Articolo pubblicato il 5 Marzo 2025 da Gabriele Maccauro
Non ci sono stati ribaltoni, era il favorito della vigilia e finalmente può festeggiare: Adrien Brody ha vinto il premio Oscar come miglior attore protagonista grazie al suo ruolo in The Brutalist, la monumentale opera di 215 minuti diretta da Brady Corbet e presentata in anteprima mondiale all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Sconfitto dunque Timothée Chalamet, evidentemente considerato ancora troppo giovane per alzare la statuetta ma che, ne siamo sicuri, tornerà di certo a presenziare ad una cerimonia degli Academy Awards. Nonostante le polemiche dunque, Adrien Brody si porta a casa il secondo Oscar in carriera su due nomination.
Adrien Brody nella storia nonostante le polemiche sull’utilizzo di IA
Si era capito sin dalla sua presentazione in anteprima mondiale all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che The Brutalist aveva qualcosa di speciale. Un’opera mastodontica diretta da un regista ambizioso come Brady Corbet – non a caso premiato con il Leone d’argento per la miglior regia – e che poteva contare su un nutrito cast di attori di grandissimo livello, come Felicity Jones, Guy Pearce o Alessandro Nivola. Tra questi, spicca ovviamente la presenza di Adrien Brody che, grazie al suo trionfo ai 97esimi Academy Awards, vince il suo secondo premio Oscar entrando così, a suo modo, nella storia. Brody rientra infatti in quella piccola cerchia di attori capaci di vincere due statuette attoriali, ma ci riesce con due riconoscimenti da attore protagonista ed in sole due nomination, mantenendo così una sorta di imbattibilità. La prima volta fu nel 2003 quando, grazie al personaggio di Władysław Szpilman, vinse per Il Pianista di Roman Polanski.
Una vittoria prevedibile ma non scontata, non solo per il filo da torcere che gli è stato dato da Timothée Chalamet per A Complete Unknown, ma anche per le polemiche che hanno colpito The Brutalist e la sua stessa interpretazione nelle ultime settimane. È infatti emerso che, nella lavorazione del film, è stata usata una IA che, in un certo senso, ha sporcato il grande lavoro fatto da Corbet, Brody e da tutta la troupe e fatto perdere terreno alla pellicola. Nel caso di Adrien Brody, l’Intelligenza Artificiale è stata sfruttata per migliorare l’accento ungherese dello stesso che, va detto, ha comunque recitato nella sua interezza ogni scena del film.

Adrien Brody e Felicity Jones in The Brutalist (2024), diretto da Brady Corbet
Da Il Pianista a The Brutalist: la carriera di Adrien Brody
Nonostante sia ormai un volto noto dello Star System americano, non tutti conoscono davvero la carriera di Adrien Brody. Sin dal suo debutto nel 1989, egli ha infatti collaborato con autori di grandissimo livello come Steven Soderbergh (Piccolo, Grande Aaron, 1993), Julien Temple (Bullet, 1996), Terrence Malick (La Sottile Linea Rossa, 1998) e Spike Lee (S.O.S. Summer of Sam, 1999). La consacrazione internazionale arriva però nel 2002 con Il Pianista: il capolavoro di Roman Polanski ottiene 7 nomination ai 75esimi Academy Awards e vince tre statuette, tra cui quella per il miglior attore protagonista proprio con Brody. Questo successo lo consacra e gli permette di scegliersi con cura i ruoli da interpretare: The Village (2004) di M. Night Shyamalan, King Kong (2005) di Peter Jackson, Detachment (2011) di Tony Kaye, Midnight in Paris (2011) di Woody Allen e, soprattutto, la lunga collaborazione con Wes Anderson: Il Treno per il Darjeeling (2007), Grand Budapest Hotel (2014), The French Dispatch (2021) ed Asteroid City (2023), dimostrando enorme versatilità e gran gusto.