolarmente ardito e il Lenny Belardo interpretato da Jude Law si mostra esattamente in questo modo: sfidante la convenzione, voglioso di ristabilire un’aura sacrale della Chiesa, intangibile nella sua essenza tanto da desiderare di non esser visto dai fedeli per rendere la Chiesa non più un luogo di ristoro spirituale o di vicinanza sociale, ma di interrogativo e impercettibilità, con un picco di conservatorismo che porta il nuovo Papa (soltanto superficialmente malleabile) a diventare intransigente nelle sue scelte, compresa anche la Coca-Cola Cherry Zero che beve ogni mattina a colazione.
Ed è dello stesso avviso anche la scelta del nome Leone XIV, da parte di Robert Francis Prevost, che si unisce così ad una lunga tradizione di Papi dei quali sia riconosciuta una componente molto importante di progressismo. La sfida del Pontefice, che parla di pace fin dal suo primo discorso e che viene dall’educazione Agostiniana, è sicuramente rappresentativa di quel nome che porta: in tutti e due i casi nomi che affondano le loro radici in una tradizione molto forte e prolungata, da soli in grado di dire tutto circa la storia e l’ideologia del Pontefice che li incarna.

The Young Pope è davvero così attuale con Leone XIV?
Tra messaggio e ideologia, The Young Pope conserva una caratteristica che su tutte la definisce: è una serie televisiva diretta e ideata da Paolo Sorrentino. Lo notiamo nell’estetica, nell’interpretazione di Silvio Orlando, nella sigla che porta All Along the Watchtower a scandire il movimento orizzontale del Pontefice che attraversa una galleria di dipinti, nelle scelte dissacranti della serie televisiva stessa e nell’iconico discorso di Pio XII, che rimprovera i fedeli di essersi dimenticati di masturbarsi, di abortire e di usare i contraccettivi, di disperdere il seme o che paragona l’omosessualità alla pedofilia. Quella di Leone XIV è un’elezione reale, e a lungo si è parlato di Conclave di Edward Berger come momento che potesse scandire una delle realtà sicuramente più rilevanti dal punto di vista mediatico. Ciò che Conclave non mostra è il dopo: un mondo in cui il Papato è la forma più alta e rappresentativa di governo, in cui le parole di un Pontefice assumono un enorme valore dal punto di vista geopolitico e in cui portare avanti la dottrina religiosa di Francesco (così come sembra voler fare Leone XIV) è certamente una sfida.
Per certi versi, non lo fa neanche The Young Pope: parafrasando lo stesso Paolo Sorrentino che ne parla in una sua recente intervista, il più grande difetto delle serie televisive (anche delle sue) è dilatare troppo i tempo e gli spazi, e ciò comporta che anche la stessa serie con Jude Law affidi tanto all’estetizzazione e alla ricostruzione ideologica condotta dagli spettatori. Quello della serie è un mondo a sé, lontano dal nostro e soprattutto molto distante dalla contemporaneità: per quanto il tema del conservatorismo spaventi, la religione e il Papato – almeno in questo momento storico – non possono permettersi una regressione su temi sociali così tanto radicata, in nome di un’intangibilità della Chiesa che, come immaginata dal Pio XIII di The Young Pope, appare francamente distopica. Ma è comunque molto interessante, in ogni caso, immaginare che i tanti mondi possibili che il cinema e la televisione immaginano abbiano una forma di espressione reale e talvolta anche temporalmente vicina.